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Green building: i 6 falsi miti da sfatare

Comunemente si tende a credere che la progettazione green sia sinonimo di: costi elevati, tempistiche lunghe e risultati inestetici. Ma non è così. Basterebbe comprendere il vero significato di sostenibilità

venerdì 13 marzo 2015 - Erika Seghetti

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Costruire green fa bene, all'ambiente e anche al portafogli. Eppure, nonostante i vantaggi della progettazione sostenibile siano ampiamente diffusi, il green building è ancora poco diffuso. Perché? Le opinioni in tal senso sono diverse: c'è chi sostiene che sia troppo costoso, chi che è troppo complicato. Un articolo pubblicato recentemente sul portale on-line dell'Huffington Post a firma di
Lance Hosey sposta invece l'attenzione su altri aspetti, sottolineando come la progettazione sostenibile risenta ancora di 'credenze sbagliate', che ne limitano la diffusione. E stila una lista di 6 falsi miti da sfatare.

 1.    Sostenibilità sinonimo di ambientalismo

Nel comune pensare si tende a credere che chi si occupa di  sostenibilità sia guidato esclusivamente da preoccupazioni ambientali. Wikipedia, ad esempio, definisce il green building come 'un metodo costruttivo ecologicamente responsabile e che prevede un uso efficiente delle risorse'. E non è raro sentire gli architetti affermare: 'I miei clienti non sono dei tree-huggers (accezione americana per definire, in modo negativo, o meglio evidenziandone il fanatismo, gli ambientalisti). Eppure, nella sua definizione originaria, il concetto di sostenibilità comprende l'integrazione di tre elementi: società, economia e ambiente. Nessun progetto green esclude uno di questi tre aspetti, quindi bisognerebbe iniziare a diffondere il concetto di sostenibilità come qualcosa di più complesso, che va aldilà della 'pura ecologia'.

 2.    Sostenibilità uguale tecnologia

"Un piano per un futuro sostenibile" è il titolo della copertina del numero di novembre 2009, della rivista Scientific American. Il sottotitolo è "Come ricavare tutta l'energia da vento, acqua, e sole entro il 2030." Questa frase riflette un punto di vista ben preciso: il problema da risolvere è il riscaldamento globale, la causa sono le emissioni nocive provocate da sistemi obsoleti e la soluzione è l'implementazione di meccanismi e sistemi più intelligenti. Il che può essere corretto, se non lo si prende alla lettera. Molti architetti credono che progettare in modo sostenibile equivale a introdurre nella struttura pannelli solari e turbine eoliche. Ma questa è una visione riduttiva.  “È progresso se un cannibale usa la forchetta?', scherzava il poeta Stanis?aw Jerzy Lec. L'evoluzione non si ottiene solo implementando nuove tecnologie. E la sostenibilità non può essere relegata a una questione di strumenti e sistemi, ma di valori. Abbracciando una visione complessiva e generale.

 3.    La progettazione sostenibile è troppo costosa

Probabilmente la critica più comune alla bioedilizia è inerente il costo, ritenuto troppo elevato. In un sondaggio del 2008 condotto su un campione di 700 professionisti, l'80% ha citato 'gli alti costi iniziali di investimento' come il maggiore ostacolo alla progettazione. Eppure, uno studio di una dozzina di anni fa riferiva che il surplus di prezzo per un progetto Leed fosse solo del 2% rispetto a un edificio tradizionale, ampiamente ripagato, tra l'altro, considerando i benefici a lungo termine, stimati in un risparmio 10 volte maggiore. Attualmente, stando alle ultime stime, possono non esserci più differenze nei costi iniziali, mentre i vantaggi sul lungo periodo rimangono. Solo per fare un esempio, il San Francisco Federal Building ha consentito un risparmio di 11mld di dollari sui consumi energetici grazie al sistema di raffrescamento meccanico, per un edificio costato il 13,5% in meno rispetto alla media. 


4. La progettazione sostenibile richiede più tempo

Gli architetti spesso si lamentano che la bioedilizia richieda troppo tempo. La ricerca di prodotti e sistemi alternativi, l'analisi del funzionamento del sistema-edificio implicano l'impiego di tempo che i professionisti ritengono di non avere. Ma non è così. Perché se si mettessero in pratica i processi di progettazione integrata, come previsto dalla progettazione sostenibile, ci sarebbe un enorme risparmio di tempo. Il concetto di sostenibilità dovrebbe essere applicato anche al processo di progettazione, che consentirebbe un'ottimizzazione di risorse, e quindi di tempo e costo. 


5. La sostenibilità non a nulla a che fare con l' architettura

Alcuni degli architetti più celebri respinge la sostenibilità, perché, citando le parole del vincitore del National Design Award Peter Eisenman, "non ha nulla a che fare con l'architettura”. Ma si sbaglia a pensare che le prestazioni di un edificio dipendano esclusivamente dalle caratteristiche tecniche dei sistemi installati. La forma della struttura e alcune scelte prettamente di design influenzano enormemente i risultati finali, in termini prestazionali e di confort. E' stato stimato che l'80-90% dell'impatto di un edificio è determinato nelle prime fasi di sviluppo. Come dice il proverbio popolare: chi ben comincia è a metà dell'opera. 


6. Green non è sinonimo di bello

"Alcuni dei peggiori edifici che ho visto sono stati realizzati da architetti sostenibili", ha più volte dichiarato Eisenman. E la pensa così anche Rafael Viñoly, convinto del fatto che 'la sostenibilità non ha, e non dovrebbe avere, nulla a che fare con lo stile'. I progettisti si occupano dell'immagine degli edifici e gli elementi 'green', che piaccia o no, vengono generalmente considerati come funzionali ma brutti. In poche parole: etica senza estetica. Ma anche in questo caso, il punto di vista è sbagliato. E lo è proprio perché si continua a vedere la sostenibilità come un qualcosa di legato esclusivamente alla tecnologia e ai sistemi, qualcosa di meccanico e non empatico. Il concetto di sostenibilità, invece, è molto più ampio e non è pensabile raggiungere degli obbiettivi, sociali ed economici, ad esempio, con qualcosa di 'brutto' o di asettico. Un progetto è sostenibile anche quando viene 'accolto' dalla società e dal territorio e per far sì che questo avvenga non basta arrivare alla mente ma è necessario toccare anche il cuore.

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