Fabbriche danneggiate per il cedimento delle strutture, container distrutti o terremoti: ogni qualvolta si verificano catastrofi naturali o disastri provocati dall'uomo, per le aziende il danno è spesso enorme. Tuttavia, le conseguenze economiche spesso sottovalutate derivanti dall'interruzione delle attività (Business Interruption, BI) sono frequentemente superiori al costo del danno fisico reale, ed esiste un rischio crescente per quelle aziende che operano in un mondo sempre più interconnesso.
Secondo quanto riportato dal nuovo rapporto “Global Claims Review 2015” di Allianz Global Corporate & Specialty (AGCS), le richieste medie di indennizzo per interruzione delle attività a seguito di danni materiali attualmente superano i 2 mln di €, ovvero il 36% in più rispetto ai corrispondenti indennizzi per danni materiali di circa 1,6 mln di €. In Italia la media è di quasi 227 mila €.
LE CAUSE. A livello globale, tra le 10 cause principali, che rappresentano ben il 90% degli indennizzi BI per valore economico totale, si segnalano gli incendi ed esplosioni, da cui derivano ben il 59% degli indennizzi, a cui seguono gli uragani, i guasti ai macchinari, i difetti di costruzione/ materiale/produzione, gli scioperi / sommosse / atti vandalici, la malattia o l’incidente di un membro del cast, le inondazioni, i cedimenti, gli errori umani / operativi e l’interruzione energetica.
Secondo l'analisi di Agcs, a livello globale la maggior parte delle richieste di indennizzo per BI è provocata da fattori tecnici o umani (88% delle perdite per BI) e non da catastrofi naturali. La top ten delle cause di BI rappresenta oltre il 90% di tali indennizzi per valore, e incendi ed esplosioni sono la causa principale di BI poiché rappresentano il 59% di tutti gli indennizzi assicurativi nel mondo. Ciascun incidente dovuto a incendio o esplosione analizzato causa una media di 1,7 mln di € di costi per BI.
L’Italia è invece l’unico Paese in cui le richieste di indennizzo per BI derivano prevalentemente da eventi naturali, dato che ben il 60% è generato dai terremoti. Seguono la malattia o gli incidenti ad un membro del cast (22%) e l’interruzione energetica (8%). In Italia la media di richiesta di indennizzo assicurativo è di quasi 227mila €.
Nel suo nuovo rapporto, Agcs ha preso in esame più di 1.800 grandi richieste di indennizzo per BI in 68 Paesi dal 2010 al 2014, per un totale di 3 mld di €. Attualmente la BI rappresenta una percentuale molto superiore nelle perdite totali rispetto a quanto avveniva 10 anni fa. Stanno aumentando sia la gravità che la frequenza degli indennizzi BI, che sono provocati principalmente da errore umano o da incidente tecnico.
MAGGIORE INTERDIPENDENZA TRA LE AZIENDE. Esiste una sempre maggiore concentrazione di siti produttivi e hub logistici in alcune aree geografiche (in particolare l’Asia). Se questi siti sono colpiti da catastrofi naturali, o da incendi o esplosioni - come è avvenuto di recente al porto di Tientsin in Cina - gli effetti negativi possono moltiplicarsi rapidamente, provocando perdite per interruzioni di attività (Contingent Business Interruption, CBI) in tutto il mondo: in questi casi un'azienda è impossibilitata ad operare a causa di un evento che ha danneggiato uno dei suoi fornitori.
“L'esposizione a BI è maggiore per quei settori con elevati livelli di interconnettività e tecnologici e con una concentrazione dei rischi in siti singoli come i settori dell'automobile, dei semi-conduttori, energetici e petrolchimici", spiega Alexander Mack, Chief Claims Officer di Agcs. "Se le moderne supply chain sono flessibili ed economicamente efficienti, sono anche più vulnerabili ai danni. La copertura per CBI viene sempre di più vista da molte aziende come una parte essenziale dell'odierna polizza assicurativa".
Sono inoltre in aumento le cause immateriali delle interruzioni delle attività, come attacchi informatici, scioperi o pandemie.