Lo scorso anno il lavoro dei progettisti italiani oltre confine è quasi raddoppiato in valore sul fatturato totale. Secondo l’Oice - Associazione delle società di Ingegneria e Architettura aderente a Confindustria - nel 2015 l’incidenza dell’ingegneria italiana sul totale della produzione all’estero è passata in un anno dal 24% al 47%. Sul campione analizzato, pari ad un valore di 916,2 milioni di euro, nel 2015 sono stati svolti all’estero progetti per 427,2 milioni (il 46,6% del totale).
È questo uno dei dati che emergono dal “Secondo rapporto sulla presenza delle società di ingegneria e architettura all’estero” elaborato dall’Oice in collaborazione con l'Università degli Studi Bergamo e presentato oggi a Roma presso la sede dell’Ice alla presenza di una folta rappresentanza di ambasciatori, di vertici di Ministeri e di altre Amministrazioni, oltre che a rappresentanti del mondo politico, imprenditoriale e bancario.
Per il Presidente dell’Oice, Gabriele Scicolone, “Il salto verso l’estero delle società Oice è il sintomo di un’imprenditoria abile ed ambiziosa che ha bisogno di una accelerazione nei processi di aggregazione. Il programma di internazionalizzazione che l’Oice porta avanti ormai da dieci anni con il supporto del Mise e dell’Ice rappresenta una strada vitale per superare le difficoltà che incontriamo ogni giorno e per fare crescere le nostre società, in particolare le Pmi, all’estero”.
Sulla stessa lunghezza d’onda il Presidente dell’Agenzia Ice, Michele Scannavini, che ha dichiarato: “La promozione Ice della filiera della progettazione e delle costruzioni si è evoluta nel tempo, perseguendo una sempre più stretta interazione con MiSE, Maeci, Sace, Simest e favorendo una sempre più stretta integrazione dei programmi svolti a favore delle Associazioni di Categoria. I risultati annunciati dal Report Oice danno conferma di un lavoro orientato nella direzione giusta”.
“Il dato sulla produzione che emerge – ha poi evidenziato Alfredo Ingletti, Vicepresidente Oice per l’internazionalizzazione - seppur positivo, è assolutamente marginale se si tiene conto del fatturato all’estero realizzato dalle Top 225 International Design Firms e dalle Top 150 Global Design Firms. Queste società realizzano una quota rilevante del proprio fatturato all’interno dei confini nazionali e diventano forti all’estero solo dopo che sono state in grado di crescere, consolidarsi e affermarsi nel proprio mercato nazionale”. “In Italia invece – ha aggiunto Ingletti - per la mancanza di occasioni di business significative nel mercato interno, l’offerta si attrezza per operare direttamente all’estero con maggiori difficoltà”.
Dal Rapporto emerge che l’83,2% dei contratti 2015 sono stati aggiudicati alle major di dimensioni superiori alle 250 unità, il rimanente 16,8% è stato invece acquisito dalle PMI. L’area geografica predominante è il Medio Oriente. Seguono Ue, Africa subsahariana, Nord Africa, Europa extra Ue. Per quanto riguarda le previsioni sugli sviluppi futuri, Polonia, Romania, Svezia e Francia sono i Paesi Ue più appetibili. Fuori dall’Unione emergono Albania, Russia, Serbia e Turchia. In Medio Oriente il maggiore interesse riguarda l’Iran. In Asia il Kazakhstan e Vietnam. In Africa, l’area del Maghreb e un numero considerevole di Paesi del Sub-Sahara. Completano la panoramica l’America centrale ed il Perù. Il campione di 36 società analizzato in questo Rapporto opera all’estero attraverso 160 filiali, 238 joint venture, 2.581 dipendenti “espatriati” e 498 consulenti locali.