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Il funzionamento degli impianti di climatizzazione durante l'emergenza Sars-Cov2-19

Pubblichiamo un documento di Aicarr

venerdì 3 aprile 2020 - Redazione Build News

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Premessa

Il SARS-CoV2-19 è un virus che si ritiene sia trasmissibile da persona a persona con tre modalità [1]:

1) per contatto ravvicinato e diretto con una persona infetta;

2) per inalazione di goccioline liquide prodotte dalla persona infetta;

3) tramite contatto con superfici contaminate dal virus.

Parte delle goccioline citate al punto 2 sono di dimensioni così piccole, dell'ordine della decina di nanometri [3], da non risentire delle forze gravitazionali: rimangono in sospensione nell'aria e formano il bio-aerosol (CDC, 2019).

Alla data del 2 aprile le fonti ufficiali (WHO, 2020) non riportano alcuna evidenza della trasmissione per bio-aerosol, l'unica che può interessare gli impianti. Tuttavia, esistono evidenze scientifiche che invece ciò avviene e quindi nella gestione degli impianti conviene considerare anche il rischio da contagio da bio-aerosol, seguendo il criterio della massima sicurezza, indispensabile in situazioni cone quella che stiamo vivendo.

D’altra parte non c’è alcun dubbio che l'aumento di portata d'aria esterna di rinnovo riduca il rischio [2], come confermato da molti studi sul controllo di malattie infettive (Gammaitoni et al. 1997; Kibbs et al. 2011) .

Considerazioni sull'evolversi del contagio

Benché il contagio sembri sotto controllo, almeno in Italia, e nonostante sia presumibile vedere a partire dalla prima decade di aprile una discesa costante nel numero di contagiati, è inutile illudersi: passeremo la prossima estate e probabilmente anche il prossimo inverno in condizioni almeno di semi emergenza, perché:

a) lo suggerirà il buonsenso: il virus non sarà del tutto debellato nel territorio nazionale e ci dovremo preparare ad alcuni contagi di ritorno, come sta accadendo in Cina;

b) le persone avranno paura e continueranno a tenere atteggiamenti virtuosi;

c) la ripartenza sarà lenta e sarà giusto continuare a mantenere una certa distanza sociale, attraverso lo smart working, dove possibile, e l'ingresso contingentato nei luoghi affollati, come supermercati, farmacie, uffici pubblici e tutti gli altri locali che prima o poi si riapriranno, ad esempio i ristoranti;

d) in autunno e in inverno potrebbe esserci una parziale recrudescenza del virus, a causa del clima, particolarmente adatto al diffondersi delle malattie virali assimilabili all'influenza quali il SARS-CoV2-19.

Considerazioni sul benessere psicofisico di chi lavora o soggiorna saltuariamente in ambienti chiusi

Chi sarà costretto a lavorare in ambienti chiusi, o anche solo a frequentarli saltuariamente, vivrà comunque una situazione di stress superiore a quella degli anni scorsi, perché dovrà convivere con la paura del contagio. Analogamente, ci sarà maggiore stress nelle abitazioni, dove le persone resteranno per un maggior numero di ore rispetto al solito, superiore, non fosse altro perché in molti stanno esaurendo i giorni di ferie in questo periodo. e probabilmente ci sarà meno disponibilità, anche economica, per brevi vacanze rilassanti.

In tale situazione sarà obbligatorio utilizzare sia gli impianti di climatizzazione la prossima estate, che quelli di riscaldamento il prossimo inverno, per due motivi:

- il benessere termico garantisce un minore stress alle persone, già provate da una situazione imprevista e molto preoccupante;

- gli impianti di climatizzazione, se gestiti bene, con temperature moderate per evitare shock termici passando dall’interno all'esterno, contribuiscono a migliorare la salute delle persone. Mai come in questo momento bisogna tutelare le persone deboli, in primo luogo quella degli anziani. E' inutile non farli uscire per poi aggravare la loro situazione per temperature troppo alte in estate o troppo basse in inverno nelle abitazioni, soprattutto in quelle piccole e anguste.

La gestione degli impianti di climatizzazione per la prossima estate e per il prossimo inverno

Come nel secondo documento pubblicato da AiCARR sul proprio sito [2], qui si parla di impianti esistenti, ad esclusione degli impianti speciali, quali quelli ospedalieri o a servizio di camere bianche e laboratori, che devono essere affrontati specificatamente uno per uno per capire quale sia la strategia migliore e che sono oggetto di un altro documento cui AiCARR sta lavorando.

