Nel giugno 2019, sotto la spinta dei leader europei, il Consiglio europeo ha adottato l’agenda strategica 2019-2024 che ha tra i suoi obiettivi principali quello di costruire un'Europa verde, equa, sociale e a impatto climatico zero.
È iniziato così l’iter del Green Deal europeo (un mix di strategie e piani d’azione che la commissione europea ha proposto per affrontare la sfida del cambiamento climatico) il cui obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 fu approvato il 12 e 13 dicembre dello stesso anno, con l’unica eccezione della Polonia che in quella fase non poteva impegnarsi ad attuarlo.
Successivamente con il pacchetto “Fit for 55%” (Pronti per il 55%) sono state formulate un insieme di proposte volte a rivedere e aggiornare le normative dell'UE con l’obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030.
Da allora però sono successe tante cose, la pandemia da Covid-19 e la guerra in Ucraina su tutte e adesso, giustamente, ci si interroga su come stia procedendo l’ambizioso piano europeo e se, in qualche modo, è possibile misurarne lo stato di avanzamento.
Ecco perché sette redazioni, che fanno parte dello European data journalism network (Edjnet), sotto la direzione di Deutsche Welle, hanno identificato gli obiettivi quantificabili previsti dall’Ue e i relativi indicatori.
Monitorare lo stato di avanzamento
Innanzitutto, sono state identificate sette metriche di base, divise per settore e corrispondenti ai principali obiettivi individuati dalla commissione stessa. La prima consiste in un indicatore generico, relativo alle emissioni, misurate in tonnellate di CO2 equivalente. Due riguardano invece l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili e rilevano da una parte la quota sul consumo finale e dall’altra la capacità degli impianti. Un altro indicatore concerne gli edifici, in particolare le installazioni di pompe di calore. Infine, le emissioni delle auto per il settore dei trasporti, l’uso di pesticidi per l’agricoltura e la produzione di idrogeno per l’industria.
Il parametro più significativo per monitorare l’avanzamento dell’Europa rispetto al piano resta comunque l’emissione dei gas serra, dal momento che si tratta pur sempre di agenti inquinanti che causano un’alterazione degli equilibri degli ecosistemi, danneggiando chi li abita.
Per conoscere quindi le emissioni di gas serra si è fatto ricorsi ai dati pubblicati periodicamente dall’EEA (l’Agenzia europea per il clima).
L’ultima proposta avanzata dalla commissione europea è quella relativa alla riduzione delle emissioni del 57% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, ovvero un consumo pari a 2.000 megatone (mt) di Co2 equivalente rispetto alle 4.687 del 1990. Nel 2021 le emissioni di gas serra in Ue sono state di 3.312 mt di Co2 equivalente e secondo le stime dell’EEA, con le misure attualmente in vigore nel 2030, a 3.109 mt, quindi ancora piuttosto lontani dal traguardo prefissato. L’indagine condotta ha poi preso in esame i singoli Paesi, Italia compresa ovviamente, e il quadro che ne è scaturito è piuttosto eterogeno il che, per certi versi, può significare che ci sono ancora spazi di miglioramento.