Sebbene il numero di iscritti all’Ordine si mantenga stabile o addirittura in lieve crescita (240.014 nel 2018, contro i 239.389 dell’anno precedente), nel 2016 è proseguita la flessione del numero di coloro che hanno affrontato l’esame per l’abilitazione alla professione di ingegnere. I nuovi abilitati sono stati 9.449, un numero in contrazione rispetto al 2010, quando si sono superati i 12.000 abilitati, e ancor più rispetto al recente periodo di picco maggiore (2006), quando si era poco al di sopra delle 19.000 unità. Queste cifre attestano un calo di interesse di molti neo-laureati nei confronti del sistema ordinistico. Più nello specifico, solo un laureato su tre consegue l’abilitazione professionale per l’iscrizione alla sezione A dell’Albo, mentre nel 2013 la corrispondente quota, seppur già in calo, superava il 41%. Tra i laureati triennali, la quota di abilitati rispetto al numero potenziale di ingegneri iunior scende sotto i tre ingegneri ogni 100. È quanto emerge dalla consueta analisi annuale effettuata dal Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri, pubblicata nei giorni scorsi.
I dati sembrano sottolineare come i laureati triennali in ingegneria attribuiscano all’abilitazione professionale un valore piuttosto marginale. Infatti, mentre nel 2016 gli abilitati con laurea magistrale sono stati poco più di 8.500, gli iuniores sono stati appena 861. Già da tre anni gli abilitati con laurea triennale sono al di sotto delle 1.000 unità per anno. Ciò che deve fare maggiormente riflettere, tuttavia, non è tanto il numero attuale di abilitati, quanto la velocità con cui tale numero si è ridotto nel tempo. Se si considera, ad esempio, il periodo compreso tra il 2010 ed il 2016, la flessione degli abilitati con laurea magistrale è stata del 22% e quella con laurea triennale è stata del 36%.
Tali tendenze vanno tuttavia meglio focalizzate. Se si guarda agli abilitati per la sezione A dell’Albo, il problema principale sembra essere costituito dalla dinamica seguita dagli ingegneri dell’informazione, che rappresentano ormai una quota molto contenuta di abilitati, pari a poco più del 7% negli ultimi anni. In sostanza, pur essendo in crescita il numero di laureati nei corsi afferenti l’ingegneria dell’informazione, il numero di abilitati è sempre più contenuto. Ciò appare, per molti versi, piuttosto paradossale, se si pensa che per lo svolgimento di alcune attività connesse al Piano Industria 4.0, la legge richiede un numero crescente di ingegneri dell’informazione e industriali iscritti all’Albo. Per i laureati di primo livello, invece, la contrazione sembra essere connessa alla carenza di “appeal” del titolo professionale iunior.
Da sottolineare come si mantengano abbastanza stabili nel tempo i tassi di successo degli esami di abilitazione: intorno all’85% per i laureati magistrali e intorno al 77% per i triennali, con livelli più elevati della media nazionale negli Atenei del Meridione.