di Franco Metta
Non è la prima volta che Confprofessioni presenta la propria proposta di riforma fiscale alle istituzioni. Era già avvenuto per esempio lo scorso 26 ottobre nel corso di un evento online.
L’argomento però è tornato di nuovo molto caldo dopo la presentazione del PNRR a Bruxelles, piano che a corollario prevede una serie di riforme: dalla giustizia alla pubblica amministrazione, fino alla riforma fiscale appunto. E soprattutto dopo le indicazioni contenute nel Def, che ne ha fissato la possibile data di approvazione nella seconda metà dell’anno e quindi con benefici che potrebbero iniziare a vedersi già dal prossimo 2022.
Teatro dell’evento di oggi (4 aprile) è stata l’aula Caduti di Nassiriya a Palazzo Madama con la conferenza stampa promossa dal senatore Tommaso Nannicini e moderata da Maria Carla De Cesari de Il Sole 24 Ore.
In questa occasione Gaetano Stella, Presidente della Confederazione, ha ribadito che “l ’attuale modello Irpef risulta iniquo e inadeguato a rappresentare le complessità della nostra società”. E che “i soggetti più penalizzati risultano i lavoratori autonomi, in particolare i liberi professionisti che, per esempio, a 20 mila euro di reddito pagano circa il doppio delle imposte rispetto ai dipendenti, scontando un’aliquota media del 20,15% contro l’11,31%”.
I dati elaborati dal Centro Studi Confprofessioni dimostrano come proprio i professionisti siano la categoria che paga più imposte, determinando un’Irpef media di 16.602 euro contro i 4.896 degli imprenditori, i 4.237 dei dipendenti e i 3.362 dei pensionati.
Un intervento di 7,9 miliardi di euro
La proposta non può quindi che andare nella direzione del riequilibrio e dell’equità, basata sulla parità di trattamento tra tutti i redditi da lavoro e sulla progressività graduale dell’imposizione (come da Costituzione), riducendo le imposte sulla classe media, superando la logica dei bonus e degli interventi a pioggia, e il ricorso ai regimi sostitutivi.
“Per raggiungere questi obiettivi – ha affermato Stella – proponiamo un intervento di 7,9 miliardi di euro, attraverso il riconoscimento di una detrazione di 12mila euro su tutti i redditi da lavoro (dipendente e autonomo) e d’impresa, l’introduzione di una deduzione forfettaria pari al 5% a titolo di spese per la produzione del reddito di lavoro dipendente a fronte della soppressione del relativo bonus, il taglio di 3 punti dell’aliquota del terzo scaglione e l’inserimento di un nuovo scaglione, al 45%, per i redditi superiori a 150mila euro”.
E c’è anche la proposta per andare incontro ai giovani e alle prossime generazioni: “elevare a 18 mila euro (1.500 euro al mese) la detrazione per i redditi da lavoro e di impresa se prodotti da giovani fino a 35 anni di età”.
Per controbilanciare in parte queste misure secondo Confprofessioni si può ricorrere alla leva fiscale sulla tassazione di giochi, concorsi, rendite immobiliari e finanziarie, secondo un principio che penalizzi quelle fattispecie dove la componente azzardo assume maggiore rilevanza.