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Imprese di costruzioni italiane: all’estero fatturato in crescita a quota 100 miliardi

Il fatturato prodotto all’estero dalle imprese di costruzione italiane è più che triplicato in meno di 10 anni, e la produzione è aumentata dell’8,6%

venerdì 18 settembre 2015 - Redazione Build News

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Si è aperto ieri, al Palazzo dei Congressi di Ravenna, il convegno ‘L’internazionalizzazione delle imprese italiane nel settore delle costruzioni’. I lavori si concluderanno sabato 19 con l’intervento del sottosegretario al Ministero dell’Economia, Paola De Micheli.

“Il compito del sistema Italia e del governo, affinché l’internazionalizzazione non diventi delocalizzazione – ha detto in apertura il sindaco Fabrizio Matteucci - è quello di sposare le indispensabili politiche di sostegno alle imprese attive all’estero con politiche di ripresa del mercato interno, affinché in modo particolare si possano vederne gli effetti sull’occupazione e affinché i segnali di ripresa che per la prima volta si vedono abbiano un effetto di contro shock rispetto alla crisi”.

Per Gerardo Biancofiore, presidente PMI Estero di Ance “In questi anni, difronte a una crisi senza precedenti del mercato nazionale delle costruzioni, il mercato estero ha assunto un ruolo centrale per le imprese italiane. Nel 2014 si è assistito all’ottavo anno consecutivo di crescita delle nostre imprese all’estero, sia in termini di fatturato che di commesse acquisite. L’industria italiana delle costruzioni è una delle più importanti, avanzate e, sottolineo, apprezzate al mondo”. 

PRESENZA CAPILLARE SUI MERCATI INTERNAZIONALI. In base ai dati Ance, le imprese italiane hanno sviluppato una presenza capillare sui mercati internazionali: operano in circa 90 Paesi nei 5 continenti, con un fatturato estero in costante crescita per oltre 100 miliardi di euro.

Dai risultati dell’indagine Ance, emerge che il fatturato prodotto all’estero dalle imprese di costruzione italiane è più che triplicato in meno di 10 anni (dai 3 miliardi del 2004 ai 9,5 del 2013), la produzione è aumentata dell’8,6%, e il portafoglio commesse si è arricchito di 319 nuovi lavori per complessivi 17 miliardi di euro.

Numeri importanti, specie se confrontati con la difficile situazione del mercato a livello nazionale. Nel periodo 2004-2013, infatti, le imprese che hanno partecipato al Rapporto Ance hanno visto diminuire la propria attività in Italia del 7,2%, mentre al di fuori dei confini nazionali è cresciuta del 206%.

Negli ultimi anni si sta assistendo, per molte aziende, a una vera e propria sostituzione tra le attività nazionali e quelle estere. Se nel 2004 il fatturato prodotto in Italia rappresentava il 70% mentre quello estero pesava poco più del 30%, oggi la situazione è quasi ribaltata: 60,1% fatturato estero, meno del 40% fatturato prodotto nel mercato interno.

A fine 2013 le aziende italiane erano presenti in 87 paesi, di cui 8 di nuova acquisizione, e impegnate in 797 commesse, per un controvalore di oltre 70 miliardi di euro. Nelle 87 aree oggetto d’investimento rientrano ben 20 Paesi Ocse, 15 Paesi appartenenti al G-20 e tutti e 4 i Paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina).

Sia nei Paesi Ocse (4,6 miliardi) che nei Paesi G-20 (8 miliardi) le acquisizioni del 2013 sono raddoppiate rispetto all’anno precedente. Risultati che si devono sia all’elevato know how tecnologico raggiunto dalle nostre imprese che all’intenso lavoro di diplomazia economica, che hanno consentito di penetrare in mercati notoriamente molto complessi e competitivi.

L’America meridionale resta comunque la regione in cui si concentra il maggior importo dei lavori (24,7%), con il Venezuela che continua a essere la “piazza” più importante per le imprese italiane, grazie alle importanti commesse infrastrutturali ottenute negli anni passati. Al secondo posto il Medio-Oriente, il cui peso è più che raddoppiato in virtù delle nuove aggiudicazioni del 2013 (16,3%). Arabia Saudita e Qatar, in particolare, sono i paesi che negli ultimi mesi hanno fatto la parte del leone.

TIPOLOGIA DI OPERE. Per quanto riguarda la tipologia di opere, le ferrovie risultano leader assolute, con oltre un terzo del valore complessivo delle commesse. In crescita anche le opere idrauliche, con interventi per più di 1 miliardo di euro sparsi in tutto il mondo.

