Smart City

#GreenAct, le proposte di AiCARR al Governo

Tre proposte concrete: una strategia per l'efficienza, rilancio della microcogenerazione, riqualificazione pubblica fuori dal patto di stabilità

venerdì 8 maggio 2015 - Redazione Build News

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Atteso inizialmente per il mese di marzo, il Green Act arriverà probabilmente a giugno. Il provvedimento, scrive l'esecutivo nel Programma Nazionale del Documento di Economia e Finanza (DEF), conterrà misure su efficienza energetica, sviluppo delle rinnovabili, incentivazione della mobilità sostenibile, misure per la gestione ed uso efficiente del capitale naturale, agricoltura sostenibile, strumenti finanziari e fiscali per lo sviluppo dell'economia verde.

Per contribuire attivamente alla stesura del provvedimento, ieri AiCARR (Associazione Italiana Condizionamento dell'Aria, Riscaldamento, Refrigerazione) ha inviato al Governo un documento strategico per il rilancio dell’economia partendo dal tema dell’ambiente.

LE PROPOSTE DI AICARR. L'associazione ha così messo a punto alcune proposte su pochi temi, ma strategici. Nel dettaglio:

  1. L’efficienza energetica per essere una grande opportunità per il Paese deve essere inquadrata in una strategia e una pianificazione energetica complessiva che al momento non è completamente delineata. Sono stati individuati più di venti dispositivi che il Governo dovrà emanare per l’attuazione concreta della direttiva comunitaria sull’efficienza energetica, con il coinvolgimento di 5 ministeri e una decina di istituzioni, tra cui ENEA e GSE. Sono in ballo decine di miliardi di euro da qui al 2020 per l’industria delle costruzioni e per le nuove occupazioni sull’efficienza energetica in edilizia e vige già da un anno l’obbligo da parte delle PPAA centrali di intervenire con riqualificazioni mirate per un 3% annuo del proprio patrimonio immobiliare. Si suggerisce, nel quadro di forte rinnovamento intrapreso dal Governo, di affrontare la questione in modo organico e strategico con la costituzione di una unità di missione per l’efficienza energetica in edilizia presso il rinnovato Ministero delle Infrastrutture, insieme alle altre strutture di missione, quella per l’edilizia scolastica e universitaria e quella per il dissesto idrogeologico.

    Azione preliminare, oltre al coordinamento delle attività legislative e al controllo dei risultati raggiunti, quella di proporre al Governo l’emanazione di un testo unico per l’efficienza energetica in edilizia.

    Altro strumento per promuovere in modo efficace politiche di efficienza energetica “strutturali” è la trasformazione urbana attraverso l’introduzione di principi che garantiscano la riduzione dei consumi di energia su scala urbana (riferiti alle aree di trasformazione) ovvero principi di perequazione energetica. In altri termini bisogna porre un obiettivo di riduzione dei consumi energetici e ciò deve essere contemplato esplicitamente nei documenti di revisione della Legge Quadro sull’Urbanistica (ferma la 1942) con la regolamentazione all’interno del progetto complessivo degli interventi di riqualificazione energetica di edifici esistenti. La trasformazione urbana è l’unico ambito all’interno del quale si possono promuovere determinate politiche: si esce quindi dalla logica di intervento sul singolo edificio per entrate nella logica di intervento sulla città. Una occasione importante al fine di poter conseguire nei tempi prestabiliti gli obiettivi imposti a livello europeo e nazionale in termini di sostenibilità energetica, ambientale ed economica. La stessa generazione distribuita può entrare con forza all’interno della trasformazione urbana, introducendo un elemento fondante sul tema delle Smart City.

    Infine si evidenzia l’importanza, negli strumenti di supporto per la trasformazione urbana, del ruolo di un regolamento edilizio comunale tipo, che risulta strumento efficace per promuovere efficienza energetica e utilizzo delle rinnovabili, e che deve avere carattere organico e coordinato nel Paese.

  2. Occorre rivitalizzare la micro-cogenerazione, elemento di un modello che ha iniziato la transizione verso la generazione distribuita dell’energia. Lo impone l’Europa che raccomanda agli Stati Membri concrete politiche strutturali: occorre prevederne l’installazione per le nuove edificazioni, occorre potenziarne l’incentivazione con certificati bianchi dedicati ed idonei, estenderne l’applicazione nell’ambito delle detrazioni fiscali, semplificare la struttura fiscale (revisione dell’officina elettrica, del contatore fiscale, dell’applicazione delle accise).

  3. Per l’edilizia pubblica occorre escludere dal patto di stabilità gli investimenti per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, a patto che siano dovutamente certificati da terzi (rafforzando anche nel settore civile lo strumento della diagnosi energetica) e che il miglioramento energetico sia rilevante (anche una riduzione media di 50 kWh/m2|anno, visto lo stato di parte del nostro patrimonio immobiliare, non dovrebbe destare problemi). Si otterrebbe una forma di incentivazione indiretta in grado di dare fiato alla crescita, ridurre la spesa pubblica e far lavorare certificatori ed ESCO. Naturalmente la struttura della diagnosi energetica diventerebbe a questo punto ancor più rilevante, perché non solo obbligatoria per il solo settore industriale, con uno sforzo considerevole da affrontare oggi a livello normativo (accreditamento, metodologia, controlli).
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