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Ingegneri: verso una progressiva riduzione del fatturato e del reddito professionale

Dal 2024 e per tutto il 2025 lo scenario roseo è destinato a mutare radicalmente, soprattutto a causa del venir meno dei cospicui finanziamenti collegati ai Superbonus ed al fatto che, nel 2025 e nel 2026, il Governo ha optato per una revisione radicale delle aliquote di detrazione dei bonus edilizi

lunedì 10 febbraio 2025 - Alessandro Giraudi

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La Giornata della libera professione, tenutasi il 6 febbraio 2025 a Roma, è stata un’ottima occasione per riflettere su questa particolare modalità lavorativa, con riferimento specifico all’attività di ingegneri e architetti. Nell’occasione, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri ha diffuso un breve rapporto, a cura del Centro Studi CNI, che si propone di esaminare il settore dell’ingegneria nel quadro economico, provando a prevedere le evoluzioni future.

Lo shock economico innescato dall’epidemia Covid-19 ha dato avvio ad una fase espansiva e di riorganizzazione di molti ambiti produttivi, nei quali gli ingegneri hanno giocato un ruolo importante e di cui hanno beneficiato in buona misura. Al tempo stesso, il periodo di crescita ha reso più evidenti alcune trasformazioni interne al sistema ordinistico che nel medio-lungo periodo potrebbero mutare il volto dell’ingegneria e dello stesso sistema ordinistico. Inoltre, il ciclo economico degli ultimi quattro anni fa registrare un deciso ridimensionamento che dispiegherà i propri effetti anche sul comparto dei servizi di ingegneria e architettura. In particolare, le stime di crescita del Pil per il 2024 sono state tagliate dall’1% allo 0,5% ma soprattutto sono previsti in calo gli investimenti in costruzioni, con -4,2% nel 2024 e -6,2% nel 2025.

Nel periodo 2021-2023, invece, il comparto edile aveva ripreso a crescere a ritmi sostenuti e questo ha generato effetti positivi per un numero elevato di studi professionali. Nel 2023 il reddito professionale medio degli ingegneri iscritti ad Inarcassa risulta aumentato del 60% rispetto al livello registrato nel 2019. Più in dettaglio, nel 2021 il reddito professionale medio annuo degli ingegneri si è attestato a 44.459 euro, a fronte di 34.775 euro annui dell’anno precedente, con un incremento del 28%. Ma il vero salto si è verificato nel 2022 con un reddito medio, contabilizzato da Inarcassa, di 54.000 euro, fino ad arrivare a 59.000 euro stimati per il 2023, mentre nel 2024 si prevede un leggero ridimensionamento di tale cifra.

Fatturato

L’indicatore che dà la misura del peso crescente dei servizi di ingegneria nel sistema economico complessivo e di una inequivocabile crescita, almeno fino al 2023, è il fatturato. Dai 3,8 miliardi di euro rilevato nel periodo pre-Covid tra gli ingegneri iscritti ad Inarcassa, si è passati a ben 6,4 miliardi di euro di fatturato nel 2023 e si stima un volume d’affari di 6,3 miliardi nel 2024 (+65%).

Se si allarga ancora di più lo sguardo, ingegneri, architetti (sia iscritti ad Inarcassa che operanti come liberi professionisti con gestione separata) e società di ingegneria operanti nel comparto SIA hanno registrato un giro d’affari che, dai 7,9 miliardi di euro del 2019, è passato a ben 10,9 miliardi di euro nel 2021, con una proiezione di 14,7 miliardi stimati per il 2024. Tra il 2019, anno pre-crisi, ed oggi si stima dunque un incremento del volume d’affari per i professionisti del comparto SIA dell’86%: valori mai registrati in precedenza. Il fatturato realizzato dalle attività professionali di ingegneria e architettura rappresenta attualmente il 7% del valore aggiunto generato da comparto delle attività professionali, scientifiche e tecniche (202 miliardi di euro), contro il 4,5% del 2019.

Anche a causa di questo vero e proprio boom, molti studi di ingegneria hanno avuto difficoltà negli ultimi due anni a reperire un numero sufficiente di professionisti per far fronte all’incremento di volume delle commesse. Dall’altro lato, va detto che il sistema ordinistico non sembra avere beneficiato di questo cambio di passo. Sebbene il contesto economico sia mutato, il numero di laureati che decide di sostenere l’esame di Stato resta esiguo ed ancora più ridotto è il numero di coloro che decidono di iscriversi all’Albo professionale. Negli ultimi 5 anni mediamente solo il 10% dei laureati ha proceduto a tale iscrizione. L’incremento marginale degli iscritti è dunque sempre più ridotto e non si intravede un vero ricambio generazionale. Il 65% degli iscritti all’Albo degli ingegneri, infatti, ha più di 45 anni. In sostanza si riduce progressivamente la platea di ingegneri a cui l’Albo professionale si è sempre rivolto ed aumenta la platea di ingegneri per i quali, al momento, l’iscrizione all’Albo assume importanza relativa.

