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Istat: la crisi incentiva l'abusivismo edilizio. Dispersione urbana sempre più preoccupante

Il rapporto 2015 dell’Istat sul Benessere equo e sostenibile in Italia e l'analisi del prof. Simoncini de La Sapienza

mercoledì 2 dicembre 2015 - Redazione Build News

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L'abusivismo edilizio è in crescita con la complicità della crisi economica. “Nel 2014, ogni 100 costruzioni autorizzate, ne sono state realizzate illegalmente ben 17,6, con un aumento di oltre il 15% rispetto all’anno precedente”, sottolinea l'ing. Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma, esperto in materia di regolarizzazione e condono edilizio, presidente di Sogeea SpA, che ha analizzato il rapporto 2015 dell’Istat sul Benessere equo e sostenibile in Italia.

“Non c’è dubbio che tale fenomeno – osserva Simoncini - sia stato incentivato dalla crisi economica da cui si sta faticosamente cercando di uscire: non solo c’è chi, da proprietario, decide di edificare al di fuori delle regole per risparmiare ed eludere le tasse, infischiandosene del danno arrecato al Comune di appartenenza e ai concittadini; c’è pure il fenomeno, socialmente ed economicamente ancora più pericoloso, di aziende che per ovviare al drastico ridimensionamento del comparto edilizio sconfinano nell’illecito e nella concorrenza sleale”.

FORTE CRESCITA DELLA DISPERSIONE URBANA. “Altra criticità notevole rilevata dall’Istat riguarda la progressiva diminuzione dei paesaggi rurali, scesi a un livello di poco superiore al 40% del nostro territorio – spiega Simoncini –. Ciò è in parte dovuto al fenomeno dell’abbandono delle campagne, per cui intere zone si trasformano in terre di nessuno; ma non è da sottovalutare l’incidenza dell’urban sprawl, vale a dire la dispersione urbana: le nostre città, in pratica, tendono sempre di più a svilupparsi verso l’esterno, erodendo disordinatamente con le proprie propaggini sempre più ampie porzioni di campagna. Di conseguenza si creano ulteriori periferie e frazioni senza le necessarie infrastrutture, con carenti servizi di trasporto pubblico e una mobilità affidata quasi esclusivamente all’automobile. Tutto ciò – conclude il docente - incide non solo dal punto di vista paesaggistico, privando il Paese di potenziali risorse economiche, ma è spesso anche la prima causa dei casi di dissesto idrogeologico a cui assistiamo quotidianamente”.

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