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I dati sulle frane in Italia e sui cantieri

In sei mesi 450 cantieri aperti e 700 milioni investiti contro il rischio idrogeologico

martedì 13 gennaio 2015 - Redazione Build News

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Fra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2014 in Italia le frane e le inondazioni hanno causato 33 morti e 46 feriti, in 70 province di 19 regioni. Più in particolare, le frane hanno prodotto 13 morti e 25 feriti, mentre le inondazioni hanno causato 20 morti e 21 feriti.

Le persone che hanno dovuto abbandonare temporaneamente le loro abitazioni a causa di frane e inondazioni sono state oltre 10.000. Nei dodici mesi considerati dal rapporto, frane e inondazioni hanno prodotto vittime (morti, feriti, senzatetto) in 220 comuni di 19 regioni.

Lo ha rilevato il Rapporto Periodico sul Rischio posto alla Popolazione italiana da Frane e Inondazioni – Anno 2014, pubblicato sul sito Polaris - http://polaris.irpi.cnr.it/report/last-report/ - e curato dall'Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica del Consiglio nazionale delle ricerche (Irpi-Cnr) di Perugia. 

Il Rapporto Periodico contiene informazioni di sintesi sugli eventi meteoclimatici maggiori, in termini di danni diretti alla popolazione, occorsi in Italia fra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2014, e fornisce mappe e statistiche sugli eventi di frana e d’inondazione con danni alla popolazione verificatisi nei periodi 2009-2013, e 1964-2013.

IN 6 MESI 450 CANTIERI APERTI E 700 MILIONI INVESTITI. Ieri Erasmo D’Angelis, capo di #italiasicura, nel corso dell’audizione in Commissione Ambiente al Senato ha tracciato il bilancio dei primi sei mesi di lavoro della Struttura di missione di Palazzo Chigi contro il dissesto idrogeologico.

Abbiamo centrato – ha detto D'Angelis - il primo obiettivo, superandolo di 100 milioni: sono stati aperti nel 2014, da giugno a dicembre, 450 cantieri per circa 700 milioni di euro in tutta Italia per la prevenzione del rischio idrogeologico, grazie al lavoro di squadra che sta impegnando ormai nell’azione di controllo e monitoraggio e sblocco di opere incagliate anche da decenni, tutto lo Stato, a partire dal Ministero dell’Ambiente e dai Presidenti di Regione nominati Commissari di Governo. Abbiamo oggi un database finalmente chiaro di ciò che serve all’Italia per ridurre i suoi immensi rischi di frane e alluvioni. Le Regioni con le autorità di bacino e la protezione civile ci hanno consegnato circa 5200 opere per un fabbisogno di 19 miliardi di euro. Ma i ritardi nelle progettazioni sono notevolissimi e appena un 15% di progetti sono già esecutivi e cantierabili e riguardano opere urgenti che finanziamo, da Genova a Milano, da Firenze a Cagliari.

E’ finalmente iniziata – ha sottolineato il capo della struttura di missione contro il dissesto idrogeologico - la più importante e urgente opera pubblica annunciata da decenni e che questo Governo ha messo in cima alla sua agenda. Non illudiamoci. Non c’è nessuna bacchetta magica. Servono sei o sette anni per ricostruire e rafforzare la tenuta di aree in dissesto, arginare la violenza di nubifragi, imparare a difenderci. Ma ce la faremo mettendo da parte disorganizzazione, fatalità e rassegnazione. Stiamo compiendo finalmente quel salto culturale che serve all'Italia: pianificare la sicurezza 365 giorni l'anno, con un lavoro che impegna tutti i livelli della pubblica amministrazione, ma che riguarda anche tutti noi cittadini. Lo dobbiamo innanzitutto alle vittime e a chi ha subito danni che ammontano ad oltre 4 miliardi solo nelle alluvioni degli ultimi 12 mesi – ha proseguito D’Angelis in Commissione ambiente al Senato – Ma deve essere molto chiaro a tutti che la prima opera di prevenzione è la fine di ogni abuso, una buona pianificazione urbanistica e una buona manutenzione ordinaria del territorio.

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