“Negli ultimi anni – afferma Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI – purtroppo abbiamo rilevato da un lato l’alta domanda delle imprese, dall’altro la scarsa offerta di competenze e figure operanti nell’ingegneria. Rispetto a quello che è l’attuale fabbisogno, registriamo una preoccupante carenza di ingegneri. Mancano alcune migliaia di ingegneri all’anno, nonostante il numero di laureati sia in costante aumento. In genere i datori di lavoro non lamentano l’insufficienza delle competenze, ma proprio la mancanza di candidati. A questo si aggiunge il fatto che le figure maggiormente richieste sono quelle che operano nell’ambito dell’ingegneria dell’Informazione e dell’Ingegneria industriale e in futuro si prevede che le competenze richieste in ambito ingegneristico saranno sostanzialmente differenti da quelle attuali. A completare il quadro c’è il cambio del ciclo economico in atto che avrà sicuramente un impatto negativo anche sul nostro settore”.

“Ogni dato raccolto – afferma Marco Ghionna, Presidente del Centro Studi CNI - è un'opportunità per migliorare la formazione, ottimizzare i processi e garantire che gli ingegneri possiedano gli strumenti necessari per affrontare le sfide del futuro. L'analisi dei dati non è solo una questione di monitoraggio delle tendenze, ma rappresenta un elemento cruciale per orientare le scelte strategiche a lungo termine per la professione, garantendo così un futuro prospero e in linea con le esigenze globali. I liberi professionisti sono sempre al centro delle nostre analisi, ed in questo momento stiamo notando un periodo di grande difficoltà che non va solo osservato ma affrontato nel più breve tempo possibile. Analizzando nel dettaglio, lo scenario resta per i professionisti poco rassicurante, sebbene infatti i liberi professionisti si siano aggiudicati il 55,5% delle gare per servizi di ingegneria con importo a base d’asta inferiore a 140.000 euro e il 52,4% degli importi, si assiste ad una flessione di oltre il 10% rispetto al 2023. Limitandosi alle gare con importo a base d’asta compreso tra 140.000 e 215.000 euro, le corrispondenti quote scendono al 14,6% delle gare e al 15,9% degli importi. Le gare con importo superiore a 215.000 euro, il ruolo dei liberi professionisti è quasi inesistente, laddove le corrispondenti quote per i liberi professionisti, sono pari rispettivamente all’3,1% delle gare ed appena il 0,8% degli importi”.

Fatturato e reddito professionale verso una progressiva riduzione

A partire dal 2024 e per tutto il 2025 lo scenario roseo sopra descritto è destinato a mutare radicalmente. Il fatturato e il reddito professionale sono stimati in progressiva riduzione, soprattutto a causa del venir meno dei cospicui finanziamenti collegati ai Superbonus ed al fatto che, nel 2025 e nel 2026, il Governo ha optato per una revisione piuttosto radicale delle aliquote di detrazione di tutti gli interventi di ristrutturazione in edilizia. Si prevede che quest’anno la flessione degli investimenti in costruzioni potrebbe essere del 4,2% e nel 2025 del 6,2%, ponendo fine ad un super incremento nei tre anni precedenti. È probabile che nel 2025 e nel 2026 il ridimensionamento del fatturato del settore dei Sia sarà meno marcato di quello delle costruzioni, grazie ai finanziamenti ancora disponibili per la progettazione e realizzazione di opere pubbliche a valere sul PNRR. Lo scenario globale, però, parla chiaro.

“Questi dati pongono una serie di domande – dice Elio Masciovecchio, Vice Presidente del CNI -. Il forte incremento di fatturato fatto registrare da molti studi professionali ha significato anche una crescita in termini di dimensioni delle strutture professionali? A questo boom si è accompagnato il rapido inserimento delle nuove generazioni di professionisti nel settore? Siamo riusciti a realizzare la sinergia tra differenti competenze specialistiche attraverso la nascita di studi professionali multisettoriali e multifunzionali? Ebbene, la sensazione è che in questi anni vi sia stata una crescita dimensionale di molti studi di ingegneria ma ora bisognerà verificare quanto questi cambiamenti potranno essere strutturali e duraturi nel tempo, se e come gli studi potranno affrontare un ciclo economico peggiorativo”.

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