Nuove costruzioni

Il Campus dell’Università Statale di Milano nell’area di Expo 2015

L’Università Statale di Milano ha formalizzato l’intenzione di trasferire le proprie facoltà scientifiche nell’area di Expo 2015. Il progetto del nuovo Campus presentato alla stampa

giovedì 21 luglio 2016 - Redazione Build News

stata

Con il voto favorevole del Senato accademico e del Consiglio di amministrazione, e con la presentazione in Conferenza stampa, è stata formalizzata martedì 19 luglio la manifestazione di interesse dell’Università degli Studi di Milano al trasferimento nell’area che ha ospitato EXPO 2015 delle proprie aree scientifiche. Il nuovo Campus in progetto costituirà nucleo centrale e parte integrante di una nuova Città del Sapere.

Presenti in Conferenza stampa il Rettore della Statale Gianluca Vago, il Direttore Generale dell’Ateneo Walter Bergamaschi, la Vicesindaco e Assessore all’Educazione e Istruzione del Comune di Milano Anna Scavuzzo, l’Assessore al Reddito di Autonomia, Inclusione sociale e post Expo della Regione Lombardia Francesca Brianza e il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Maurizio Martina.


Concluso nelle scorse settimane il piano di fattibilità affidato dalla Statale alla Boston Consulting Group, il progetto prevede lo spostamento e la riorganizzazione nell’area di Expo di tutte le aree scientifiche della Statale attualmente gravitanti su Città Studi, con le sole eccezione delle attività cliniche di area medica e di quelle di Medicina veterinaria, che hanno già trovato la propria sistemazione nel Campus disegnato da Kengo Kuma a Lodi.

Il nuovo Campus ospiterebbe quindi le attività, scientifiche e didattiche, di area biologica, biotecnologica, della medicina sperimentale, della farmacologia, dell’agroalimentare, delle scienze della terra e delle scienze dure – chimica, fisica, matematica, informatica, insieme ai corsi di Scienze motorie, che dovrebbero trovare nell’area impianti sportivi adeguati alle loro caratteristiche.

Si parla di una struttura che dovrebbe accogliere poco più di 18.000 studenti, di cui quasi 700 stranieri. A questi, si aggiungono circa 1,800 ricercatori, e poco meno di 500 tra tecnici e amministrativi; per un totale di 2280 operatori. In sostanza, oltre 20.000 persone che andrebbero a popolare l’area di Expo 2015.


Secondo il piano di fattibilità, elaborato sulla base dell’applicazione di standard del benchmark europeo, il nuovo Campus, tra infrastrutture di servizio, centri di ricerca, laboratori dipartimentali, spazi per la didattica, residenze, coprirebbe un’area di circa 150.000 mq, per un investimento finanziario di 380 milioni di euro.

Elementi fondamentali della progettualità e della scelta di realizzare il nuovo Campus nell’area di Expo, oltre alla posizione strategica per i trasporti, le infrastrutture già esistenti e le possibilità di sinergie ed integrazioni con altri soggetti nell’area. Condizioni fondamentali alla realizzazione di un Campus e reperibili attualmente, nel loro insieme, solo nell’area di Expo.

Le attività delle medesime aree disciplinari impegnano oggi a Città Studi un’area di circa 250.000 mq, caratterizzata da notevole frammentazione delle strutture, diffuse inefficienze e duplicazioni nell’uso negli spazi e da un patrimonio immobiliare in buona parte antecedente il 1930. Una fisionomia incompatibile con le caratteristiche strutturali e funzionali tipiche di un Campus e che renderebbe qualsiasi lavoro di ristrutturazione estremamente impegnativo sotto ogni profilo. Senza contare che nessuna ristrutturazione potrebbe comunque ricreare le condizioni, le caratteristiche ambientali e le sinergie garantite dall’altro contesto.

Science for Citizens: è questa l’idea portante del progetto – spiega il Rettore Gianluca Vago – fare del nostro Campus un ambiente di studio e di ricerca competitivo, attrattivo e sostenibile e insieme un luogo di crescita “civile”, di diffusione della cultura e del metodo scientifico, aperto alla contaminazione con la vita culturale della città. A Città Studi abbiamo un patrimonio consolidato in termini di produzione scientifica, capacità di innovazione, impegno nella divulgazione che non possiamo esporre al rischio del declino. Né può più bastarci mantenere la posizione, sia pur non certo marginale, che abbiamo acquisito. Dobbiamo cambiare, con un intervento radicalmente innovativo, per accogliere la sfida con la competizione internazionale. Questo il senso, l’opportunità, e anche il rischio, della scelta della Statale.

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