Dopo le social street, anche il condominio diventa “social”, almeno stando all’ultima indagine dell’ufficio studi Idealista, “Abitare 2016”, che racconta i nuovi bisogni abitativi degli italiani.
La condivisione di spazi e servizi condominiali piace a 1 individuo su 3. La tendenza allo sharing è più sentita nelle grandi città (centri con più di 1 milione di abitanti), dove condividere gli spazi, oltre che un modo per conoscere i propri vicini, è anche una conseguenza della crisi economica che ha attraversato il Paese negli ultimi anni.
Si assiste a un ritorno all’essenzialità – secondo Vincenzo De Tommaso, responsabile dell’ufficio studi di idealista - dove le famiglie devono far quadrare i conti risparmiando, se possono, sulla tata, sul wifi, sulla palestra, finanche sul cibo attraverso acquisti in gruppo. Lo sharing è sinonimo di risparmio fino a 2.000 euro l'anno per una famiglia di 4 persone, secondo le nostre stime.
La graduatoria degli spazi e servizi comuni vede trionfare l’orto condominiale (47%), seguito dalla stireria (36%) e dai servizi alla persona come il baby sitting, l’assistenza per gli anziani e le pulizie (31%). Non si tralasciano, infine, le opportunità ludiche e ricreative, come la biblioteca (25,5%) o la sala giochi condominiale (20,8%), fino alla palestra il desiderio ricorrente tra i rispondenti che hanno risposto “altro” rispetto alle alternative proposte dal questionario.
Il condominio social è multi-generazionale, piace alle persone di tutte le età - con una penetrazione che sfiora il 70% tra i giovani (fino a 35 anni) -, e non conosce differenze geografiche (intessa più meno allo stesso modo da Nord a Sud), al contrario il cohousing piace a meno dell’1% del campione di intervistati (3.892 individui), forse perché implica un modello di autogestione più difficile da attuare.