La Commissione europea ha presentato oggi a Bruxelles la strategia climatica a lungo termine (approvata alla vigilia della Cop 24, la conferenza Onu sul clima che si terrà a Katowice, in Polonia, a partire dal 2 dicembre) nel quale la Commissione definisce la sua visione per un’Europa a zero emissioni nette.
La Commissione Ue ha elaborato tre opzioni che costituiscono la base dei negoziati tra i governi per l’adozione, nei prossimi mesi, di una strategia climatica europea di lungo termine, in grado di tradurre in realtà l’Accordo di Parigi. La prima opzione prevede una riduzione delle emissioni entro il 2050 dell’80%; la seconda una riduzione del 90% al 2050 con completa decarbonizzazione entro il 2070 e la terza prevede zero emissioni nette entro il 2050 con una riduzione delle emissioni del 95% ed il 5% di assorbimenti di carbonio (carbon removals) attraverso azioni agro-forestali.
«La Strategia proposta oggi dalla Commissione Europea è inadeguata rispetto alla crisi climatica che stiamo vivendo e le cui conseguenze, come l’amplificarsi degli effetti di frane e alluvioni, sono sotto gli occhi di tutti. È indispensabile un maggiore impegno da parte dei paesi più ricchi, quelli cioè che hanno sia maggiori capacità economiche per affrontare quest’emergenza, sia responsabilità storiche per l’attuale livello di emissioni climalteranti. L’Europa senza dubbio è tra questi; così come lo è l’Italia che deve impegnarsi con forza in questa direzione e lavorare per accelerare la decarbonizzazione dell’economia nazionale ed europea. Solo così sarà possibile vincere la triplice sfida climatica, economica e sociale, creando nuove opportunità per l’occupazione e la competitività delle nostre imprese». Questo il commento di Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente.
«Così come evidenziato nel recente rapporto del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) i prossimi 12 anni saranno cruciali per affrontare la sfida imposta dai cambiamenti climatici - prosegue Zanchini -. Purtroppo le tre opzioni messe sul tavolo non rispondono a questa urgenza e sono inadeguate a dare piena attuazione agli obiettivi di lungo termine dell’Accordo di Parigi. Sebbene l’opzione zero emissioni nette entro il 2050, preferita dalla Commissione, rappresenti un significativo passo in avanti rispetto alle altre due, è anch’essa insufficiente. Per contribuire a contenere l’innalzamento della temperatura entro la soglia critica di 1.5°C, l’Europa deve impegnarsi a raggiungere zero emissioni nette entro il 2040 attraverso una Strategia climatica di lungo termine in grado di accelerare la transizione verso un futuro rinnovabile e libero da fonti fossili. In Europa e in Italia ci sono tutte le condizioni per sfruttare appieno le nostre potenzialità economiche imprenditoriali e tecnologiche andando ben oltre il 55% entro il 2030, proposto già da diversi governi europei e dall’Europarlamento, in coerenza con una traiettoria in grado di consentirci di raggiungere zero emissioni nette entro il 2040».
Per Legambiente è fondamentale che l’adozione del nuovo obiettivo al 2030 avvenga nel Consiglio Europeo del maggio 2019 chiamato ad approvare la Strategia europea di lungo termine. L’Europa così sarebbe in grado di giocare un ruolo da protagonista al Summit sul Clima, convocato dal Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres nel settembre 2019 a New York, per valutare lo stato di avanzamento del processo di revisione degli attuali impegni, da concludersi entro il 2020 secondo quanto previsto dall’Accordo di Parigi.
Per contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1.5°C, come sottolineato dal rapporto IPCC, servono infatti impegni di riduzione delle emissioni molto più ambiziosi di quelli sottoscritti a Parigi, che ci porterebbero pericolosamente oltre i tre gradi, in modo da poter raggiungere zero emissioni nette entro il 2050 a livello globale. Lo stesso l’Emissions Gap Report, appena pubblicato da UN-Environment, evidenzia che gli impegni di riduzione delle emissioni al 2030 sottoscritti a Parigi devono essere incrementati in maniera considerevole, in modo da poter raggiungere un livello globale di emissioni del 55% più basso rispetto a quello registrato nel 2017.