È bastata solo l’ipotesi avanzata dagli Stati Uniti di bloccare le importazioni di petrolio dalla Russia, quale ulteriore sanzione, a spingere stamattina al rialzo le quotazioni non solo dell’oro nero ma anche del gas naturale, che ha superato i 190 euro per MWh.
Di tutto questo discuteranno oggi a Bruxelles il premier Mario Draghi e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Allo studio vi è un pacchetto di misure per far fronte alla crisi energetica venutasi a creare. Tra le ipotesi aiuti europei per il caro bollette a famiglie e imprese, acquisti e stoccaggi comuni, determinazione di un prezzo equo per le rinnovabili e un tetto al costo massimo di gas naturale.
La Commissione Ue sta poi lavorando anche all’Energy compact, ovvero il piano europeo per dipendere meno dal gas russo e che sarà presentato domani. Secondo le anticipazioni dovrebbe prevedere il raddoppio della capacità degli stoccaggi comuni da utilizzare in caso di emergenza o per contenere gli aumenti delle quotazioni. Si ipotizzano anche qui acquisti comuni e un maggior ricorso al GNL e alle rinnovabili. La proposta della Commissione Ue sarà poi esaminata nel corso del prossimo Consiglio Europea in programma giovedì e venerdì a Versailles.
Anche Confindustria, tramite il proprio presidente Carlo Bonomi, avanza una proposta rapida, sospendere nell’immediato il mercato ETS diventato speculativo e finanziario e di spostare più avanti anche gli obiettivi della transizione ecologica.
E infine stamattina il Gruppo Shell, nonostante si sia impegnato a ridurre gli acquisti, ha acquistato un carico di petrolio russo a prezzi molto inferiori alle quotazioni di mercato, ovvero 28,5 dollari in meno del prezzo di mercato del Brent. Potrebbe essere questo un primo segnale di cedimento, quanto meno sul fronte economico, da parte dei russi.
Franco Metta