Il vizio del condono torna anche nel 2018 e questa volta per mano del Governo del Cambiamento. Lo dimostrano i due condoni edilizi, quello per Ischia colpita dal terremoto del 2017 e quello per le zone del centro Italia ferite dal sisma del 2016, inseriti nel Decreto Genova in discussione alla Camera. Il primo è nascosto con l’imbroglio nell’articolo 25 del decreto attraverso l’estensione delle condizioni del condono del 1985 a tutte le istanze. In pratica nei comuni colpiti dal sisma nell’isola campana, attraverso un salto indietro di 33 anni, si potrebbero condonare immobili insanabili per la legge del 2003, rifacendosi alla legge del condono del 1985, quella del Governo Craxi, che consentiva di sanare le case costruite anche in aree sottoposto a vincolo paesaggistico, idrogeologico e culturale e bypassando così quella più restrittiva del 2003 e quella del ’94 (che imponeva limiti volumetrici).
Il secondo condono, contenuto nell’articolo 39-ter del Decreto Genova, permetterebbe nelle quattro regioni del Centro Italia di sanare gli abusi recenti fatti negli ultimi 13 anni dall’ultimo condono del 2003. In più, consentirebbe la possibilità di sanare un aumento di volumetria fino al 20% utilizzando le norme del Piano Casa e di aumentare la tolleranza dal 2 al 5 per cento di incremento di volumetria per cui una difformità edilizia non viene considerata tale. Altro che piccola sanatoria per le “piccole e vecchie” difformità edilizie nei centri storici (spostamento di finestre e cose simili), come dicono i parlamentari di 5 Stelle e Lega. Se così fosse, perché aprire la sanatoria agli abusi fatti dal 2003 al 2016? E, visto che si dà la possibilità di usufruire del Piano casa per sanare aumenti di volumetria fino al 20% (la sola norma chiesta dai sindaci per sbloccare la ricostruzione), perché lasciare nel Dl Genova la norma introdotta nel decreto sisma del centro Italia di luglio scorso che va in deroga all’art. 34 del DPR 380/01 e che prevede l’aumento di tolleranza dal 2 al 5%?
È quanto torna a denunciare Legambiente ribadendo come nel decreto Genova, in fase di discussione alla Camera, siano stati inseriti due condoni, diversi ma entrambi pericolosi, utilizzando l’emergenza e il sacrosanto diritto per i cittadini, colpiti dal sisma del 2016 e del 2017, di veder ricostruite le proprie case, sicure e di qualità. Due condoni che in futuro potrebbero essere allargati ad altre aree della Penisola. Per questo Legambiente chiede ai parlamentari un atto di responsabilità modificando il testo del decreto, perché la soluzione per Ischia e per il Centro Italia non può essere quella del condono, che premia ancora una volta i furbi e penalizza i cittadini onesti. Tra l’altro oltre a sanare case abusive, verrebbero previsti anche contributi pubblici.
Per questo l’associazione ambientalista lancia le sue proposte di modifica al Decreto Genova affinché vengano stralciate le norme salva abusi: 1) nell’articolo 25 del Dl Genova si cancelli la frase finale del comma 1 “per la definizione delle istanze di cui al presente articolo, trovano esclusiva applicazione le disposizioni di cui a Cap. IV e V della legge 28 febbraio 1985, n.47); 2) si preveda, attraverso un nuovo emendamento, lo stanziamento di risorse economiche per far assumere nei tre comuni terremotati di Ischia per i prossimi sei mesi alcuni tecnici (ingegneri, architetti, geometri) per valutare più velocemente le pratiche di condono; 3) per la parte riguardante gli interventi nelle aree del centro Italia colpite dal sisma, si elimini la possibilità di sanare difformità fino ad agosto 2016 modificando l’articolo 39-ter e si mantengano, invece, i termini del condono del 2003 come data massima; 4) si elimini quella deroga che fa aumentare la tolleranza dal 2 al 5 per cento di incremento di volumetria per cui una difformità edilizia non viene considerata tale, con la conseguenza che non si pagheranno multe e si potrà ricevere il contributo pubblico anche per quell’aumento di volumetria.
