Secondo le previsioni del Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, basate sui dati del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere, nel 2015 dovrebbero essere assunti 23.380 ingegneri, contro i 17.840 del 2014, con un incremento del 31,1%.
Negli ultimi quindici anni, soltanto una volta si era registrato un numero di assunzioni più alto: 26.220 nel 2008.
CRESCITA DELLA DOMANDA DI ASSUNZIONI DI INGEGNERI. Secondo i dati elaborati dal Centro Studi CNI, al previsto incremento medio del 31,1% di assunzioni di ingegneri corrisponde una crescita a tratti disomogenea per indirizzo di laurea. Per la richiesta di laureati in ingegneria civile e ambientale è previsto un vero e proprio boom: +50,7%. Sebbene gli ingegneri che hanno seguito questo indirizzo occupino l’ultimo gradino, il loro numero nel 2015 dovrebbe salire fino a 2.170 (contro le 1.440 del 2014). Il secondo maggiore incremento previsto è quello degli ingegneri che hanno seguito l’indirizzo industriale: +40,6% con 7.000 assunzioni, contro le 4.980 dell’anno scorso. Performance molto simile per i laureati che hanno seguito altri indirizzi (+38,9%), mentre l’incremento minore, tra quelli monitorati, è previsto per gli assunti laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione che resteranno comunque il contingente più numeroso. Nel 2015 le stime parlano di 9.780 assunzioni, contro le 8.240 del 2014.
I COMPARTI DELL’ECONOMIA CHE ASSORBIRANNO IL MAGGIOR NUMERO DI INGEGNERI. Su tutti spiccano le industrie metalmeccaniche ed elettroniche con una previsione di 7650 assunzioni, delle quali ben 4460 appannaggio di chi è in possesso di una laurea a indirizzo di ingegneria industriale. Il settore, comunque, dovrebbe garantire per l’anno in corso oltre 3mila assunzioni anche agli ingegneri degli altri indirizzi. Molto robusta anche la quota prevista di ingegneri assunti nel settore dei servizi informatici e delle telecomunicazioni con ben 6790 unità. Naturalmente qui la parte del leone la fanno i laureati in ingegneria elettronica e dell’informazione con 5590 assunti previsti. Seguono, molto distanti, i settori dei servizi avanzati alle imprese e i servizi di supporto alle imprese e alle persone che, sommati, dovrebbero superare di poco le 3.600 unità. Molto significativo il dato relativo al settore delle costruzioni. Qui gli effetti della crisi sono stati tali da determinare conseguenze occupazionali strutturali e di lungo termine. Nel 2015, infatti, il numero previsto di assunzioni di ingegneri è di appena 780 unità, poco più del 3% del totale.
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA. I dati del Centro Studi CNI mostrano come i territori ideali per gli ingegneri restino quelli del Nord-Ovest del Paese. In questa area sono previste 9.750 assunzioni, quasi il 42% del totale. Molto distanti le altre aree. Il Nord-Est ne può vantare 5.640 (poco più del 24%); a seguire il Centro con 4.570 (19,5% del totale). Chiude l’area del Sud e delle Isole con 3.440 assunzioni pari a poco meno del 15%.
I dati del nostro Centro Studi – ha commentato Armando Zambrano, Presidente del CNI – fanno prevedere una crescita sensibile della domanda di ingegneri nel nostro paese e questa è una buona notizia, il linea del resto con i crescenti segnali di ripresa economica che si registrano nel Paese. Questo fatto non deve meravigliare più di tanto, visto che storicamente ad una crescita della domanda di ingegneri corrisponde sempre il buon stato di salute dell’economia.
Tuttavia – ha aggiunto Zambrano – i dati in nostro possesso fanno trapelare anche molte ombre. Penso soprattutto al settore delle costruzioni che, anche in questo 2015, assorbirà un numero esiguo di ingegneri. A testimonianza del fatto che questo comparto soffre ormai di una crisi così profonda che il calo occupazionale ha assunto ormai caratteri strutturali. Inoltre, gran parte delle assunzioni resta concentrata nel Nord Italia e questo non fa altro che accrescere il divario col Sud. Infine, la richiesta di ingegneri industriali è molto forte nei comparti a media o bassa intensità tecnologica (ad esempio quello metalmeccanico), mentre resta debole nei comparti ad alto contenuto tecnologico.
Questi elementi – ha concluso Zambrano – ci spingono ad interrogarci sulla forza reale e sulle forme di questa ripresa economica. A mio avviso la riconfigurazione del sistema industriale è ancora debole. Non c’è vera ripresa senza una completa modernizzazione dell’industria e dei servizi, obiettivo che sarà possibile centrare soltanto puntando su un maggiore apporto e sulla maggiore presenza di figure professionali con competenze tecniche.