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Impianti per l’edilizia: 200 mila unità locali, 750.000 addetti e 118 miliardi di euro di fatturato

4° Rapporto Congiunturale e Previsionale sul Mercato Italiano dell’Installazione Impianti in Edilizia, realizzato da Cresme e con la partnership di Mce, Cna Impianti, Anima e Angaisa

venerdì 9 marzo 2018 - Redazione Build News

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Sarà presentato il 13 marzo a Milano alla 41° Mostra Convegno Expoconfort il 4° Rapporto Congiunturale e Previsionale sul Mercato Italiano dell’Installazione Impianti in Edilizia, realizzato da CRESME e con la partnership di MCE, CNA Impianti, ANIMA e ANGAISA.

Nel 2017 gli investimenti effettuati dalla domanda finale (gli utilizzatori), ammontano a circa 60 miliardi, inclusi i lavori sviluppati da imprese non specializzate e/o dal fai-da-te. Si tratta di una crescita del 5% rispetto a quanto registrato nel 2016. La somma dei fatturati della filiera impiantistica per l’edilizia, vale a dire il fatturato cumulato di industrie, distributori e installatori coinvolti è stato di oltre 118 miliardi di euro. Si tratta di un ambito economico che coinvolge circa 200mila unità locali e 750mila addetti, distribuiti fra industrie e laboratori di fabbricazione, esercizi commerciali, installatori.

Nel 2017 le industrie hanno visto crescere del +7%, la distribuzione del +4%, l’installazione del +5%.

Rapportando tale importo al valore della produzione complessiva in edilizia (escluse quindi le opere a rete del genio civile) emerge che al 2017 il settore impiantistica riveste un ruolo di primissimo piano assorbendo il 46% delle risorse destinate all’edilizia, attraverso interventi di ammodernamento e manutenzione dell’esistente e di collocazione nei nuovi fabbricati; si è quindi andata determinando una dinamica di sensibile accrescimento del proprio peso all’interno delle costruzioni.

I dati strutturali sull’occupazione, mettono in evidenza come negli anni ’90 l’occupazione nel settore dell’installazione impianti era pari al 20% di quella totale delle costruzioni, nel 2015, ultimo dato disponibili, la percentuale è salita al 33%. Non è difficile prevedere che questa percentuale continuerà a salire grazie alle dinamiche che caratterizzano l’innovazione tecnologica, all’evoluzione dell’efficientamento energetico e alla crescita dell’internet delle cose.

Gli impianti vedono crescere il loro peso anche nelle nuove costruzioni grazie soprattutto al risparmio energetico e all’evolversi del comfort abitativo; e crescono anche grazie alla loro naturale obsolescenza tecnologica e, pertanto, mostrano un ciclo di vita più ridotto rispetto ad altri materiali e componenti (si pensi alle finiture e alle strutture). Naturalmente un grande contributo a questa crescita è venuto dalla riqualificazione edilizia che, nell’ultima fase economica, ha goduto di una migliore performance rispetto agli altri segmenti del mercato e che privilegia da un lato le finiture e, dall’altro, proprio gli impianti.

Naturalmente il settore ha beneficiato dell’importante ruolo che hanno avuto gli incentivi fiscali per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica. Nel 2018 gli investimenti incentivati hanno toccato i 28 miliardi di euro.

2018-2021: UN DOPPIO SCENARIO. Per quanto riguarda le prospettive di scenario, possiamo dire che vi sono due ambiti di interpretazione:

- Il primo, riguarda la crescente rilevanza degli impianti nell’edilizia – che prospetta scenari positivi sia a breve, che a medio e lungo termine e che vede il mantenimento degli incentivi fiscali per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica;

- Il secondo ci obbliga a disegnare una possibile curva più negativa nel caso della rimodulazione e, soprattutto, di non proroga degli incentivi fiscali per il recupero edilizio e la riqualificazione energetica delle abitazioni. Infatti gli incentivi fiscali, nelle modalità attuali, scadranno entro il 2018 e dovranno essere prorogati per il 2019.

PREVISIONI CON INCENTIVI: +3,6% NEL 2018, +3,4% NEL 2019. Il primo scenario prospettico prevede, a condizioni attuali inalterate (mantenimento degli incentivi fiscali alle abitazioni), la seguente crescita dell’impiantistica negli edifici: +3,6% nel 2018 e +3,4% nel 2019.

