I bonus fiscali per i lavori edilizi si apprestano a battere tutti i record nel 2022: per capirlo basta guardare le statistiche relative alle ritenute dei bonifici tracciabili, effettuate dalle banche e versate all’Erario. Parliamo di 1,7 miliardi di euro nel periodo gennaio-giugno, la cifra più alta da quando sono stati introdotti i primi bonus nel 2010. Numeri che permettono di stimare in circa 14 miliardi l’ammontare totale dei lavori agevolati pagati da condomìni e famiglie nei primi cinque mesi dell’anno, tenendo conto che le ritenute di gennaio si riferiscono a bonifici di dicembre. Per fare un confronto: da gennaio a maggio 2019 – prima del bonus facciate e del Superbonus – ci si era fermati a poco più della metà, 7,9 miliardi.
Si tratta comunque di una cifra sottostimata, dal momento che le ritenute dei bonifici tracciabili sono uno strumento che permette di monitorare solo parzialmente l’andamento del mercato: al momento non esistono infatti dati ufficiali sulle opzioni di sconto in fattura e cessione del credito, che nella maggior parte dei casi avvengono senza bonifici “parlanti”. Anche i dati dei report periodici Enea non distinguono tra le modalità di fruizione del Superbonus. Dobbiamo quindi accontentarci soltanto di una stima “spannometrica”: se almeno un terzo dei 14,4 miliardi di interventi agevolati dal 110% tra gennaio e maggio (dati Enea) è stato coperto dallo sconto in fattura, ai 14 miliardi di pagamenti tramite bonifici “parlanti” rilevati dall’Erario bisognerebbe aggiungere altri 4-5 miliardi.
Proiettando queste cifre su tutto il 2022 – secondo una stima del Sole 24 Ore – si potrebbe arrivare a circa 48,9 miliardi al 31 dicembre, solo contando i pagamenti tracciabili. Stime su cui pesa, però, l’incertezza relativa al futuro del Superbonus, e in particolare degli strumenti di sconto in fattura e cessione del credito. Bisognerà aspettare solo dopo l’estate per vedere l’effetto degli ultimi due decreti Aiuti, che sono intervenuti per sbloccare il mercato delle cessioni. Ma l’incertezza maggiore, ovviamente, è quella relativa al prossimo Governo e Parlamento, che saranno chiamati a confermare o modificare nuovamente, nella Legge di Bilancio 2023, l’orizzonte temporale dei bonus.