I dati relativi al 2014 “indicano un marcato rallentamento dei nuovi abilitati alla professione di ingegnere (laureati triennali e magistrali); per la prima volta, infatti, essi si sono attestati sotto le 10mila unità. Vale la pena di constatare che il medesimo trend si è riscontrato tra gli architetti, scesi nel 2014 a meno di 5mila abilitati”.
Lo evidenzia lo studio “L’accesso alle professioni di ingegnere e architetto. Osservatorio sugli esami di abilitazione svolti nell’anno 2014”, realizzato dal Centro Studi del Consiglio nazionale degli ingegneri.
“Il fenomeno”, spiega lo studio, “può essere spiegato considerando elementi diversi tra cui, certamente, il persistere della crisi che ha colpito in particolar modo il settore delle costruzioni e dell’edilizia, con pesanti conseguenze nell’ambito della libera professione. Potrebbero pesare, però, anche alcuni obblighi alcuni obblighi a cui gli iscritti all’albo sono tenuti (formazione continua, assicurazione RC), che possono costituire elementi di disincentivazione all’esercizio della libera professione in una fase di restringimento del mercato”.
Tra gli ingegneri “il numero di abilitati alla sezione A è stato pari, nel 2014, a 9.014, appena il 38,2% dei potenziali “ingegneri” (quota in calo rispetto al 41,3% rilevato tra gli abilitati del 2013). Ancora più contenuto è il numero di abilitati tra i laureati di primo livello, sceso a 979 (erano 1.055 nel 2013), pari al 3,5% dei potenziali ingegneri iuniores”.
“E non si può neanche supporre che questo calo sia correlato ad una maggior complessità delle prove di esame rispetto al passato, visto che il tasso di successo rilevato nel 2014 (87%) è anche superiore a quello rilevato negli ultimi 5 anni”.
DIFFERENZE TRA NORD E SUD. Delle 736 abilitazioni in meno rilevate tra gli ingegneri della sezione A , “quasi la metà è concentrata negli Atenei del Meridione che da sempre hanno costituito un importante bacino di formazione (almeno per quanto attiene all’abilitazione professionale), nonostante gli stessi Atenei abbiano fatto registrare il tasso di successo più elevato: in media il 94,3%”.
L’università Federico II di Napoli “si conferma ancora una volta il primo Ateneo d’Italia per numero di laureati abilitati alla professione (692, pari al 93,5% dei candidati contro i 779 del 2013), seguito dall’Università La Sapienza di Roma (651 abilitati) che però si rivela la sede d’esame con il maggior numero di candidati (749)”.
“Colpisce che il Politecnico di Milano, il principale Ateneo di formazione ingegneristica per numero di studenti (nel 2013 hanno conseguito una laurea magistrale ingegneristica quasi 8mila studenti contro i circa 3.200 dell’Università La Sapienza di Roma, secondo Ateneo italiano per numero di laureati in Ingegneria), si collochi solo al 7° posto per numero di abilitati alla professione”.
Tra gli ingegneri del nord-Italia “vi è una propensione alla libera professione decisamente inferiore rispetto al resto d’Italia (basti pensare che l’Ordine di Milano si colloca solo al terzo posto in Italia per numero di iscritti e scorrendo le prime 10 posizioni di questa particolare graduatoria, Milano e Torino sono gli unici due Ordini provinciali settentrionali presenti) dal momento che è questa l’area del Paese con elevata presenza di imprese che offrono agli ingegneri un numero assai consistente di posizioni lavorative (nel 2014 ben il 68,5% delle quasi 18mila assunzioni di profili ingegneristici è stato operato da una impresa del Nord-Italia)”. Tuttavia “questo elemento, in aggiunta a quanto rilevato in precedenza a proposito di una certa disomogeneità di “prestazioni” tra un ateneo e l’altro, lascia supporre che esistano dei flussi che portano alcuni laureati a sostenere le prove degli Esami di Stato in atenei ritenuti meno 'ostici'”.
FUGA DALL'ALBO. La “fuga” dall’albo professionale, osserva il Centro studi Cni, “si va comunque evidenziando in maniera sempre più accentuata nei settori che offrono agli iscritti minor tutela in termini di attività riservata: ormai ben più della metà degli abilitati (51,8%) è costituita da ingegneri del settore civile ed ambientale, mentre la quota di abilitati nel settore industriale e in quello dell’informazione si riduce, rispettivamente, al 37,6% e al 10,5% (nel 2013 erano rispettivamente il 12,4% e il 39,1%, mentre nel 2012 il 13,8% e il 40%)”.
L'indagine del Cni precisa che “non è possibile affermare che gli “industriali” e gli “informatici” incontrino maggiori difficoltà, rispetto ai loro colleghi del settore “civile ed ambientale”, nel sostenere gli esami, visto che il loro tasso di successo, pari rispettivamente all’87,5% e all’86,3% si mantiene quasi sugli stessi livelli di quello rilevato tra i laureati del settore civile ed ambientale (87,4%). Tuttavia, nel 2014 oltre 4mila laureati degli indirizzi di laurea industriali e dell’informazione hanno comunque conseguito l’abilitazione professionale”.
Per quanto riguarda la sezione B dell’Albo degli Ingegneri, “appare sempre più evidente, con il passare degli anni, come l’iscrizione all’albo per gli ingegneri iuniores costituisca una opportunità piuttosto marginale: nel 2014 il numero di laureati di primo livello abilitati è sceso, come anticipato, sotto la soglia dei 1.000 individui, pari ad appena il 3,5% dei potenziali ingegneri iuniores”.
RIFLESSIONE DI CARATTERE GENERALE SULLA VALENZA DELLA LAUREA DI PRIMO LIVELLO. Un numero piuttosto ridotto di ingegneri iuniores effettua l’abilitazione professionale, e l’82% dei laureati di primo livello prosegue gli studi iscrivendosi ad un corso di laurea magistrale. “Occorrerebbe, pertanto, riflettere sull’utilità del “frazionamento” del percorso universitario in due spezzoni, almeno per ciò che riguarda la professione nel campo dell’ingegneria”.
Tra i primi 10 Atenei per numero di abilitati iuniores, solo uno è del Nord-Italia (Politecnico di Milano), due del Centro (Roma La Sapienza e Firenze) e i restanti sette del meridione, con i due atenei di Napoli (Federico II e Seconda Università) leader assoluti di questa graduatoria.
Dei 979 laureati di primo livello abilitati, “il 60% ha conseguito l’abilitazione per l’accesso al settore civile ed ambientale, mentre il restante 40% si divide invece per circa due terzi nel settore industriale ed un terzo in quello dell’informazione. E questo, nonostante le prove del settore civile ed ambientale si rivelino più complesse di quelle degli altri settori almeno a giudicare dal tasso di successo rilevato: 75,3% contro il 78,1% della media di tutti gli ingegneri iuniores e l’84,3% degli abilitati al settore industriale”.