Mercato

Imprese edili, in aumento i fallimenti. Federcepicostruzioni: subito una soluzione sulla cessione dei crediti

Sono sempre più numerose le imprese costrette al default per la pratica impossibilità di cedere i crediti maturati con i bonus dell’edilizia o, peggio, per l’impossibilità a star dentro ai costi a causa delle condizioni quasi usuraie imposte dai pochi soggetti disposti a rilevare i crediti

lunedì 6 febbraio 2023 - Redazione Build News

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Meno nuove aperture e più fallimenti: la fotografia dell’ISTAT delle imprese italiane, nel primo trimestre 2022, è a dir poco allarmante. 71mila le nuove imprese aperte, con un calo dell’8,6% rispetto alla fine del 2021.


Crescono anche i fallimenti, ma è il secondo dato più basso degli ultimi 10 anni.


A pagare di più in questo periodo è stato il settore dei trasporti, che ha registrato un -16,6% di nuove aperture ma gravi difficoltà si sono registrate anche in settori che di fatto stanno crescendo grazie ai bonus: è il caso delle costruzioni che presentano un dato negativo del -12,9%.


Il settore che spicca nel primo trimestre del 2022 per numero di aperture è sempre quello delle costruzioni con 19.785 imprese avviate, ma il dato è decisamente in calo rispetto alle 22.727 del quarto trimestre del 2021.


La fotografia ISTAT sull’andamento delle imprese in Italia è preoccupante, pur fortemente condizionato da un mercato con ancora enormi difficoltà per via dell’inflazione, dell’aumento del costo dell’energia, della mancanza di materie prime e delle conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina.


I settori con il più alto numero di fallimenti nel primo trimestre del 2022 sono stati il commercio all’ingrosso e dettaglio con 470 imprese che hanno chiuso e il settore delle costruzioni con 392.


“La situazione del comparto edile – commenta il presidente di Federcepicostruzioni Antonio Lombardi – è davvero paradossale: sono sempre più numerose le imprese costrette al default per la pratica impossibilità di cedere i crediti maturati con i bonus dell’edilizia o, peggio, per l’impossibilità a star dentro ai costi a causa delle condizioni quasi usuraie imposte dai pochi soggetti disposti a rilevare i suddetti crediti. È tempo che la politica faccia la sua parte con efficacia ed efficienza, predisponendo un piano organico di rilevamento dei crediti maturati, anche attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, a condizioni calmierate e controllate. I dati Istat certificano conseguenza già in atto e già in essere. In mancanza di interventi, saranno oltre 20mila le imprese a rischio fallimento, nonostante i cassetti fiscali pieni”.

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