In una intervista su linkiesta.it del 19 agosto 2017, il professor Marco Ponti, decano italiano dell’Economia e pianificazione dei trasporti, ha spiegato perché secondo lui è un concetto errato la “cura del ferro” di cui ha parlato l'ex ministro delle Infrastrutture e Trasporti Graziano Delrio.
“Le ferrovie – ha detto Ponti - assorbono un fiume di soldi pubblici in sussidi, mentre la strada tra tasse sui carburanti e pedaggi genera moltissime risorse per lo Stato. Inoltre anche nel caso questa costosissima politica avesse successo, gli sbandierati ma mai misurati benefici ambientali sarebbero minimi, dell’ordine dell’1% delle emissioni climalteranti totali italiane. Infine, tutto il dirompente progresso tecnico che si annuncia nei trasporti (guida automatica, veicoli sicuri e non inquinanti) avverrà per il modo stradale. Stiamo spendendo una montagna di preziosi soldi pubblici in ferrovie, mentre il progresso tecnico mondiale va in direzione opposta.”
In un suo libro il professore ha affermato che le ferrovie sono costose e muovono meno del 10% del traffico di merci e passeggeri, “non tanto in quanto sono gestite in modo inefficiente, quanto perché rispondono poco alle esigenze di mobilità di un paese sviluppato, e per questo devono vivere di sussidi pubblici crescenti”, ha precisato nell'intervista. “La strada per merci e passeggeri fa un servizio 'porta a porta', e questo è il motivo del suo storico successo. Muoviamo merci ad elevato valore per unità di peso, che soffrono molto a cambiar modo di trasporto, e i nostri movimenti come passeggeri sono molto differenziati nello spazio e nel tempo, mente la ferrovia è un sistema rigido. Anzi, non si può definire un sistema: ha quasi sempre bisogno della strada, ma non viceversa”.