“Non abbiamo certezze riguardo l’accaduto, ma a meno di concomitanze eccezionali, difficilmente un principio d’incendio per cause elettriche scatena tanti danni in un tempo così rapido. A condizione che, ovviamente, siano usati i cavi adeguati”.
Stefano Bulletti, Presidente Aice (Associazione che all’interno di Federazione Anie rappresenta le aziende produttrici di cavi per energia e accessori, cavi per comunicazione e conduttori per avvolgimenti elettrici) commenta il rogo che nei giorni scorsi ha distrutto un'ampia area del Terminal 3 dell'aeroporto di Fiumicino, e che continua a penalizzare fortemente il funzionamento dello scalo romano. Le cause non sono ancora note, ma la magistratura sta indagando cinque operai della ditta di manutenzione degli impianti di climatizzazione.
Sembra, da prime indiscrezioni, che la causa dell'incendio sia stato il surriscaldamento di un quadro elettrico il cui malfunzionamento era noto da tempo. Per tamponare la situazione era stato posizionato un climatizzatore portatile davanti al quadro, tuttavia, mancando il collegamento per la presa d'aria esterna, il condizionatore andava in blocco. Non è chiaro se la scintilla che ha scatenato l'incendio sia stata generata dal quadro elettrico o dal climatizzatore che si è spento, ma è certo che si è propagato con un'inconsueta velocità devastando il terminal.I CAVI LS0H (LOW SMOKE ZERO HALOGEN). L'Aice sottolinea che l’innovazione tecnologica incorporata nei cavi consente di offrire un’adeguata sicurezza per prevenire gli incendi o limitarne gli effetti. In particolare l’industria italiana è produttrice d’eccellenza di cavi LS0H (low smoke zero halogen), che uniscono la capacità di non propagare l’incendio e non rilasciare il calore con quella di avere una bassa emissione di fumi e gas tossici, facilitando così l’intervento dei soccorsi nelle aree colpite da incendi. Premesso che i danni da incendi per cause elettriche sono principalmente dovuti al fuoco e all’inquinamento da sostanze corrosive (quale è il cloro), i cavi LS0H operano da diretti antagonisti di queste due cause, perché facilitano la non propagazione dell’incendio e la sua autoestinzione, impedendo l’emissione di gas nocivi. Se l’impianto è realizzato con questa tipologia di cavi, la minore velocità di propagazione del fuoco permette interventi risolutivi con danni ridotti, l’ambiente non si inquina con fumi che sono estremamente pericolosi per la vita umana, rendendo possibili rapidi interventi di bonifica per rendere agibili le aree interessate.
Le regolamentazioni edilizie di molti Paesi, però, attualmente non impongono obblighi riguardo all’utilizzo di cavi LS0H. Scegliere prodotti sicuri in questi casi è la logica conseguenza di una corretta informazione da parte degli organi legislativi competenti, rafforzata da adeguate regolamentazioni nazionali, ma soprattutto da una più diffusa consapevolezza degli utenti finali delle differenze di rischio dovute ad impieghi di tecnologie diverse.
“Infrastrutture critiche come gli aeroporti – dice Bulletti - non dovrebbero prescindere da questa tecnologia. Ma per le stesse ragioni si deve pensare all’impiego di queste tecnologie non solo in ambienti pubblici o assimilabili, ma anche in ambienti civili, abitazioni, e soprattutto nei palazzi dove la concentrazione abitativa fa si che le quantità di cavo impiegate siano notevoli ed i rischi associati importanti, vista la presenza di numeri elevati di individui. C’è ancora molto lavoro da fare, nonostante l’impegno del nostre aziende nella promozione dei nuovi prodotti: ciò avviene sia per mancanza di indicazioni dalle autorità nazionali competenti, che intendiamo sensibilizzare nei confronti di questa importante problematica, sia per una ritrosia da parte di alcuni progettisti legata a retaggi di tipo economico. Retaggi che, per altro, a mio avviso non hanno fondamento, considerando che le differenze di costo tra cavi standard e cavi LS0H non superano il 10%. La nostra Associazione auspica quindi che queste tecnologie siano in futuro sfruttate a dovere, al fine di garantire la massima sicurezza per gli utenti di luoghi di rischio quali appunto le infrastrutture critiche.”
REGOLAMENTO CPR. “Su questo tema, la Comunità europea si è già adoperata – ricorda il presidente Aice - emettendo una norma di riferimento (ovvero il Regolamento Prodotti da Costruzione EU 305/11). Il regolamento CPR nasce infatti per far fronte ad una delle preoccupazioni principali delle autorità europee: la sicurezza delle persone e dei beni in caso di incendio. Sicurezza che si è tradotta nella determinazione di criteri di valutazione delle prestazioni che i prodotti devono soddisfare in caso di incendio. La Commissione Europea ha quindi deciso di introdurre una classificazione specifica per i cavi, riconoscendo l'importanza del loro comportamento al fuoco ed il loro ruolo in caso di incendio. Detta classificazione si applica a tutti i cavi installati permanentemente nelle costruzioni, siano essi per il trasporto di energia o di segnali, con conduttori di rame, alluminio o fibra ottica. Spetta ora alle autorità nazionali di ogni paese determinare quali classi di prestazione si applicano nei differenti ambiti. Le prestazioni di un prodotto, e quindi l’appartenenza ad una determinata classe, devono essere poi controllate e certificate da organismi indipendenti (notified bodies).”
“Come Associazione dei Cavisti Italiani ci adopereremo – conclude Bulletti - perché il recepimento del regolamento Europeo sia il più possibile esteso e chiaramente normato in Italia a beneficio della sicurezza delle persone, dei beni e delle attività di comune interesse. Ben consapevoli, purtroppo, che ad oggi l’utilizzo dei cavi LS0H è pari a circa un decimo del consumo totale di cavi installati in opere civili (abitazioni, ospedali, musei, centri commerciali, aeroporti). È indubbio che questa situazione richiede un’importante attenzione da parte di tutte le figure coinvolte in questo processo: noi di AICE siamo naturalmente pronti a dare il nostro contributo di produttori”.