Impianti a servizio delle residenze

In assenza di contagiati in casa, non ci può essere il virus, quindi l’accensione dell'impianto termico e di quello di climatizzazione non influisce in alcun modo sul rischio di contagio

Se vi sono contagiati in casa, è la loro presenza a determinare il rischio, che non aumenta a causa dell’accensione dell'impianto; le persone presenti nell’appartamento devono prendere tutte le precauzioni del caso, quanto a protezioni personali e comportamenti. L'utilizzo o meno dell'impianto è solo una questione di opportunità relativamente alla temperatura da mantenere in ambiente: è il medico che deve decidere che fare

In qualunque situazione, i locali devono essere il più possibile ventilati; in assenza di impianto VMC con portata d'aria esterna sufficiente, bisogna aerare mantenendo le finestre aperte il più possibile. Se invece vi è un impianto VMC, si devono seguire le indicazioni riportate nel documento AiCARR [2].

Impianti a tutta aria a servizio di un unico ambiente

E' il caso dei supermercati (aperti anche in emergenza), oppure di alcuni locali pubblici frequentati da molte persone contemporaneamente, quali negozi, centri commerciali, ristoranti, bar, cinema, teatri e palestre (chiusi in emergenza). In entrambi i casi è l'affollamento a determinare il rischio maggiore, sia per staziona in ambiente per il tempo di lavoro, sia per chi entra e si trattiene solo il tempo necessario a soddisfare le proprie esigenze. Quando riapriranno le attività attualmente chiuse, è probabile che per un certo periodo l'affollamento sarà giustamente contingentato, così come accade oggi nei supermercati.

In tutti i casi è fondamentale aumentare la portata d'aria esterna per ridurre il rischio (Vio, 2020), eseguendo quanto proposto nel documento AiCARR [2]. In particolare, il ricircolo interno dovrebbe essere sempre chiuso, unicamente per aumentare la portata d'aria esterna di rinnovo. Laddove ciò non fosse possibile per la conformazione dell'impianto, come riportato in [2] nel caso di roof top, la formazione di un ricircolo ambiente non aumenta il rischio di contagio.

Impianti a tutta aria a servizio di grandi edifici

Si tratta degli impianti VAV-a portata d'aria variabile, degli impianti con post di zona o di quelli a doppio canale, con e senza portata variabile.

L'impianto collega zone dell'edificio tra le quali le persone non hanno ragione di circolare. Il rischio maggiore di infezione rimane sempre il contatto diretto tra le persone. Se le proprietà sono diverse, oppure se la proprietà è unica, ma il movimento è limitato, almeno tra i vari piani, come nel caso di grandi edifici, bisogna contingentare ancora di più il movimento delle persone e gestire molto bene l'uso di parti comuni (gli ascensori son un punto estremamente critico).

Dal punto di vista impiantistico, bisogna assolutamente chiudere ogni serranda di ricircolo dell'aria seguendo le indicazioni riportate in [2], per evitare di trasmettere il contagio per via aerea in luoghi in cui non sarebbe portato dal movimento delle persone.

Impianti a tutta aria con ricircolo di zona a servizio di pochi locali di un'unica proprietà

E' il caso dei piccoli impianti con uno o più terminali canalizzata a ricircolo di zona (quindi di più locali). Probabilmente è il caso più controverso, perché di certo l'eventuale aerosol contenente il virus può diffondere in tutti gli ambienti serviti dall'impianto e non rimanere soltanto nei locali dove soggiorna l'eventuale infettato. Questo è certamente vero, ma è altrettanto vero che è inutile chiudere questi impianti che sono a servizio di aree piccole in una unica proprietà dove il pericolo maggiore per il rischio di contagio è invece costituito dallo spostamento delle singole persone all'interno dei vari locali e l'uso comune di bagni, luoghi dove è molto probabile il diffondersi del contagio. E' stato dimostrato (Vio, 2020) che in questi casi la concentrazione di cariche virali elementari per unità di volume diminuisce, perché si ripartisce nell'intero volume servito dall'impianto. Il rischio è minore per la singola persona che dovesse soggiornare nella stessa stanza dell'eventuale contagiato, ma è esteso a tutte le persone presenti nell'intera zona servita dagli impianti: minor rischio per più persone. Le persone che comunque non possono lavorare da casa e che quindi si trovano all'interno della zona in cui è o è stato presente l’infettato sono comunque a rischio contagio per le altre due forme di contagio di cui alla premessa.

Ciò non vuol dire che questi impianti si comportino meglio degli impianti ad aria primaria, trattati dopo, perché comunque diffondono aerosol ovunque. Significa solo che la loro chiusura non porta a sostanziali riduzioni del rischio, proprio a causa del movimento inevitabile delle persone. La chiusura di questa tipologia d'impianto porterebbe solo a un aumento di stress per gli occupanti, con conseguente riduzione delle difese immunitarie.

