Con 33 voti favorevoli e 9 contrari, il Consiglior egionale del Piemonte ha stamane approvato il nuovo Piano paesaggistico regionale (Ppr), che detta le regole per la pianificazione sostenibile dello sviluppo territoriale. Finora era adottato solo dalla Puglia e dalla Toscana.
Dopo una lunghissimo lavoro, il documento è giunto alla fine del suo percorso. In nove anni vi hanno lavorato diverse maggioranze, i relativi assessori, le Commissioni consiliari Urbanistica e Ambiente e sono stati ascoltati i numerosissimi soggetti coinvolti.
Il Ppr realizza una lettura reale delle caratteristiche del territorio piemontese, definendo le politiche per la tutela e la valorizzazione del paesaggio. Inoltre nel Piano si prevede l’adeguamento degli strumenti tecnici cartografici, oggi risalenti a diverse decine di anni fa.
LAVORO ENCICLOPEDICO. Un accordo firmato lo scorso marzo dal presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, e dal ministro dei Beni, delle Attività culturali e del Turismo (Mibact), Dario Franceschini, aveva sancito il prosieguo della fase attuativa del Piano, che fornisce la “fotografia” di tutti i beni paesaggistici del Piemonte, perimetrati, catalogati e digitalizzati. Un lavoro enciclopedico - come ha sottolineato l’assessore alla Programmazione territoriale e paesaggistica Alberto Valmaggia - che ha visto impegnati per dieci anni gli uffici del Settore territorio e paesaggio della Direzione Ambiente, Governo e tutela del territorio della Regione Piemonte in sinergia con il Mibact.
Nelle ultime sedute, prima dell’approvazione, sono stati tutti respinti i 33 emendamenti presentati dai Gruppi di opposizione.
Elaborato mediante indagini realizzate a scale diverse, il Ppr è composto da una cospicua parte conoscitiva delle componenti paesaggistiche che coprono tutto il territorio regionale, articolato in 76 ambiti di paesaggio come richiesto dal Codice, per ognuno dei quali sono stati individuati i principali fattori strutturanti e stabiliti specifici obiettivi di qualità paesaggistica. La ricognizione di tutti i beni paesaggistici del Piemonte, definiti a scala di dettaglio, è contenuta nell’omonimo Catalogo. Il Ppr, quindi, garantisce la certezza dell’individuazione dei beni e regole chiare per semplificare le valutazioni nei procedimenti di autorizzazione paesaggistica. Le regole e i limiti per le trasformazioni sono contenuti nel Catalogo e nel fascicolo delle Norme di Attuazione articolate per indirizzi, direttive e prescrizioni.
Il Piano paesaggistico - ha ribadito Valmaggia - completa il quadro della pianificazione, affiancandosi al Piano territoriale regionale (Ptr), in vigore dal 2011, con il quale condivide strategie e obiettivi. Si tratta infatti di strumenti complementari, basati sulla definizione e ottimizzazione delle strategie che individuano le vocazioni dei singoli territori e le regole per assicurare loro uno sviluppo sostenibile delle risorse economiche, paesaggistiche e ambientali.
Collegati al provvedimento, sono poi stati approvati gli ordini del giorno di Nadia Conticelli (Pd) che chiede alla Giunta regionale di adeguare gli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale degli enti locali al Piano stesso e di Andrea Appiano (Pd) affinché tra i luoghi identitari del Piemonte (in quanto connessi a eventi o valori di tipo storico) siano compresi anche quelli legati alla Resistenza.
Approvate anche tre mozioni: quella di Daniela Ruffino (Fi) che chiede l’incremento delle risorse regionali a favore dei piccoli Comuni per l’adeguamento della vigente pianificazione territoriale al Piano paesaggistico, e quelle di Sozzani per la salvaguardia delle procedure di revisione e di variante in corso e per attivare a livello regionale una specifica consulenza a supporto dei vari uffici comunali chiamati ad interpretare e ad applicare le prescrizioni del Piano stesso.
“Siamo consapevoli del fatto che il Piano paesaggistico regionale ponga dei vincoli ai Comuni del Piemonte, che in alcuni casi dovranno adeguare i propri Piani regolatori, ma non condivido la paura, in quanto non siamo davanti ad un blocco dello sviluppo. L’adeguamento della pianificazione comunale dovrà andare a individuare i processi di valorizzazione del territorio” ha voluto ribadire Elvio Rostagno (Pd).
“Avrebbe potuto essere un Piano più coraggioso, ma comunque costituisce un buon strumento per tutelare il paesaggio piemontese, motore di sviluppo turistico per la nostra regione. Una volta attuato dai Comuni, che dovranno essere aiutati con risorse regionali, contribuirà a snellire le procedure per le autorizzazioni paesaggistiche, non essendo più vincolante il parere della Soprintendenza” ha sottolineato Paolo Mighetti (M5s).
“Questo è un atto velleitario e dannoso per il Piemonte, perché nessun Comune avrà mai, da parte della Regione, le risorse per aggiornare il Piano regolatore, con il rischio di essere l’ennesimo costo insostenibile per gli enti pubblici locali e, soprattutto, dannoso per tutto lo sviluppo economico, congelando di fatto tutte le attività che sono soggette al rispetto dei vincoli del Piano” è stata l’accusa mossa da Gian Luca Vignale (Mns).
“Rispetto alla futura applicazione del Piano, ci saranno grossi danni sia per le amministrazioni pubbliche e sia per i privati, che dovranno confrontarsi con una normativa ridondante e complessa” ha aggiunto Diego Sozzani (Fi).
Silvana Accossato (Mdp) ha sottolineato il percorso di grande condivisione - all’interno dell’accordo tra la Regione Piemonte e il Ministero - che ha portato all’approvazione del Piano. “Il Piemonte è la terza Regio e italiana a darsi una moderna gestione del territorio, in prospettiva di un uso attento e consapevole del suolo. Il paesaggio, sia quello naturale e sia quello modificato dalle mani responsabili dell’uomo, è un vero e proprio valore” ha affermato.