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Incentivi alle Imprese le considerazioni Finco sul DDL 571

La Federazione hai inviato alcune considerazioni in merito al DDL 571 alla Commissione 9° del Senato

martedì 6 giugno 2023 - Redazione Build News

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FINCO, Federazione che rappresenta 40 Associazioni per circa 14.000 imprese, 140.000 dipendenti e quasi 30 miliardi di fatturato aggregato, ha inviato alla Commissione 9° del Senato  su indicazione del relativo Presidente Sen. De Carlo alcune considerazioni in merito alla Revisione Sistema degli Incentivi alle Imprese (DDL 571).

La Federazione guarda positivamente all’iniziativa della Commissione e si confida possa avere un esito di maggiore incisività rispetto a provvedimenti e tentativi in tal senso effettuati in passato. Le buone intenzioni sono infatti talvolta vanificate nell’applicazione pratica, come dimostra l’esperienza empirica di cui siamo portatori.

Da ultimo il caso del Decreto Semplificazioni (Dl 16 luglio 2020 n.76 recante “Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale” che non era né semplice né breve e sembrava scritto più per facilitare il lavoro degli Uffici che per i cittadini contribuenti, con una serie di distinguo eccessivi e molte disposizioni a carico della PA solo ordinatorie e non perentorie. Quindi sostanzialmente inutili. E troppi verbi declinati al futuro, così come troppi decreti applicativi.

Semplificazione burocratica

Il primo nodo da evidenziare - spiega la Federazione - è la semplificazione burocratica. In quel decreto mancavano dieci semplici righe che in questa sede si ripropongono “La Pubblica Amministrazione – intendendo per tale quella centrale e periferica, le Regioni, i Comuni, le Comunità Montane e tutti gli Enti Pubblici e quelli vigilati, controllati o in essa comunque incardinati, ivi compresi gli Istituti Previdenziali e di Assicurazione quali Inps e Inail nonché le Autorità Indipendenti quali Banca d’Italia etc. – non può richiedere a cittadini e imprese alcun documento o informazione già in suo possesso senza eccezione o deroga alcuna. In caso di accertamento, su segnalazione scritta del soggetto giuridico interessato che comprovi tale richiesta, i funzionari responsabili sono sottoposti a provvedimenti disciplinari immediati. Al contempo, nessun adempimento nei confronti delle medesime Amministrazioni può comportare per cittadini e imprese l’erogazione di somme distinte, su conti correnti diversi, con marche da bollo etc. Il versamento a carico del contribuente sarà unico, con evidenza della ripartizione della relativa destinazione, ma tale ripartizione sarà un atto endoprocedimentale all’interno della P.A., cui spetterà il compito di destinare le somme in relazione alle eventuali plurime competenze amministrative”.

Si potrebbe osservare  che c'è già una Legge che lo prevede dal 1968, ma si provi a fare un passaporto nuovo, o una pratica edilizia, o partecipare ad un appalto, per restare a un campo più vicino a FINCO, per verificare in che misura sia applicata.

Lo Smart working nella PA


“Le poche righe di cui sopra basterebbero perché lo stress di ribadire la documentazione necessaria passi dal rapporto cittadino/contribuente/P.A. all’interno dell’Amministrazione. In pratica, se un’Amministrazione non dà all’altra i dati, qualcuno ne è responsabile. La situazione si è poi aggravata con lo smart working, che troppo spesso è smart per chi lo pratica ma non per chi dovrebbe fruire dei relativi servizi, e comunque è applicabile a una ridotta tipologia di mansioni.

Come quelle riportate nelle venti paginette elaborate dal Ministero della P.A. dopo lunga analisi, secondo cui la principale problematica lamentata dagli italiani nei confronti della burocrazia è che questa richiede documenti già in proprio possesso, poi i tempi troppo lunghi, poi la poca chiarezza.  Il punto, al solito, non è tanto individuare i problemi, che sono noti, ma risolverli: non si può evitare di prendere provvedimenti duramente impopolari di controllo e verifica – altro che ‘il feticcio’ del cartellino, da qualcuno evocato a sproposito, così come l’eccessiva enfasi sul tema dell’abuso  d’ufficio, istituto che va ben circoscritto ed illustrato, ma non assolutamente eliminato.

