La sezione Puglia dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, l’Ordine dei Geologi della Puglia, Legambiente Puglia, l’Ordine degli Architetti di Brindisi e di Taranto, WWF Salento e le Sezioni di Canosa, di Foggia e Sud Salento di Italia Nostra tornano a chiedere, come già nel documento ufficiale inviato ai rappresentanti regionali nei giorni scorsi, la revoca degli articoli 2, 4 e 5 della legge 39 approvata dal Consiglio regionale pugliese il 9 novembre 2021, relativamente all’innalzamento dell’indice di fabbricabilità nelle zone agricole da 0,03 mc/mq a 0,1 mc/mq, ulteriormente aggravati dalla successiva approvazione di un emendamento Tutolo.
“La richiesta dei firmatari del documento”, si legge in una nota, “è stata motivata dalla convinzione che tali provvedimenti potranno produrre effetti negativi rilevanti sul territorio e, in particolare, un maggiore consumo del suolo, un aumento della pressione antropica sull’ambiente, una ulteriore parcellizzazione delle unità produttive e una crescente compromissione del paesaggio. Dai dati che ci vengono forniti annualmente dall’ISPRA risulta che in Italia si consumano oltre 15 ettari al giorno – alla velocità di 2 metri quadri al secondo – e dei quali quasi 2 ettari vengono consumati quotidianamente in Puglia (terza in Italia e prima nel Mezzogiorno per questa perniciosa manifestazione di degrado del suolo, risorsa naturale non rinnovabile per i suoi lunghi tempi di formazione). Nel documento viene specificato, inoltre, che le disposizioni approvate dal Consiglio regionale pugliese lo scorso novembre possono pregiudicare il processo di pianificazione territoriale partecipata e consapevole previsto dalla L.R. n. 20/2001, gli obiettivi, i criteri e gli orientamenti definiti dal DRAG per la formazione e il dimensionamento dei Piani Urbanistici Generali e l’attuazione delle previsioni del Piano Paesaggistico Territoriale Regionale.
Le associazioni e Ordini professionali che avanzano la richiesta ritengono che, di fronte a tale stato di criticità documentato, oltre alla revoca delle disposizioni citate, risulta urgente e non più differibile che le istituzioni regionali esprimano un chiaro orientamento delle politiche per lo sviluppo delle comunità, nel quadro complessivo di tutela e valorizzazione del territorio, del paesaggio, dell’ambiente. In tale direzione confermano la loro disponibilità a contribuire ad un processo di costruzione partecipata e condivisa delle opportune strategie”.