Introdotto nel 1957, il salario minimo in Italia è stato oggetto di numerosi cambiamenti nel corso dei decenni: l'11 luglio 2023 è iniziato il percorso dell'esame parlamentare in Commissione alla Camera della proposta di legge sul salario minimo, firmata da PD e M5S.
Lo studio di Svimez
La Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell'Industria nel Mezzogiorno) rileva che in Italia ci sono circa 3 milioni di lavoratori dipendenti con una retribuzione oraria inferiore a 9 euro. Di questi, circa un milione si trovano nel Mezzogiorno, rappresentando il 25,1% degli occupati dipendenti, ovvero più di un quarto. Gli altri 2 milioni sono distribuiti nelle regioni del Centro-Nord, dove costituiscono il 15,9% degli occupati dipendenti.
La componente del lavoro a termine nel Mezzogiorno è ancora particolarmente elevata e, secondo la Svimez, raggiunge livelli patologici, soprattutto se confrontata con il Centro-Nord e le medie europee. Nel Sud, il 22,9% degli occupati lavora a termine, rispetto al 14,7% del Centro-Nord. Il Mezzogiorno continua a subire una fuga di lavoratori e competenze verso il Centro-Nord. Tra il 2001 e il 2021, circa 460.000 laureati si sono trasferiti dalle regioni meridionali al Centro-Nord, causando una perdita netta di circa 300.000 laureati nell'area. Inoltre, circa 130.000 di questi laureati possedevano una laurea STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Solo nel 2021, circa 9.000 laureati hanno abbandonato il Mezzogiorno, su un totale di 27.000, e di questi, un terzo possedeva competenze STEM.
La proposta di legge
La nuova proposta di legge, a firma Conte, Fratoianni, Richetti e altri, stabilisce il diritto a un trattamento economico di retribuzione proporzionata e sufficiente per tutti i rapporti di lavoro. Tale trattamento non può essere inferiore a quanto previsto dai contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni datoriali e sindacali più rappresentative. Inoltre, introduce una soglia minima salariale inderogabile di 9 euro all'ora.
La maggioranza è contraria alla proposta sul salario minimo
L'emendamento soppressivo presentato dalla maggioranza ha suscitato forti critiche da parte delle opposizioni e il voto è stato rimandato (entro il prossimo 28 luglio). Gianni Cuperlo, intervenendo in commissione Lavoro, ha sottolineato che con questa mossa, la maggioranza non si limita a esprimere una semplice obiezione di merito o a proporre una controproposta, ma decide di cancellare completamente il problema dall'agenda parlamentare. Questo negherebbe alle opposizioni, unite per una volta, la possibilità di discutere, emendare e trovare una soluzione condivisa.
Di risposta, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo all'Assemblea di Coldiretti ha affermato: "In Italia non serve il salario minimo. Serve un salario ricco, perché non siamo nell'Unione Sovietica in cui tutti avevano lo stesso stipendio".
Tuttavia, la Direttiva UE specifica che se uno Stato ha meno dell'80% dei lavoratori coperti da contrattazione collettiva, dovrà definire un piano di azione per promuovere la contrattazione o stabilire un salario minimo. Secondo i consulenti del lavoro, l'Italia ha un tasso di copertura contrattuale superiore al livello minimo previsto dalla direttiva. Inoltre, molti Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) più rappresentativi prevedono soglie retributive inferiori a 9 euro, valore indicato dalle principali proposte di legge per l'introduzione di un salario minimo legale.