L'architettura in Europa è una professione in crescita. E' quanto regista il Consiglio europeo degli architetti (Ace) nel quattro studio di settore biennale. Un costante miglioramento del mercato professionale europeo che dal 2012 ha visto un aumento del 6%. La crescita è spinta soprattutto dai paesi dell'Europa meridionale.
PIU' DONNE. La professione in sé sta diventando anche più equa: le donne rappresentano oggi il 39% degli architetti, la percentuale più alta registrata finora. A guidare la classifica dei Paesi con più donne architetto sono Grecia, Lettonia, Slovenia, Croazia, Bulgaria e Svezia, Paesi che dispongono di oltre il 50% di architetti di sesso femminile. I paesi dominati da architetti di sesso maschle sono l'Austria e l'Estonia, ciascuno con oltre l'80% di uomini.
MENO GIOVANI E MENO DISOCCUPAZIONE. Ci sono, tuttavia, meno giovani (under 40) rispetto alle precedenti indagini, forse a causa del perdurare della crisi economica. Per quanto riguarda il tasso di disoccupazione, si registra una diminuzione rispetto al 2012, così anche per gli architetti che lavorano a tempo pieno.
NUMERO DI ARCHITETTI IN EUROPA. La ricerca ha stimato in Europa la presenza di 565.000 architetti. Una percentuale significativa (27%) proviene proprio dal nostro Paese (153. 000), mentre la Germania rappresenta il 19% degli architetti d'Europa (107.200). Altri paesi con un alto numero di architetti sono Spagna (51.700), Turchia (44.700), Regno Unito (34.300) e Francia (29.800). Se analizzati in relazione alla popolazione, la più alta densità di architetti - misurata come numero di architetti per 1.000 abitanti -è presente sempre in Italia (2,5 architetti ogni 1.000 abitanti), seguita dal Portogallo (2,0 architetti ogni 1.000 abitanti). La densità complessiva degli architetti di tutta Europa è 1,0 architetti per 1.000 abitanti.
ANALISI PER PAESE. L'analisi per Paese mostra che la ripresa non è omogenea all'interno dell'Ue: la situazione migliore si registra al Nord (in primis Norvegia e Finlandia), mentre nel sud ed est Europa la ripresa è più debole. Molto negativa, invece, la situazione in Grecia, Spagna e Portogallo.
Per la prima volta dal 2009, sono più numerosi coloro che prevedono un aumento di lavoro (32,5%) rispetto a chi teme un calo (23,7%). La maggioranza resta comunque costituita da chi non vede all'orizzonte alcun cambiamento (43%). Maggiore anche la percentuale di chi considera l'ipotesi di assumere del personale nei prossimi tre mesi (18%) rispetto a chi teme di dover licenziare (12,8%).
LA SITUAZIONE IN ITALIA
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