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Green building per il social housing, quali vantaggi per la salute degli occupanti?

Uno studio statunitense dimostra che negli abitanti di residenze sociali realizzate con canoni della bioedilizia il rischio di contrarre patologie asmatiche ed allergiche si riduce considerevolmente

martedì 20 ottobre 2015 - Erika Seghetti

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Si continua a discutere sugli effetti dell'edilizia green sulla salute degli occupanti. In termini sopratutto di qualità dell'aria e della conseguente insorgenza di disturbi respiratori. Alcuni studi recentemente pubblicati, e di cui abbiamo ampiamente parlato, mettono in evidenza lo stretto legame fra abitazioni energeticamente efficienti, e quindi maggiomente isolate termicamente, e  l'aumento del rischio di patologie allergiche ed asmatiche causate da una scarsa ventilazione. Ci riferiamo in particolar modo a due studi britannici condotti dall'Università di Exter e Reading che, partendo dall'indagine di un campione edilizio diverso arrivano allo stesso risultato: gli elevati standard di efficienza energetica provocano un aumento di muffe e batteri, perché la normativa edilizia in vigore non prevede l'applicazione di un tasso di ricambio di aria adeguato ottenibile attraverso l'installazione e la corretta manutenzione dei sistemi di ventilazione meccanica.

Gli Usa non sembrano pensarla allo stesso modo. Da un recente studio condotto dalla  Harvard T.H. Chan School of Public Health, pubblicato lo scorso 15 ottobre sull'American Journal of Public Health e condotto su un campione di abitazioni in social housing, emerge che gli occupanti di edifici realizzati secondo i canoni della bioedilizia mostrano molti meno sintomi da sindrome da 'edificio malato' (dal termine inglese "sick building syndrome)rispetto agli abitanti di residenze 'tradizionali'.

Il green building- dichiara il ricercatore Meryl Colton, e co-autore dello studio - introduce una serie di elementi che contribuiscono ad un miglioramento delle condizioni abitative e di conseguenza della salute degli occupanti, come ad esempio una riduzione considerevole degli agenti inquinanti grazie all'introduzione di sistemi di ventilazione meccanica.

Lo studio, realizzato dalla Harvard University in collaborazione con la Boston Housing Authority è unico nel suo genere perché il campione analizzato è sufficientemente ampio ed ha previsto un'analisi così approfondita da rendere i risultati attendibili. Le indagini sono state svolte fra il 2012 e 2013 su un campione di più di 200 residenti, la metà dei quali in case energeticamente efficienti e la restante parte in strutture tradizionali. Sono state effettuate circa 400 ispezioni dilazionate in un'anno. Dopo una prima raccolta di dati, questi sono stati verificati e controllati a distanza di un anno.

I risultati hanno mostrato che negli adulti residenti in abitazioni green i disturbi fisici legati ad un ambiente costruito non salubre (mal di testa, prurito agli occhi, problemi respiratori, allergie) sono stati inferiori di 1,3 punti rispetto agli altri residenti. Stesse percentuali, se non superiori, anche per i bambini. Quelli che vivono in abitazioni tradizionali si sono ammalati di più e con maggiore costanza, come confermano i ricoveri ospedalieri e le assenze da scuola.

La bioedilizia- ha riferito Gary Adamkiewicz, professore dell'Università di Harvard e co-autore dello studio- contribuisce a migliorare la ventilazione interna dei locali e riduce la proliferazione di muffe, parassiti e fumi da combustione interna. E' importante verificare, cosa che il nostro studio fa, questi aspetti teorici nella pratica. Ed è altrettanto importante che questi aspetti vengano presi sempre più in considerazione nelle politiche governative, perché la salute degli abitanti si ripercuote positivamente anche sull'economia di un territorio.


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