“Siamo di fronte ad un cambio di paradigma di tale portata che implica un cambiamento radicale per gli operatori del comparto. Essi dovranno trasformarsi da semplici fornitori di energia a providers a 360 gradi di prodotti e servizi energetici e ambientali. Fare meglio degli altri le attività svolte fino ad oggi non è più sufficiente. E’ necessario dominare le sfide di domani. Si deve operare un cambio di mentalità e cultura aziendale profondo: l’obiettivo non è più essere i best in class, ma i next in class”.
Lo ha evidenziato Andrea Gilardoni, Presidente di Agici e fondatore dell’Osservatorio M&A, in occasione del XV Workshop Agici-Accenture sul Mercato Pan-Europeo delle Utility, svoltosi ieri a Milano.
SEMPRE PIÙ MARGINALE IL RUOLO DEI GRANDI IMPIANTI NELLA GENERAZIONE ELETTRICA. Dall'indagine dell'Osservatorio emerge che le fonti fossili sono sempre più in crisi: nel 2014 in Europa l’80% della capacità addizionale è rinnovabile. La crescita massiccia delle fonti di energia rinnovabile si accompagna paradossalmente ad un utilizzo sempre maggiore delle centrali a carbone e lignite, sempre più competitive a livello di prezzo. Il gas per la produzione elettrica sembra sempre più fuori mercato. Cambia anche il modello di generazione elettrica: sempre più marginale il ruolo dei grandi impianti. Nel 2020 oltre il 40% della capacità addizionale nel mondo sarà coperta da impianti di generazione distribuita.
FIGURA DEL “PROSUMER”. Si diffonde inoltre la figura del “prosumer” (produttore e consumatore assieme): in Italia oltre il 10% dell’elettricità consumata è autoprodotta in loco. Per quanto riguarda i prezzi continua, invece, la discesa dei valori di elettricità e gas, spinti dal calo delle quotazioni petrolifere messo in atto dai paesi arabi per cercare di mettere fuori mercati le risorse non convenzionali. Secondo le ricerche dell’Osservatorio da qui al 2020 si venderanno anche batterie per 15 miliardi di euro l’anno, mentre la competizione è destinata a farsi più serrata.
Dai risultati emersi nel 2014, risulta che nel 2014 “reggono” i grandi gruppi europei focalizzati sull’energia con un portafoglio tecnologico e geografico diversificato. Ricavi e redditività, rispetto al 2013, rimangono immutati. Le previsioni al 2016 vedono continuare questa situazione di stabilità.
I ricavi e gli utili delle multiutility italiane rimangono sostanzialmente immutati nel 2014 rispetto all’anno precedente; le stime al 2016 sono convergenti nel ritenere che questa situazione di stagnazione proseguirà.
NUOVI SCENARI DI CRESCITA. Per ovviare all’attuale situazione caratterizzata da crisi o stagnazione per quasi tutti i soggetti analizzati, l’Osservatorio Utilities di Agici e Accenture propone nuovi scenari di crescita, basati su tre distinti indirizzi:
- uscire dall’Italia e focalizzarsi
sui mercati esteri in crescita: opzione evidentemente non
percorribile in modo radicale da soggetti quali le
ex-municipalizzate;
- ritirarsi o ridurre l’esposizione alla
competizione e operare prevalentemente nei business infrastrutturali
regolati che garantiscono una certa profittabilità;
- ricercare una maggiore competitività sul mercato”.
“Nel contesto di mercato che presenta sfide strutturali e contingenti, le Utilities sono chiamate ad assumere un ruolo propositivo, puntando sull’innovazione e sulle tecnologie digitali, ambito nel quale devono recuperare il passo rispetto a tutti gli altri settori”, ha sottolineato Pierfederico Pelotti, Responsabile Utilities di Accenture. “Il cambiamento va impostato su azioni concrete che partano dal rafforzamento del business convenzionale per poter identificare nuovi business su cui potersi posizionare in modo distintivo rispetto ad altri operatori. Questa trasformazione richiederà necessariamente un cambiamento strategico delle risorse umane in termini di trasformazione di cultura, leadership e gestione dei talenti”.