“Il numero tanto elevato di interdittive antimafia dimostra certamente lo sforzo che le prefetture stanno facendo per fare fronte al fenomeno. Tuttavia, rappresenta anche un campanello di allarme in ragione dell’ampiezza del fenomeno. Ancora una volta, la progressiva digitalizzazione degli appalti, può aiutare a raccogliere in tempo reale elementi utili ad una valutazione complessiva e quindi a rendere più tempestive le verifiche antimafia”.
Così il presidente di Anac, Giuseppe Busía, commenta i numeri delle interdittive antimafia in Italia tra il 2015 e il 2022. In tale periodo, le interdittive antimafia comunicate al Casellario Anac sono costantemente aumentate, quasi triplicate, con aumento maggiore soprattutto rispetto al numero di procedure bandite e del totale delle imprese attive, che per di più si è lievemente ridotto.
Il numero delle imprese interdette è passato da circa 1 ogni 14.000 del 2015 a una ogni 4.500 del 2022. Nel 2015 avevamo una impresa interdetta al giorno, nel 2022 sono più di tre.
Carenze di organico nelle prefetture
“Purtroppo le prefetture, come tante amministrazioni, devono fare fronte a profonde carenze di organico, che solo in parte possono essere colmate con gli sforzi e la grandissima professionalità che da sempre caratterizza il personale che vi lavora”, osserva Busía. “Per tutta questa attività, come pure per i commissariamenti legati ai fenomeni corruttivi, la collaborazione fra Anac e le prefetture è da sempre ottima e ha dato prova di riuscire a tenere insieme le esigenze di giustizia e tutela dell’ordine pubblico con quelle legate alla necessità di non interrompere importanti contratti necessari alle amministrazioni per fornire servizi o completare opere pubbliche”.
Cosa accade quando un’impresa viene raggiunta da una interdittiva antimafia
“Quando un’impresa viene raggiunta da una interdittiva antimafia - spiega il Presidente dell'Anac - non può proseguire nel contratto pubblico. In altri casi, anche quanto l’interdittiva è stata emessa, le prefetture chiedono ad Anac di verificare se effettivamente il contratto riguarda l’erogazione di un servizio essenziale: in caso di risposta positiva, infatti, la Prefettura può disporre il commissariamento dell’impresa, in modo che il contratto prosegua a vantaggio della collettività, ma sotto la gestione non più dei vecchi imprenditori, ma di amministratori nominati pubblico: i commissari prefettizi.
La giurisprudenza più recente, anche di carattere costituzionale, ha in parte limitato l’applicabilità di tale istituto, in particolare per quanto attiene al congelamento degli utili, che vengono momentaneamente congelati, e che adesso si è disposto tornino in misura sostanzialmente integrale all’impresa, a meno che non siano oggetto di un diverso provvedimento giurisdizionale.
Inoltre, al fine di accelerare le procedure di affidamento dei contratti pubblici, si è disposto che, nell’attesa delle verifiche antimafia, si possa procedere, salvo poi risolvere il contratto se risultano collusioni con la criminalità organizzata. È chiaro che, se i tempi delle verifiche antimafia continuano ad essere troppo lunghi, i rischi aumentano”.