L’impatto dell’Intelligenza Artificiale nel settore dell’edilizia oscilla fra i 100 e i 150 miliardi di dollari. Le aziende europee la adottano in modo graduale, con soluzioni mirate a risolvere problemi, mentre quelle USA hanno un approccio più strutturato e partono dalla raccolta sistematica dei dati. Per vincere la sfida dell’Ia, bisognerà avere per l’80% un cambiamento culturale del management, mentre per il 20% bisogna lavorare sulla tecnologia.
Lo evidenzia un rapporto messo a punto dall’Ance e presentato nel corso di un convegno organizzato a Roma, presso il Tempio di Adriano sulla “Sfida dell’intelligenza artificiale per le costruzioni”.
I vantaggi
Massimo Angelo Deldossi, vicepresidente Ance Tecnologia e innovazione, che ha illustrato il rapporto, ha fatto qualche esempio concreto sui vantaggi offerti dalle nuove tecnologie: tempi di preparazione delle offerte nelle gare d’appalto ridotti dell’80%, taglio dal 20 al 30% dei costi di manutenzione, diminuzione delle tempistiche di sviluppo della progettazione (30-50%), dei tempi di consegna (50-70%) e una precisione nel controllo della qualità e del design maggiore dell’80%.
Tra gli ambiti in cui l’Ia può aiutare le aziende edili c’è anche il monitoraggio in tempo reale delle condizioni di lavoro per identificare subito le situazioni di pericolo (e prevenire incidenti).
Le imprese
“Le imprese che sono partite per prime (nel 2017) nell’adozione dell’Ia sono riuscite in minor tempo ad assorbire l’investimento iniziale e successivamente ad avere maggiori introiti – ha spiegato Deldossi – Quelle partite in ritardo dovranno attendere il 2030 e oltre per rientrare nell’investimento. Analizzando le prime 50 aziende del settore delle costruzioni a livello mondiale, quelle più grandi stanno formando partnership con società tecnologiche per sviluppare piattaforme di Ia, ma allo stesso tempo non esistono né un percorso univoco né metodologie standardizzate per implementarla”.
“L’integrazione dell’intelligenza artificiale per il settore delle costruzioni è un percorso inevitabile e necessario che va governato per sfruttarne al meglio il potenziale. Con la roadmap strategica che abbiamo disegnato vogliamo accompagnare grandi, medie e piccole imprese nel processo di digitalizzazione che richiede un vero cambiamento culturale nella gestione di impresa. Solo così si potranno ottenere vantaggi competitivi, ottimizzare l’efficienza dei processi, ridurre tempi e costi di costruzione, migliorando sicurezza e benessere dei lavoratori”, ha concluso Deldossi.
L'Italia ha puntato sul green e meno sul digitale e l’Ia
“L’Europa ha spinto molto sulla doppia transizione verde e digitale, mentre il nostro Paese ha puntato sul green e meno sul digitale e l’Ia”, osserva la Presidente dell’Ance, Federica Brancaccio. Basta guardare al Pnrr, dove più della metà delle risorse destinate alle costruzioni ha riguardato obiettivi legati alla transizione verde (54%) mentre solo il 7% alla transizione digitale. “Questo divario sottolinea la necessità di un maggiore impegno per promuovere la trasformazione digitale nel settore. Serve una strategia nazionale per l’intelligenza artificiale delle costruzioni, superando politiche e programmi frammentati che fino ad oggi non sono riusciti a innescare una vera rivoluzione digitale, e consentire così alle imprese di affrontare al meglio questa sfida. È evidente che bisogna cambiare marcia”, spiega Brancaccio. Sottolineando anche un altro concetto: “L’Intelligenza artificiale migliora i tempi, i costi, riduce gli sprechi e rende più efficiente la produzione. È vero che il grado di digitalizzazione delle nostre imprese è molto basso. Ma è inutile che spingiamo il mondo delle imprese a questo salto se non lo fa in contemporanea la pubblica amministrazione”.