Questo scenario è alimentato dai seguenti importanti fattori strutturali e congiunturali:

- Il settore dell’impiantistica è quello, all’interno delle costruzioni, più vocato all’innovazione. Oltretutto l’eredità positiva lasciata dalla crisi è proprio la maggiore percezione dell’importanza dell’innovazione per rimanere (ed espandere) il mercato;

- Negli ultimi anni la componente tecnologica ha acquisito un ruolo crescente all’interno delle opere edili e infrastrutturali, rendendo disponibili soluzioni e applicazioni sempre più innovative ed efficienti. La gestione evoluta dell’impiantistica presente all’interno dell’edificio, l’ottimizzazione dell’efficienza energetica e l’integrazione con le reti di pubblica utilità, l’attenzione alla sicurezza e al comfort degli utenti finali sono solo alcuni degli aspetti interessati da questo percorso.

- In molti casi l’impiego delle nuove tecnologie consente di fornire soluzioni con interventi meno invasivi e onerosi rispetto a quelli tradizionali e rende possibile una significativa valorizzazione economica dell’edificio.

- Valorizzazione economica, in particolare del patrimonio edilizio esistente, che può avvenire unicamente con l’evoluzione estetica e tecnologica degli edifici: in assenza di espansione edilizia, il valore può essere determinato esclusivamente dall’”upgrade” dell’esistente.

- La velocità dell’innovazione diminuisce la vita media dei prodotti: non si tratta quindi di “vita programmata” degli impianti, quanto di obsolescenza tecnologica che muoverà più dinamicamente il mercato.

- L’attenzione culturale verso l’ambiente, i cambiamenti climatici, l’acqua, cresce progressivamente, come pure l’attenzione al risparmio nelle spese di gestione immobiliare. Questo si traduce in un ambiente mercato fertile per quegli ambiti in cui la ricerca e lo sviluppo sono indirizzati al contenimento energetico e idrico.

- L’invecchiamento della popolazione porta con sé un’accelerazione a quell’impiantistica orientata al comfort. Si pensi alla “domotica assistenziale”, a quella per l’autonomia o per la sicurezza.

- La crescita della digitalizzazione, dell’internet delle cose, la nuova fase di sviluppo della domotica tendono a trasformare ogni cosa in un impianto e aumentano il peso degli impianti nel processo edilizio.

In caso non si pervenisse a un’ulteriore proroga (con le attuali aliquote) per il 2019 e per gli anni seguenti delle detrazioni fiscali per interventi di ristrutturazione e di riqualificazione interni alle abitazioni, il quadro cambierebbe. Nell’ultima legge di Stabilità per il 2018, è ancora una volta prevista l’interruzione dei meccanismi agevolativi interni alle abitazioni alla fine dell’anno; contemporaneamente, sono potenziati gli interventi di miglioramento antisismico, attraverso la riduzione delle annualità di detrazione (5 anni) e la maggiorazione delle aliquote di detrazione (fino all’85%). E vengono potenziati (fino al 75% di detrazione) anche gli interventi di riqualificazione energetica ma solo per gli interventi su parti comuni condominiali o che interessino tutte le unità abitative dell’edificio che comportino un oggettivo risparmio energetico. Allo stesso tempo sono rimodulati (al 50%) alcuni interventi che non migliorano sensibilmente il fabbisogno energetico.

E’ evidente che la manovra comporta, nel 2019 e negli anni seguenti, una “disincentivazione” a ristrutturare e ammodernare la singola abitazione. Si ricorda che quello degli interventi nei singoli alloggi ha rappresentato la stragrande maggioranza degli interventi incentivati.

PREVISIONI SENZA INCENTIVI: +4,6% NEL 2018, -8,0% NEL 2019. Ad oggi è presto per prevedere una ulteriore, ennesima, proroga per gli anni a venire, con le attuali aliquote. Tutto dipenderà da una serie di fattori: l’Agenda politica del nuovo Governo, la misura dell’efficacia dell’ulteriore stimolo ad intervenire sugli involucri degli edifici; poi quanto il mercato sarà in grado di muovere l’adeguamento antisismico (magari congiunto con l’efficientamento energetico); infine, quanto peserà la valutazione di impatto fiscale nella decisione di proroga o meno: si ricorda infatti che la soppressione degli incentivi potrà determinare sia un ridimensionamento del mercato, sia un ricorso al lavoro nero. Entrambi con conseguenze piuttosto negative per il gettito fiscale.

In definitiva, qualora non venissero prorogati gli incentivi per interventi interni alle abitazioni, lo scenario potrà essere il seguente: una rincorsa – e un favorevole risultato per il mercato - nel 2018 per rientrare nel campo delle agevolazioni e, successivamente una repentina perdita di quote di domanda nel 2019 (differenti sulla base del tipo e funzione di impianto) e una minore vivacità di crescita (+4,6% nel 2017 e -8,0 % nel 2019).

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