In Italia gli impianti fotovoltaici hanno già superato 1,3 milioni di installazioni, con un incremento nel 2022 del +158% rispetto all’anno precedente, portando la potenza installata cumulata a oltre 26 GW. Ma non basta. L’Italia deve aumentare in modo significativo l’energia prodotta da fonti rinnovabili, per ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera.
Il piano comunitario REPowerEU (del quale entro agosto dovremo presentare l’addendum al PNRR) in materia di energia solare, chiede di raddoppiare la capacità solare fotovoltaica entro il 2025 e di portarla a 600 GW entro il 2030. Entro il 2028 tutti gli edifici pubblici e commerciali dovranno essere dotati di impianti fotovoltaici, mentre a partire dal 2029 dovranno esserlo tutti quelli residenziali di nuova costruzione. In questo contesto sarà fondamentale il ruolo delle comunità energetiche. Grazie agli incentivi si stima che si possa arrivare fino a 15.000 comunità energetiche (CER) costituite dai Comuni o da privati cittadini, da istituzioni pubbliche e da organizzazioni private.
Attenzione ai rischi elettrici e di incendio
C’è un elemento tuttavia che il mercato non ha ancora considerato con la dovuta attenzione. La crescente elettrificazione e l’incremento di pannelli fotovoltaici aumenta sensibilmente il rischio di incendio delle coperture degli edifici: il 51% degli incendi che si verificano sui tetti con tali impianti è infatti causato da guasti elettrici dei loro componenti, tra cui gli isolanti rappresentano una delle fonti di innesco più frequenti: è per questo l’utilizzo di materiali incombustibili deve essere promosso.
Per questa ragione l’alleanza guidata da Confabitare con Movimento Consumatori e Rockwool ha lanciato un programma di dialogo con le istituzioni e gli organi di informazione per sensibilizzare sul tema della sicurezza antincendio attraverso la scelta di materiali e soluzioni progettuali sicuri e di qualità.
“È imprescindibile – commenta Paolo Migliavacca, Business Unit Director
Italy & East Adriatic - definire direttive chiare in Italia per soddisfare le
scadenze fissate dall’Unione europea, implementando al contempo
standard di sicurezza elevati: la normativa deve quindi necessariamente
vietare l’utilizzo di materiale combustibile negli impianti fotovoltaici per
minimizzare i rischi e garantire senza compromessi il benessere dei
cittadini e l’integrità degli stabili”.