“L’espansione del mercato dei green jobs se da una parte rappresenta un’opportunità sul piano occupazionale, dall’altra comporta la necessità, sempre più pressante, di affrontare in modo appropriato la questione della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori”. Sergio Iavicoli, direttore del Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro ed ambientale (Dimeila) dell’Inail, introduce così il tema centrale della pubblicazione “Lavori verdi - Proposte e riflessioni per una politica condivisa di tutela della salute e sicurezza nel settore delle energie rinnovabili”, realizzato dal Dimeila e online sul portale dell’Istituto. “L’innovatività delle tecnologie e dei materiali utilizzati e dei processi produttivi adottati nell’ecoindustria – continua Iavicoli – hanno determinato e possono ancora determinare l’emersione di nuovi profili di rischio per la salute e sicurezza dei lavoratori che, per essere affrontati in modo adeguato, richiedono l’adozione di misure mirate”.
Nella prima fase dello studio, che approfondisce un tema tra gli obiettivi della strategia Europa 2020 dell’Ue, è stato analizzato il punto di vista di alcuni stakeholder, attori che rivestono un ruolo chiave in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro nel settore delle energie rinnovabili, quali rappresentanti di imprese, esponenti di associazioni sindacali e datoriali, rappresentanti del mondo della ricerca e di istituzioni portatrici di un interesse pubblico. Nella seconda parte, per ciascuna delle fonti di energia rinnovabile (eolico, solare termico, solare fotovoltaico, biomasse, geotermico e idroelettrico) il ciclo produttivo è stato scomposto e analizzato nelle sue differenti fasi: attività di ricerca e sviluppo, produzione, installazione, manutenzione e smaltimento delle tecnologie.
“Dei principali fattori di rischio per la salute e sicurezza dei lavoratori, presenti nel settore delle rinnovabili, la maggior parte coincide con quelli individuati dagli studi precedentemente condotti su questo tema a livello europeo e internazionale”, spiega Antonio Valenti, tra gli autori dello studio. Tra i principali rischi emergenti – ovvero qualsiasi rischio professionale che sia nuovo e/o in aumento – figurano quelli di cadute dall’alto, nella fase di installazione e manutenzione degli impianti eolici e/o fotovoltaici, e da esposizione ad agenti chimici nella produzione, nella manutenzione e nello smaltimento dei pannelli solari, e anche condizioni nuove di esposizione al rischio elettrico dovute alle specificità degli impianti di generazione e di convogliamento dell’energia elettrica.
LA TUTELA DELLA SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO NON È CONSIDERATA UN ASPETTO PRIORITARIO. “È importante che le valutazioni sulla salute e sicurezza sul lavoro avvengano nelle prime fasi del ciclo di sviluppo di una tecnologia o di un prodotto, in modo tale che tengano il passo con l’andamento dello sviluppo stesso, seguendo la concezione del progetto ‘Prevention through Design’ promossa dal Niosh, l’Istituto nazionale per la sicurezza e la salute sul lavoro degli Stati Uniti”, precisa Valenti. Eppure, nonostante la tematica della green economy sia considerata di interesse attuale dagli intervistati, dalla ricerca risulta che la tutela della salute e sicurezza sul lavoro non è considerata un aspetto prioritario nel garantire la transizione equa e giusta verso la green economy. Questo potrebbe dipendere dalla percezione che gli stakeholder che hanno partecipato all’indagine hanno del rischio, in particolare nel settore delle rinnovabili, che risulta essere medio/basso e, quindi, facilmente gestibile.
TRA LE PROPOSTE UN DATABASE NAZIONALE, LINEE GUIDA E CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE. Tra le proposte emerse al termine dello studio, quella di creare un database nazionale per il monitoraggio degli infortuni e delle malattie nel settore delle rinnovabili basato sulla riclassificazione del sistema di raccolta dati Inail su infortuni e malattie professionali. “La disponibilità di dati epidemiologici può, da una parte, supportare l’individuazione di particolari criticità da affrontare sul piano delle policy e, dall’altra, contribuire all’introduzione del tema nell’agenda politica”, sottolinea Valenti. Si è parlato, inoltre, della necessità di elaborare linee guida nazionali, soprattutto per quei settori maggiormente caratterizzati da profili specifici di rischio, e della possibilità di predisporre un sistema di certificazione delle competenze professionali.
“L’Inail – osserva Iavicoli – ricalcando l’approccio innovativo già adottato con successo nell’ambito dello sviluppo del libro bianco ‘Esposizione a nano materiali ingegnerizzati ed effetti sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro’, ha deciso di dare un contributo all’innesco di un processo di policy making inerente il tema dei rischi per la salute e sicurezza sul lavoro nei green jobs, avviando un percorso strutturato di coinvolgimento delle parti sociali, delle istituzioni pubbliche e del mondo della ricerca, finalizzato all’esplorazione e all’analisi dei diversi bisogni in quest’ottica e all’individuazione di linee di indirizzo per lo sviluppo di una strategia d’azione condivisa”.
In allegato lo studio dell'Inail