“E’ dal lontano 1976 che ai lavoratori delle imprese impiantistiche artigiane viene applicato il CCNL meccanica e non ho notizia di lavoratori che vogliano passare a quello edile, né di imprenditori che chiedano l’equiparazione tra i due contratti. Decisamente fuori luogo, inoltre, è parlare di una anagrafe di tutti quelli che, anche se sotto contratti diversi, operano in cantiere e subordinare l’inserimento dei lavoratori in questa non meglio identificata anagrafe all’obbligo di iscrizione in Cassa Edile. E’ piuttosto singolare che queste problematiche vengano pretestuosamente sollevate proprio in un momento in cui le casse edili perdono lavoratori iscritti e, di conseguenza, risorse economiche”.
Così Carmine Battipaglia, Presidente Nazionale Cna Installazione Impianti, ribatte alle voci che si levano da alcuni ambienti del mondo imprenditoriale e sindacale del settore edile e che chiedono di utilizzare un non meglio definito “contratto di cantiere” per tutti quei lavoratori che nel medesimo cantiere operano ed ai quali viene applicato un contratto diverso dal CCNL edilizia. La motivazione? Che in cantiere vi è un uso improprio di contratti diversi da quello dell’edilizia in quanto, costando il CCNL edile molto di più degli altri, le imprese, furbescamente, imboccherebbero “scorciatoie contrattuali” applicando contratti diversi a lavoratori che fanno mansioni simili. Un esempio? L’applicazione del contratto dei metalmeccanici a chi fa gli impianti.
“In effetti, il sospetto che dietro la richiesta del “contratto di cantiere” si nasconda altro è fondata”, afferma Cna Installazione Impianti. “La legittimità dell’applicazione del CCNL meccanica alle imprese impiantistiche che operano all’interno di cantieri edili è ufficialmente riconosciuta dalla giurisprudenza ed anche dalle risposte che il Ministero del Lavoro ha da tempo dato a diversi interpelli sull’argomento. Che quindi in cantiere si possano trovare lavoratori a cui si applicano contratti diversi è un dato di fatto ormai assodato e certamente non riconducibile ad operazioni di “dumping” contrattuale anche perché in un mercato sempre più complesso ed innovativo l’aumento della componente tecnologica negli edifici deriva dal sempre maggior peso che gli impianti hanno assunto nel prodotto edilizio”.
“Negli ultimi 20 anni nel settore dell’impiantistica il numero delle imprese e dei lavoratori è raddoppiato – conclude Battipaglia - ed è cresciuto di conseguenza il peso del comparto della installazione di impianti nel più complessivo settore delle costruzioni: oggi gli addetti nel comparto impiantistico rappresentano circa il 34% del totale dei lavoratori delle costruzioni; nel 2008 non arrivavano al 28%”.