Si è svolto giovedì scorso l’incontro tra FINCO ed il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli. Nel corso dell’incontro sono stati affrontati vari temi, tra i quali in particolare:
1. La riforma del Codice dei Contratti con le problematiche ad esso connesse, quali la difesa della qualificazione per le lavorazioni Superspecialistiche e Specialistiche e dei limiti al subappalto, nonché la tematica del pagamento diretto ai subappaltatori e fornitori, la qualificazione delle Stazioni Appaltanti, l’avvalimento, i criteri di valutazione dell’offerta, la regolamentazione di secondo livello del Codice;
2. Le osservazioni della Commissione Europea al recepimento nazionale delle Direttive Appalti ed il loro uso talvolta strumentale;
3. La Riforma del Codice della Strada ed i rapporti con le Direzioni del MIT;
4. L’Albo Autotrasporto e le problematiche dei Trasporti Eccezionali;
5. Il tema ANAS e quello dei concessionari autostradali ed i relativi lavori di manutenzione;
6. La messa in sicurezza del territorio nazionale.
In particolare la Presidente FINCO, Carla Tomasi, ha sottolineato come da più parti si continua a mettere in discussione l’attuale assetto del Codice degli Appalti, enfatizzando aspetti di blocco di lavori che tale Codice avrebbe generato, ma che la realtà sottesa a queste critiche e le ragioni sono più complesse di quello che appare e sono spesso strumentali.
In un Paese in la cui pubblica ha impegnato trent’anni per applicare una Legge assai più semplice come quella dell’autocertificazione del 1968 ed a non richiedere (con importanti eccezioni) a terzi documenti già in suo possesso, è oggettivamente complesso applicare una normativa che intercetta il 15% del Pil Nazionale. E ciò anche ammesso che vi sia la volontà politica da parte delle Stazioni Appaltanti e delle amministrazioni di andare in questa direzione, volontà che invece è noto non esserci poiché sottrae potere alle suddette.
FINCO ha sottolineato come la maggior parte delle polemiche e delle voci allarmiste non siano altro che un modo di “far rientrare dalla finestra” ciò che è giustamente uscito dalla porta, come la possibilità di subappaltare liberamente anche il 100% delle opere acquisite in gara, che è stata definitivamente cassata, ed è uno dei punti centrali, se non il punto centrale sotteso a tutte le pretese di chi vuole affossare il Codice.
Sotto il profilo della stasi dei lavori, la Presidente ha auspicato una riflessione e presa d’atto circa il fatto che il mercato è cambiato ed inizia a richiedere tipologie di opere diverse e maggiori qualificazioni d’impresa.
Con ciò non si vuole nel complesso dire che il Codice non sia perfettibile e certamente la frammentazione (ed il ritardo) della normativa esecutiva sono un problema, ma fino a quando non sarà completamente applicato non potrà essere seriamente valutato.
In ogni caso le modifiche non debbono depotenziare la centralità della qualificazione delle Stazioni Appaltanti e delle imprese, anche attraverso il citato abbattimento del limite del 30% del subappalto, limite che va invece mantenuto, o l’applicazione estensiva dell’istituto, pernicioso, dell’avvalimento.
In una parola, i lavori debbono essere eseguiti da soggetti capaci di realizzarli direttamente.