Non sembri eccessiva tale lunga premessa sulla semplificazione il cui pieno dispiego è condizione necessaria perché venga assicurata una reale  libertà economica ed, in questo caso specifico, perché si renda possibile il successo della meritoria iniziativa del Codice degli Incentivi".

Valore della libera concorrenza

"Sotto questo profilo, poiché siamo convinti del valore della libera concorrenza e di un mercato in cui lo Stato faccia il Regolatore ed il Controllore, e non il Giocatore, si starebbe quasi per affermare che poiché le imprese italiane – con le ovvie differenze ed eccezioni che tuttavia confermano la regola – sanno fare il loro mestiere sarebbe bene eliminare  tutti i sussidi, le agevolazioni, i premi; tutto ciò che in sostanza viene intermediato dalla politica e dalle burocrazie e togliete loro, però, al contempo, il 15% di pressione fiscale e contributiva reale (non stiamo parlando delle aliquote delle Cayman Islands o di Montecarlo ma della pressione fiscale per esempio inglese) e il 30% - non dico di più – di burocrazia. Senza deroghe.

Per analogia tale sistema dovrebbe essere applicato anche ad altre fattispecie. (Un esempio per tutti, in un settore davvero penalizzante per le imprese: i premi Inail -  Ente assicurativo in posizione di monopolio - con abbattimento delle relative aliquote ed al contempo eliminazione delle numerose misure di agevolazioni particolari e settoriali).

Naturalmente, poiché questo scenario, ancorché auspicabile, non è realistico, vi sono in termini di semplificazione e razionalizzazione alcune aree di urgentissimo intervento, in primis quella fiscale con la creazione, ad esempio  di un cassetto unico dei crediti di imposta e di agevolazioni di impresa tra le varie Amministrazioni titolari e coinvolte di volta in volta nell'erogazione/valutazione degli incentivi.

Assai importante sarebbe poi procedere nel senso della unificazione quanto più possibile ampia della modulistica nonché, soprattutto ed improrogabilmente, nella interoperatività delle banche dati della P.A, intesa in senso ampio , presupposto perché le dieci righe di cui sopra possano trovare concreta attuazione".

L'internazionalizzazione

"Un altro campo di urgente razionalizzazione e non duplicazione dovrebbe essere quello relativo all'internazionalizzazione, le cui agevolazioni dovrebbero essere centralizzate nei Dicasteri competenti e nell'ICE, mentre oggi coinvolgono Regioni, Camere di commercio,  ed ulteriori altri soggetti.

In conclusione, la proposta che si ritiene di effettuare, è quella di attribuire  in tale riforma un ruolo reale al Garante per  le Piccole e Medie Imprese, che sono le più vitalmente interessate ad una siffatta pera di razionalizzazione. Garante la cui figura andrà in qualche modo “riesumata” e resa dialogante con le rappresentanze specie industriali della PMI, Finco compresa, nell’ambito del previsto Tavolo di Consultazione.

Infatti, se è del tutto condivisibile il contesto iniziale di riferimento e l’obiettivo finale del provvedimento di cui trattasi, va sottolineato come permangono forti sovrapposizioni di iniziative e di strumenti, nonché una certa mancanza di informazioni rispetto all’Amministrazione ed ai soggetti coinvolti nelle misure.

In questo senso appaiono quanto mai attuali, e degne di essere pienamente applicate, le disposizioni del richiamato articolo 17 della citata Legge 180 (Governo Berlusconi), articolo che si riporta in allegato per comodità di lettura.

Tali norme erano e sono attualissime; come sottolineato in premessa non è certo loro attribuibile un deficit di corretta previsione normativa, quanto una totale mancanza di loro applicazione e di controllo”.

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