di Franco Metta
Nell’anno della pandemia, gli investimenti esteri diretti (foreign direct investment) sono diminuiti in 8 su 10 delle principali destinazioni in Europa. Ma il continente nel complesso ha retto e alcuni paesi si sono dimostrati più resilienti di altri. Tra questi c’è, un po’ a sorpresa l’Italia, dove il numero dei progetti di investimento stranieri annunciati è passato da 108 a 113 con un incremento del 5%. Nella classifica inserita nell’EY Europe Attractiveness Survey 2021, l’indagine che analizza l'andamento degli investimenti esteri in Europa e che sonda le percezioni degli operatori internazionali, l’Italia ora occupa il dodicesimo posto con una quota di mercato che resta stabile al 2%. Il risultato italiano è positivo soprattutto se di guarda a quanto accaduto in Francia, Regno Unito e Spagna che hanno visto le loro economie ridursi rispettivamente dell'8,2%, 9,9% e 11,0% e che hanno registrato cali annuali a due cifre degli investimenti esteri. La Francia con un -18% resta la primo posto, UK con un -12% resta al secondo posto, e la Spagna al quarto posto registra il calo maggiore (-27%). Al terzo posto la Germania che comunque ha registrato un calo del 4%.
A fronte di un calo complessivo del 13% a livello europeo, il sistema Italia si dimostra in controtendenza. Sono stati particolarmente deboli in Ungheria (-54%), Serbia (-32%), Spagna (-27%), Romania (-27%) e Russia (-26). Gli investimenti esteri sono aumentati solo in 7 dei 20 più grandi d'Europa mercati. Compiono, infatti, un gran balzo in avanti Svizzera (+25%), Finlandia (+23%) e Turchia (+18%).
E per il 2021 le attese degli analisti di EY sono per un rimbalzo repentino. L’Europa nel lungo termine rimane attrattiva, per le stesse ragioni che hanno determinato la resistenza nel 2020, nonostante la turbolenze climatiche globali e sempre ammesso che non emergano nuovi e significativi eventi contrari.
Settori e prospettive
Ad attrarre la fetta più grossa degli investimenti esteri in Italia sono il settore dei servizi alle imprese (13%), e quello della progettazione di software e servizi It (12%), anche se quest'ultimo subisce una discesa di 5 punti rispetto al 2019. A crescere nell'anno della pandemia sono, soprattutto, il comparto logistica e vendite all'ingrosso (12%), finanza (8%) e farmaceutico (7%). Mentre per il settore dei macchinari e attrezzature industriali (5%) e per quello tessile (4%) nel 2020 si sono registrate le flessioni più marcate, a causa del clima di incertezza durante i mesi di lockdown. Gli investimenti esteri destinati all'Italia sono in parte improntati al potenziamento della forza commerciale e del marketing, con una quota pari al 22% dei progetti d'investimento. Crescono anche gli investimenti in funzioni a maggiore valore aggiunto, volti a valorizzare il know-how tecnico e imprenditoriale nazionale, soprattutto in ambito di processi di produzione (19% dei progetti) e ricerca e sviluppo (15%).
L'Italia rientra nei piani di espansione di quasi la metà dei manager intervistati. Infatti, il 48% si dichiara pronto a stabilire o a espandere le attività in Italia entro il prossimo anno. Prevale, quindi, un clima di ottimismo e fiducia sul futuro del sistema economico italiano (60%), persiste la convinzione diffusa che nei prossimi tre anni l'attrattività della penisola si rafforzerà (42%) o addirittura migliorerà in maniera considerevole (18%). La totalità delle aziende operanti nel settore tecnologico e digitale coinvolta nell'indagine è interessata ad investire in Italia. Seguono i player delle telecomunicazioni (75%), dell'energia (71%) e dei servizi finanziari (70%). Più cauti, invece, coloro che operano nella manifattura avanzata (33%) e nell'industria dei media e dell'intrattenimento (17%).