“Oggi con la tecnologia le carreggiate autostradali si stringono e si allargano con segnali luminosi (freccia verde e “x” rossa), i treni possono viaggiare a maggiore velocità, gli aeroporti e le stazioni marittime possono aumentare la loro capacità. L’infrastruttura deve essere adattabile a diversi eventi, deve aumentare la sua resilienza. Deve poter resistere ai mutamenti causati da eventi naturali, scioperi, manifestazioni”.
Con un intervento pubblicato nei giorni scorsi su forumpa.it (link), il direttore generale dei sistemi informativi del Ministero Infrastrutture e Trasporti, Mario Nobile, spiega il progetto ‘smart infrastructures’ promosso dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e attualmente in fase di start-up, che “ha l’obiettivo di avviare e guidare la nuova stagione della trasformazione digitale delle infrastrutture e della mobilità e individuare – secondo un percorso condiviso con i principali stakeholder – una visione nazionale che definisca standard funzionali e di servizio di riferimento, raccogliendo così la sfida dell’innovazione a beneficio di cittadini e imprese contribuendo anche all’espansione del mercato e in generale dell’economia del Paese”.
Gli interlocutori istituzionali “sono ANAS, Ferrovie, ENAC, Concessionarie autostradali, Autorità portuali. Ovvero tutti i soggetti concessionari di servizi dello Stato, ovvero pubblici, di tutti”.
Gli obiettivi indicati dal Ministro Delrio, spiega Nobile, “sono semplici ed efficaci: spendere meglio i soldi investiti in infrastrutture, sostenere un nuovo fermento culturale ed economico sui servizi di trasporto, aumentare la qualità dell’esperienza di mobilità degli utenti. La sfida è lanciata”.
L'esperto del Mit sottolinea che “Il costo della tecnologia all’interno di un’opera come un viadotto è incredibilmente e marginalmente basso rispetto ai costi globali dell’infrastruttura. Ma non è questione di sistemare qualche sensore o qualche stendere metro di fibra ottica; serve un approccio sistemico, che stabilisca gli standard funzionali e che abbandoni la classica autoreferenzialità pubblica per aprire un serrato confronto con gli operatori (di servizi, di telecomunicazioni, di settore) per realizzare una vera piattaforma abilitante ai servizi”.