In vista del voto finale previsto per mercoledì 31 ottobre, Legambiente a Roma sarà davanti Montecitorio, alle ore 10.00, con un sit-in “No Condoni” per ricordare che servono azioni e interventi concreti per contrastare l’abusivismo che avanza. Nel 2017 in Italia, stando ai dati diffusi dal Cresme, sarebbero state costruite circa 17.000 nuove case abusive. Inoltre sempre lo stesso giorno l’associazione ambientalista sarà anche a Ischia dove ha organizzato un incontro pubblico proprio per entrare nel merito della ricostruzione di Ischia e della messa in sicurezza del territorio, confrontandosi con i cittadini, i rappresentanti delle istituzioni nazionali, regionali e locali, degli ordini professionali, del mondo delle scuola, delle imprese costruttrici, degli albergatori, dell’associazionismo. L’incontro dal titolo “I cantieri per il rilancio di Ischia. Oltre il condono. Sicurezza, qualità, legalità” si terrà alle ore 16.00 presso l’Hotel Re Ferdinando.
Dal Governo del Cambiamento ci aspettiamo un atto di coraggio e di vera onestà. I due condoni inseriti nel Decreto Genova - dichiara Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente - sono pericolosi e gravi, e in futuro potrebbero essere allargati ad altre aree del Paese. L’Italia è a rischio sismico e idrogeologico, la prossima zona che subirà un disastro del genere potrà invocare i due provvedimenti, che allargano le maglie temporali e i vincoli, per farsi sanare gli abusi. Ogni istanza di sanatoria deve essere valutata in base alla legge ai sensi della quale è stata presentata. Ai parlamentari chiediamo di cancellare il condono dal Decreto Genova e di dire basta alle norme salva abusi che di certo non fanno bene al Paese. Per questo mercoledì 31 ottobre saremo davanti a Montecitorio con un flash mob per ribadire “No ai condoni”, perché la strada da percorrere è un’altra. Se si vuole davvero tutelare il territorio, occorre azionare le ruspe per gli abbattimenti e prevedere un cambio normativo affinché la responsabilità delle demolizioni, oggi in mano ai Comuni vittima del ricatto elettorale, passi ai prefetti.
Infine l’associazione ambientalista riporta cinque esempi per far capire cosa accadrebbe se il Decreto legge venisse approvato con queste norme salva-abusi:
Esempi abusi edilizi a Ischia ante Decreto Genova:
1. Nel 1995 il signor Antonio ha realizzato una casa abusiva che non può essere adeguata sismicamente, pur trovandosi in un territorio a rischio sismico molto elevato. Con il condono del 2003 ha presentato istanza di sanatoria ma, alla fine dell’istruttoria, la sua richiesta verrà rigettata (è esclusa la sua sanabilità ai sensi del comma 27 lettera b) dell’art.32 L.724/2003).
2. Nel 1999 Il signor Gennaro ha realizzato una casa abusiva in un’area di particolare pregio ambientale su cui insiste un vincolo paesaggistico. Con il condono del 2003 ha presentato istanza di sanatoria ma, alla fine dell’istruttoria, la sua richiesta verrà rigettata (è esclusa la sua sanabilità ai sensi del comma 27 lettera d) dell’art.32 L.724/2003).
3. Nel 2001 il signor Luigi ha realizzato una casa abusiva in un’area a rischio frana su cui insiste un vincolo idrogeologico. Con il condono del 2003 ha presentato istanza di sanatoria ma, alla fine dell’istruttoria, la sua richiesta verrà rigettata (è esclusa la sua sanabilità ai sensi del comma 27 lettera d) dell’art.32 L.724/2003).
Tutto ciò fino a oggi. Con la conversione in legge del Decreto Genova contenente le norme salva abusi, i signori Antonio, Gennaro e Luigi vedrebbero sanate le loro case grazie alle norme contenute nel condono Craxi del 1985 e richiamate nel decreto Genova. Come se i trentatré anni da allora non fossero trascorsi e soprattutto, come se non ci fossero state le tragedie di Sarno, Soverato, L’Aquila, Ischia, ecc.
Esempi di abusi edilizi sanabili nel Centro Italia post sisma
1. Il signor Franco proprietario di una palazzina di 4 piani con 10 appartamenti, autorizzata per un volume di circa 3 mila mc, nel 2010 potrebbe aver costruito abusivamente altri due appartamenti, innalzando un quinto piano. Attualmente gli verrebbero sanati, visto che il 20% è pari a 600 mc, con la modifica cifra di 5.164 euro per appartamento. Con la norma attuale l’oblazione sarebbe fino al doppio del contributo di costruzione.
2. Il signor Giovanni ha ristrutturato la casa “allargandosi” del 5% in superficie o in volumetria o in altezza rispetto a ciò che gli è stato autorizzato. Non deve nemmeno presentare domanda di sanatoria, né pagare la multa al suo Comune. Riceve però il contributo pubblico sull’abuso.