Sentenze

La Consulta boccia la legge della Sicilia che recepisce il Testo Unico Edilizia

Alcune norme in materia di impianti Fer, abusi edilizi e lavori edilizi nelle località sismiche sono costituzionalmente illegittime

mercoledì 8 novembre 2017 - Redazione Build News

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Con la sentenza n. 232/2017, depositata oggi, la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di alcune norme della legge della Regione siciliana 10 agosto 2016, n. 16, recante “Recepimento del Testo Unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia approvato con decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380”.

Nell'ottobre del 2016 il Presidente del Consiglio dei ministri ha promosso dinanzi alla Consulta un giudizio di legittimità costituzionale degli artt. 3, comma 2, lettera f); 11, comma 4; 14 e 16, della legge n. 16/2016 della Sicilia.

Nella sentenza pubblicata stamane la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell’art. 3, comma 2, lettera f), della legge regionale, nella parte in cui consente di realizzare, senza alcun titolo abilitativo, tutti gli interventi inerenti agli impianti ad energia rinnovabile di cui agli artt. 5 e 6 del decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 (Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE) senza fare salvo il previo espletamento della verifica di assoggettabilità a VIA sul progetto preliminare, qualora prevista.

Per la Consulta sono illegittimi anche i commi 1 e 3 dell’art. 14, nella parte in cui, rispettivamente, prevedono che «[…] il responsabile dell’abuso, o l’attuale proprietario dell’immobile, possono ottenere il permesso in sanatoria se l’intervento risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente al momento della presentazione della domanda» (comma 1) e non anche a quella vigente al momento della realizzazione dell’intervento; e nella parte in cui si pone «un meccanismo di silenzio-assenso che discende dal mero decorso del termine di novanta giorni» (comma 3) dalla presentazione dell’istanza al fine del rilascio del permesso in sanatoria.

Infine, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 16, comma 1 - nella parte in cui consente l’inizio dei lavori edilizi nelle località sismiche, senza la necessità della previa autorizzazione scritta – e comma 3, nella parte in cui stabilisce che «[p]er lo snellimento delle procedure di denuncia dei progetti ad essi relativi, non sono assoggettati alla preventiva autorizzazione scritta del competente ufficio del Genio civile le opere minori ai fini della sicurezza per le costruzioni in zona sismica, gli interventi privi di rilevanza per la pubblica incolumità ai fini sismici e le varianti in corso d’opera, riguardanti parti strutturali che non rivestono carattere sostanziale, in quanto definiti e ricompresi in un apposito elenco approvato con deliberazione della Giunta regionale» e che «[i]l progetto di tali interventi, da redigere secondo le norme del D.M. 14 gennaio 2008 e successive modifiche ed integrazioni, è depositato al competente ufficio del Genio civile prima del deposito presso il comune del certificato di agibilità».

Scarica la sentenza n. 232/2017 della Consulta

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