Nel 2015, rispetto all’anno precedente, si è abbassata la quota di laureati in ingegneria che ha conseguito l’abilitazione professionale sostenendo l’esame di Stato.
Dal documento “L’accesso alle professioni di ingegnere e architetto. Osservatorio sugli esami di abilitazione svolti nell’anno 2015”, pubblicato dal Centro Studi del Consiglio nazionale degli ingegneri, emerge infatti che la quota si è attestata al 35,5% a fronte del 38,2% rilevato nel 2014 e del 41,3% del 2013. Nel complesso gli abilitati nel 2015 sono stati 9.421, uno dei valori più bassi registrati negli ultimi anni. Questo trend al ribasso può essere interpretato come l’orientamento, soprattutto dei giovani ingegneri, a scegliere la possibilità di esercitare la libera professione, negli ultimi anni poco premiata dal mercato, solo se fortemente motivati.
La parte preponderante degli abilitati continua a provenire dalle classi di laurea in Ingegneria Civile e Ambientale. Diminuisce, nel 2015, il numero di abilitati nel Meridione e nel Centro—Italia, mentre aumenta nelle regioni del Nord.
Questa situazione risulta inequivocabile tra i laureati di primo livello, pochi dei quali prendono in considerazione l’ipotesi di conseguire l’abilitazione professionale; ogni 100 laureati triennali, si registrano appena 2,9 abilitati.
NEL 2015 IL NUMERO PIÙ BASSO DI ABILITATI DEGLI ULTIMI 18 ANNI. I complessivi 9.421 abilitati (ingegneri e ingegneri iuniores) del 2015 costituiscono il numero più basso registrato negli ultimi 18 anni, praticamente la metà dei valori rilevati tra gli anni 2003 e 2006, quando il numero di abilitati ha anche superato la soglia dei 20mila laureati.
Più nello specifico, tra gli ingegneri della sezione A, il numero di abilitati è sceso per la prima volta, nel 2015, sotto le 9mila unità (8.610 ingegneri), mentre il numero dei nuovi ingegneri iuniores si è ridotto a 811.
Questo accentuato disinteresse verso l’abilitazione professionale può essere determinato da una serie di concause che disincentivano i giovani laureati a sostenere gli Esami di Stato. Innanzitutto la percezione di una bassa utilità che l’iscrizione all’Albo professionale può avere per gli ingegneri del settore industriale e dell’informazione non essendo previste attività riservate così come avviene per gli ingegneri del settore civile ed ambientale. Tanto è vero che l’universo degli abilitati alla sezione A è composto per ben oltre la metà (54,3%) da ingegneri del settore civile ed ambientale e solo una minima parte (appena il 10%) da ingegneri del settore dell’informazione.
Ma anche tra gli ingegneri civili ed ambientali è in crescita la componente di laureati non interessati all’abilitazione professionale, sia a causa della profonda crisi che negli ultimi anni ha colpito il settore delle costruzioni e delle opere pubbliche, sia per l’introduzione di obblighi di legge (formazione continua, assicurazione RC) a cui gli iscritti che svolgono la libera professione sono tenuti.
Un elemento che non incide più di tanto sulla flessione degli abilitati è certamente il livello di complessità delle prove di esame, visto che il tasso di successo rilevato nel 2015 (86,8% per la sezione A, 77,7% per la sezione B) è in linea con i valori rilevati negli ultimi anni.
DIFFERENZE TRA ATENEI. Rispetto al 2014, si rileva una riduzione del numero di abilitati negli atenei del Meridione (423 abilitati in meno) e del Centro Italia (-170), mentre, risultano in aumento nel Nord Italia (69 abilitati in più negli atenei del Nord-Est e 120 in quelli nord-occidentali). E tutto questo in un contesto nazionale in cui gli atenei del Meridione e del Centro Italia fanno registrare le migliori performance, con quote di abilitati che superano il 90% nel Centro e addirittura il 94% in quelli del Meridione (con casi limite con il 100% di abilitati come rilevato a Catania e Salerno).
L’ateneo con il maggior numero di abilitati della sezione A risulta, abbastanza sorprendentemente, l’Università di Padova sebbene si collochi solo al sesto posto in Italia per numero di laureati nelle discipline ingegneristiche.
Diametralmente opposta la situazione del Politecnico di Milano che, pur essendo il principale centro italiano di formazione ingegneristica con quasi 9mila laureati l’anno, non va oltre il sesto posto per numero di abilitati alla professione in ingegnere, sintomo oltre che di un diverso livello di selezione tra gli atenei, anche di una certa mobilità dei candidati.
Particolarmente selettive si rivelano le Università di Bergamo, di Trento e di Castellanza con un tasso di successo compreso tra il 53% e il 54%. Le performance variano poi in misura significativa anche in base al settore prescelto: si va infatti dall’84% di abilitati tra i candidati del settore civile ed ambientale all’89,8% di quelli del settore industriale, fino ad arrivare al 91% rilevato tra gli ingegneri dell’informazione.