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Infrastrutture, nel Masterplan per il Mezzogiorno la ricetta per superare il gap

Nel 2016 investimenti per 7 miliardi grazie all'attivazione in sede europea della clausola investimenti prevista nella legge di stabilità

mercoledì 4 novembre 2015 - Redazione Build News

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Le linee guida per il Masterplan per il Mezzogiorno, pubblicate sul sito web della Presidenza del Consiglio, pongono grande attenzione al superamento del gap infrastrutturale che separa il Sud dal resto dell'Italia.

“Serve una svolta – si legge nelle Linee guida - nella capacità di direzione pubblica: capacità di programmazione (le riprogrammazioni che si sono rese necessarie per accelerare l’utilizzo dei Fondi europei 2007-13 segnalano errori di programmazione che non devono ripetersi con i Fondi 2014-20); semplificazione amministrativa, sfoltimento dei vincoli normativi e regolamentari e attribuzione chiara di responsabilità a ogni amministrazione; riforma del Titolo V della Costituzione in modo da superare le sovrapposizioni di competenze tra livelli di governo. E’ ora di mettere la parola fine a incertezza regolatoria e costi collaterali che aumentano l’onere per la collettività e azzoppano la possibilità stessa di realizzare le infrastrutture: abbiamo cominciato con lo Sblocca Italia e dovremo procedere con operazioni di snellimento radicali. E inoltre, facendo leva sull’efficacia di una regolazione stabile e forte, fare delle risorse pubbliche italiane ed europee la leva per mobilitare risorse private nella realizzazione di progetti al servizio dell’interesse generale. Un ruolo chiave in questa direzione svolgeranno Cassa Depositi e Prestiti e Banca Europea degli Investimenti”.

I PROGETTI INFRASTRUTTURALI. Il Governo, sottolineano le Linee guida, “è impegnato a definire e attuare – anche con l’apporto di imprese partecipate dallo Stato (Terna, Snam, FS, Anas) - progetti infrastrutturali decisivi per connettere il Mezzogiorno al resto del Paese, all’Europa, ai mercati internazionali: dal Piano Banda Ultralarga - per il quale sono state già stanziati 3,5 miliardi sul Fondo Sviluppo e Coesione e 2 miliardi sui Programmi Operativi Regionali – all’Alta Velocità sugli assi adriatico e tirrenico e sulla Napoli-Bari-Taranto e all’ammodernamento del sistema ferroviario in Sicilia e Sardegna; dal Piano della portualità e della logistica – che punta a fare dell’Italia e in particolare del Mezzogiorno un hub delle merci per tutta l’Europa – al Piano degli aeroporti che rafforza le linee da e per il Sud e al risanamento e sviluppo degli assi viari portanti; dalle interconnessioni che superano i principali colli di bottiglia che ostacolano il funzionamento del sistema elettrico alle infrastrutture del gas – rigassificatori, interconnessioni con l’estero, dorsale Sud-Nord – che aumentano la sicurezza degli approvvigionamenti di tutte le regioni e, aumentando la concorrenza, riducono il prezzo del gas”.

A MANCARE NON SONO LE RISORSE, MA LA CAPACITÀ DI UTILIZZARLE. “Tra Fondi strutturali (FESR e FSE) 2014-20 pari a 56,2 miliardi di euro, di cui 32,2 miliardi di euro europei e 24 miliardi nazionali, cui si aggiungono fondi di cofinanziamento regionale per 4,3 miliardi di euro, e Fondo Sviluppo e Coesione, per il quale sono già oggi disponibili 39 miliardi di euro sulla programmazione 2014-20, stiamo parlando di circa 95 miliardi di euro a disposizione da qui al 2023 per politiche di sviluppo. E’ la capacità di utilizzarli – evidenzia il documento di Palazzo Chigi - che è mancata per decenni, come testimonia il ritardo accumulato fino al 2011 nella spesa dei Fondi europei e il fatto che a tutt’oggi il Fondo Sviluppo e Coesione abbia una disponibilità residua relativa ai cicli di programmazione 2000 – 2006 e 2007 -2013 per circa 17 miliardi che, per inciso, porta la capacità di spesa sul territorio da qui al 2023 a 112 miliardi. Il Governo, come dimostra il recupero di capacità di spesa dei Fondi 2007-13, sta operando per riattivare la capacità di utilizzare le risorse disponibili”.

LEGGE DI STABILITÀ 2016. Con il disegno di legge di Stabilità 2016 ora all'esame del Senato “il Governo ha attivato in sede europea la clausola investimenti – la cui istituzione è dovuta all’azione italiana durante il semestre di Presidenza dell’Unione – che mette a disposizione nel 2016 uno spazio di bilancio di 5 miliardi di euro utilizzabili per spendere le risorse nazionali destinate a cofinanziamento dei Fondi strutturali o di investimenti nelle reti di rilevanza europea o di investimenti supportati dal Piano Juncker. L’effetto leva potenziale è in grado di mettere in gioco nel solo 2016 investimenti per oltre 11 miliardi di euro, di cui almeno 7 per interventi nel Mezzogiorno”.

CABINA DI REGIA STATO-REGIONI DEL FONDO SVILUPPO E COESIONE E PATTI PER IL SUD. Per sbloccare anche per gli anni successivi gli investimenti nel Mezzogiorno, il Masterplan punta sulla Governance e sulla capacità amministrativa. “Sulla Governance, oltre che con le semplificazioni e l’opera di chiarimento circa la ripartizione di responsabilità tra le amministrazioni, il Governo interverrà costituendo e guidando la Cabina di Regia Stato-Regioni del Fondo Sviluppo e Coesione, che dovrà allocare le risorse in modo da massimizzare le sinergie con i Fondi strutturali allocati sui Programmi operativi nazionali e regionali. La Cabina di Regia si avvarrà del Dipartimento per le politiche di coesione e dell’Agenzia per la coesione territoriale delle cui strutture si sta accelerando il completamento, nonché di Invitalia e dei suoi strumenti di intervento. Cabina di Regia, Dipartimento e Agenzia lavoreranno a stretto contatto con le amministrazioni centrali e con quelle regionali e locali per dare impulso all’azione amministrativa e per rimuovere ostacoli procedurali e accelerare i processi autorizzatori. Ma qui si pone il problema decisivo di una collaborazione attiva delle amministrazioni regionali e locali. A questo tema della cooperazione interistituzionale sono dedicati i Patti per il Sud”. Il Governo si è attivato “per costruire 15 Patti per il Sud, uno per ognuna delle 8 Regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna) e uno per ognuna delle 7 Città Metropolitane (Napoli, Bari, Taranto, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Cagliari)”.

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