Vanno segnalati, inoltre, l’aumento degli interventi in campo ambientale e le realizzazioni di business centre, hotel, università e centri di ricerca.

All’attività realizzativa è sempre più spesso associata quella gestionale, con importanti contratti di concessione in settori strategici come la sanità o la generazione e distribuzione di energia. 


PAROLA D'ORDINE AGGREGAZIONE. La parola d’ordine per le PMI è aggregazione: “La decisione di andare all’estero - ha dichiarato Biancofiore - è un motivo in più per spingere le imprese, piccole e medie ad aggregarsi, per poter essere più competitive sui mercati internazionali e capaci di proporsi come interlocutori concorrenziali, anche su livelli di mercato fino ad ora di difficile accesso. Internazionalizzazione significa però, in primis, mantenere una forte base in Italia, altrimenti diventiamo imprese estere. E’ fondamentale che il mercato interno riparta perché al nostro Paese il mondo delle costruzioni serve”.

Secondo Massimo Matteucci, presidente dI Cmc, gruppo fortemente radicato sui mercati esteri, “si può correttamente affermare che la decisione di intraprendere un percorso di espansione imprenditoriale all’estero ha rappresentato non una scelta di profitto o di abbattimento costi, bensì la necessità di assicurarsi un ulteriore mercato estensivo del mercato domestico in cui si opera. Come anche, la scelta di internazionalizzare la propria azienda discende dalla possibilità di reperire i fondi esteri o comunitari o perfino nazionali che, oltre a rappresentare un importante incentivo per l’investimento all’estero, permette nel contempo l’acquisizione di nuovi strumenti e risorse tecnico-economiche per l’impresa.

Quindi, alla luce di quanto sopra, possiamo sostenere che l’attività finalizzata ad internazionalizzare la propria attività imprenditoriale non è una fenomeno nuovo o sconosciuto in Italia ma, nonostante ciò, risulta che l’importanza di parlare oggi di internazionalizzazione delle imprese di costruzioni sia ancora più sentita rispetto ieri, semplicemente perché viviamo in un’economia globalizzata e quindi, per definizione, internazionalizzata, priva di confini geografici”.

L’analisi del prof. Claudio Comani, docente della Facoltà di Ingegneria dell’università di Bologna e relatore al convegno si basa su dati precisi che confermano la forte crescita all’estero delle imprese italiane delle costruzioni.

“Ancora oggi – dice Comani – siamo in piena espansione: dal 2004 ad oggi, il fatturato globale delle imprese è aumentato, malgrado che il giro d’affari nazionale, sia diminuito del 7,2%.

Il fatturato estero delle imprese è triplicato, passando da 3,1 a 9,5 miliardi di euro nel 2014 (pari ad una crescita media annua superiore al 13%). Solo nel 2013, il fatturato estero dei costruttori italiani è aumentato dell’8,6% rispetto all’anno precedente e rappresenta il 60% dell’intero fatturato, invertendo la tendenza del passato.

CONDIZIONI PIÙ FAVOREVOLI ALL'ESTERO. Una scelta dovuta anche al fatto che in generale, all’estero il quadro normativo tende a valutare (e premiare) anche la qualità, e questo va a vantaggio delle imprese migliori. Le condizioni per produrre sono più semplici, più chiare; anche se il livello di competizione risulta elevato”.

“Questa tre giorni - ha concluso Biancofiore - costituirà un’importante opportunità per approfondire il tema dell’internazionalizzazione delle Pmi di costruzioni italiane.

L’Ance ha posto tra le sue priorità assolute il traguardo di livelli più elevati di presenza all’estero delle sue Pmi. Anche in questo modo il settore potrà uscire dalla crisi. Negli ultimi anni il fatturato è aumentato soprattutto per l’espansione di poche eccellenti grandi realtà del settore. Con il programma articolato che abbiamo messo in campo, puntiamo a estendere questo trend anche alle realtà di minore dimensione.

Tra i must della nostra azione vi sono le missioni all’estero realizzate in quest’ultimo biennio, dagli Emirati Arabi a diversi paesi dell’est Europa, come Romania, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Albania. Tutte pianificate con attenzione, tenendo conto delle caratteristiche delle nostre imprese e, quindi, privilegiando destinazioni che offrivano le maggiori potenzialità. Proseguendo su questa strada, quella della programmazione e dell’assistenza puntuale ai nostri iscritti, contiamo presto di migliorare sensibilmente gli standard di internazionalizzazione delle nostre imprese di costruzioni”.

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