Ancora una volta il contenimento va fatto contingentando l'affollamento, promuovendo lo smart working e controllando molto bene la salute di chi è nei locali.

Impianti ad aria primaria

In questa categoria rientrano gli impianti con terminali ambiente dotati di ventilatore (ventilconvettori, cassette, sistemi VRF - VRV), gli impianti a travi fredde, gli impianti con sistemi radianti o qualsivoglia altro impianto con ricircolo nel singolo ambiente. Tutti questi impianti creano un ricircolo di aria in ambiente che dipende in quelli con ventilatore dalla portata di aria mossa, nelle travi fredde attive dalla portata di aria di rinnovo, nei sistemi radianti dalla loro quota di scambio convettivo, che può sfiorare il 50% nei pavimenti radianti in riscaldamento e nei soffitti radianti in raffrescamento. Alcuni terminali sono in grado di filtrare l'aria e altri no, anche se in ogni caso i filtri normali non filtrano l'aerosol caratterizzato da un ordine di grandezza di decine di nanometri [3]), e se attualmente non ci sono prove sulla efficienza di filtrazione nei confronti del SARS-CoV2-19, né in un senso, né nell'altro. Quindi, allo stato attuale non vi può essere alcuna distinzione tra terminali diversi.

Qualunque sia la tipologia di impianto, non ha alcun senso interrompere il funzionamento dei terminali, perché il rischio di contagio rimane inalterato.

REHVA, in un suo documento, ha inopinatamente consigliato di chiudere i terminali con ventilatore posti in vicinanza del pavimento. Non si capisce il perché di questa posizione, non suffragata da alcuno studio scientifico o sperimentale. In (Vio 2020) è dimostrato che anche qualora i terminali con ventilatore posti in vicinanza del pavimento rimettessero in circolo il 15% in più di cariche virali elementari, cosa tutta da dimostrare e per nulla assodata, l'eventuale aumento di rischio di contagio sarebbe del tutto marginale e comunque più che assorbito da un contemporaneo aumento della portata d'aria esterna di rinnovo, secondo le indicazioni del documento AiCARR [2].

Di nuovo per limitare il rischio nei prossimi mesi si dovrà contingentare l'affollamento delle persone negli ambienti, da igienizzare molto bene.

Probabilmente negli alberghi le autorità imporranno una pausa di uno o due giorni nella consegna di una camera da un cliente a un altro per garantire il totale decadimento del virus depositato sulle superfici all'interno della stanza, fonte ben più pericolosa di contagio, rispetto all'aerosol.

Conclusioni

Gli impianti di climatizzazione possono aiutare a ridurre notevolmente i rischi da contagio se si aumenta la portata dell'aria di rinnovo seguendo le indicazioni riportate in [2].

Durante la prossima estate e il prossimo inverno, quando ancora si sarà in condizioni di transitorio, sarà inutile e dannoso spegnere qualunque tipo di impianto di climatizzazione e riscaldamento: questi dovranno funzionare per agevolare il benessere delle persone a casa, al lavoro e nei luoghi pubblici. Sono e saranno molto più importanti tutte le altre precauzioni, come le protezioni individuali, i comportamenti e l'affollamento delle persone nei locali.

Bibliografia

Gammaitoni L., Nucci M.C. 1997. Using a mathematical model to evaluate the efficacy of TB control measures. Emerging Infectious Disease, 3, 335-342.

Knibbs L.D., Morawska L., Bell S.C., Grybowski P. 2011. Room ventilation and the risk of airborne infection transmission in 3 health care settings within a large teaching hospital. American Journal of Infection Control, 39, 866-872.

CDC, 2019. Guidelines for Enviromental Infection Control in Health - Care Facilities, US Department of Health and Human Service Centers for Disease Control and and Prevention, (CDC) Atlanta, GA 303029

WHO. 2020: Water, sanitation, hygiene and waste management for Covid-19. Technical Brief 3 march 2020, World Health Organisation

Vio M. 2020. Gli impianti di climatizzazione e il rischio di contagio: ipotesi sul SARS-CoV2-19 partendo dal caso della comune influenza, AiCARR Journal N. 61

Webgrafia

[1] https://www.aicarr.org/Documents/News/200313_AICARR_SARSCOV2_19.pdf

[2] https://www.aicarr.org/Documents/News/200318_SCHEMA_GESTIONE_HVAC_SARSCoV219_DEF.pdf

[3] https://www.facebook.com/166926706674788/videos/670009977106388/

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