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Incidente di Mestre, il vecchio guardrail amplificatore della strage

Se il guardrail avesse resistito all’urto del bus il numero delle vittime dell’incidente di Mestre non sarebbe stato così elevato

venerdì 6 ottobre 2023 - Franco Metta

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“Più che un film l’Italia delle stragi assomiglia a una serie, in cui le nuove stagioni richiamano di continuo, e in modo spesso sinistro, quelle precedenti”. Commentava così ieri il collega Carlo di Foggia sulle pagine del Fatto Quotidiano a proposito dell’incidente di Mestre che ha causato la morte di 21 persone.

In effetti questa ennesima strage fa tornare alla mente l’incidente del pullman precipitato dal viadotto Acqualonga sull'autostrada A16 nel comune di Monteforte Irpino (AV) dove perirono 40 persone, e per il quale recentemente (lo scorso 29 settembre) è stato condannato in Appello a 6 anni di reclusione l’allora ex ad di Autostrade Giovanni Castellucci.

Ad alcuni poi ha fatto tornare in mente anche la strage del viadotto Polcevera, noto come Ponte Morandi, avvenuta il 14 agosto 2018 e che causò la morte di 43 persone. E tra poco capiremo il motivo.

Un vecchio guardrail legittimato nonostante la nuova normativa

Fermo restando che nei prossimi giorni con l’autopsia sull’autista, unico italiano deceduto nell’incidente, e con l’esame della scatola nera del moderno bus elettrico, probabilmente conosceremo la causa principale dell’incidente, molti concordano nel ritenere che il guard-rail sia una concausa, non tanto per l’origine dell’incidente in sé quanto per l’elevato numero di vittime che l’incidente ha provocato.

Alcuni quotidiani hanno titolato affermando che il guardrail non fosse a norma. Sì certo, non era a norma rispetto alla normativa vigente che dal 1992 e successive modifiche fissa le caratteristiche delle protezioni stradali. Ma come ha ben evidenziato Carlo Baroni su La Stampa la normativa vigente “si applica esclusivamente alle barriere di nuova installazione e non prevede alcun obbligo di sostituzione dei vecchi guardrail già installati”. Sono escluse quindi le protezioni stradali realizzate prima, come quella del cavalcavia Vempa, progettato negli anni ’60 e realizzato certamente prima del 1992.

Insomma si può verosimilmente ritenere che le caratteristiche del guardrail collassato abbiano contribuito ad aumentare il prezzo in termini di vite umane, ma da un punto di vista puramente formale sembrerebbe che la presenza di quelle vecchie protezioni stradali fosse ancora legittima.

Il progetto di adeguamento andato per le lunghe

Un appalto già affidato prevedeva esplicitamente, tra i vari lavori da fare sul cavalcavia Vempa di Mestre, proprio “l’adeguamento normativo delle barriere”. Si era consapevoli quindi che quelle esistenti, vetuste e ormai fuori norma, andavano sostituite. Il Comune di Venezia, gestore del cavalcavia, aveva approvato nel 2018 il progetto esecutivo, e quest’anno c’era stato l’affidamento. Ma ironia della sorte, come per il Ponte Morandi, per il quale erano previsti lavori di manutenzione straordinaria ai piloni poi improvvisamente ceduti, anche qui si è arrivati tardi, maledettamente troppo tardi, con i lavori di adeguamento.

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