La discussione e, perché no le polemiche, sul green pass passano anche attraverso il confronto con quanto sta avvenendo o è in previsione nel resto d’Europa. E su questo oggi il Sole24Ore, nell’edizione del lunedì, dedica un ampio approfondimento.
Oltre all’Italia anche Francia e Germania hanno già previsto l’obbligo del certificato verde o del vaccino anti-Covid per molte categorie, mentre per ora nei Paesi Bassi, Belgio e Gran Bretagna sono stati introdotti meno vincoli.
La posizione del governo italiano
Il governo italiano sembra procedere a piccoli passi, per non creare fratture insanabili all’interno dell’ampia coalizione di maggioranza, e dopo aver superato lo scoglio del green pass in vista dell’apertura delle scuole e delle mense (decreto 9 settembre), ora si punta ad ampliare la gittata anche nei luoghi di lavoro, ovvero nel mondo delle imprese pubbliche e private. Almeno questa è la direzione che lascia intravedere le parole del premier Draghi.
Ad oggi le prescrizioni obbligatorie riguardano in totale 3,4 milioni di lavoratori, e a breve ci saranno anche coloro che lavorano nelle Rsa, anche personale non sanitario, che hanno l’obbligo di vaccinarsi dal 10 ottobre, pena la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione, così come già in essere per il personale sanitario.
Le prescrizioni degli altri paesi Europei
Francia e Germania hanno tutto sommato prescrizioni simili a quelle italiane. Paesi bassi, Belgio e Regno Unito non prevedono la richiesta del green pass in ambito lavorativo o sono limitate a particolari motivi di sicurezza. In Austria addirittura chi lavora a contatto con il pubblico è libero di esibire la prova dell’avvenuta vaccinazione, o un tampone negativo o usare semplicemente la mascherina.
Secondo Massimiliano Biolchini, responsabile dell’area giuslavoristica per l’Italia di Baker McKenzie, l’estensione dell’obbligo del green pass nelle aziende private porrebbe problemi più consistenti che nel settore pubblico, coinvolgendo anche la responsabilità del datore di lavoro, ed estendendosi a tutta la popolazione produttiva italiana.
Da notare che come negli altri Paesi mancano punti di riferimento normativi e tutti gli Stati si stanno muovendo all’interno di una normativa di emergenza, che per l’Italia è stata prorogata al 31 dicembre. Questo ha portato a un confronto inedito tra aziende e sindacati sul tema della sicurezza e che in alcuni casi, come Austria, Germania, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera, si è tradotto in un incentivo per la vaccinazione ai lavoratori. Presto per dire se anche nel nostro Paese si arriverà a qualcosa di simile. Per ora abbiamo registrato alcuni casi, esterni al mondo del lavoro, come il gelato per ragazzi oppure quello del Comune di Monte San Savino dove, durante la sagra, per ogni vaccino è stato offerto un panino con la porchetta.
Franco Metta