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La professione di Architetto in Italia nel 2021: il report

In Germania, il reddito medio annuo arriva a quasi 60 mila euro, più del doppio della media italiana. In base alle indagini ACE gli architetti italiani registrerebbero un reddito medio superiore soltanto a Ungheria, Croazia, Polonia, Romania, Grecia, Portogallo e Serbia

martedì 5 aprile 2022 - Redazione Build News

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La dinamica economica della categoria degli architetti, “in termini di reddito medio annuo, se valutata a valori costanti mostra un crollo vertiginoso registrato all’indomani della Grande Crisi Finanziaria Globale, crollo che aveva portato la capacità reddituale degli architetti italiani a contrarsi addirittura del -38% in appena dieci anni. Nel 2007 il reddito medio degli architetti iscritti alla cassa era pari a 31.700 euro (valutati a valori costanti 2020), nel 2016 il reddito era sceso a 18.825 euro. Nel triennio precedente la crisi sanitaria, tuttavia, in concomitanza con la lenta ma progressiva crescita del settore delle costruzioni, specialmente in ambito di riqualificazione edilizia, il reddito dei progettisti aveva mostrato una promettente ripresa, risalendo, in base ai dati di Inarcassa, a poco meno di 22.300 euro (+12,4% tra 2019 e 2016)”.

È quanto riporta il primo report “La professione di Architetto in Italia nel 2021” (in allegato), pubblicato dal Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc).

IL GENDER PAY GAP. “In base ai dati della cassa previdenziale, la differenza di reddito tra uomini e donne si attesta, nel 2019, al 54% in favore dei primi. C’è da dire che tra gli architetti il gender-pay gap (differenza percentuale tra reddito maschile e femminile) negli ultimi anni si è ridotto considerevolmente, dall’85% nel 2000 a circa il 54% di oggi. Un dato sicuramente indicativo, ma la differenza rimane importante. Al fine di interpretare questo fenomeno”, spiega il report, “va considerato che l’età media della popolazione femminile in seno alla professione risulta più bassa, tuttavia, il solo dato anagrafico non è sufficiente per spiegare gli squilibri osservati, anzi, va detto che le differenze reddituali tendono ad aumentare con il proseguo della carriera. Il gap reddituale è infatti abbondantemente maggiore nella classe di età superiore a quarant’anni (50% rispetto al 37,3% misurato tra gli architetti con meno di 40 anni)”.

cnappc report architetto gender gap

LO SQUILIBRIO ANAGRAFICO. “Le donne nella professione sono svantaggiate anche perché mediamente più giovani, in un contesto generale caratterizzato da un mercato del lavoro che concentra sulle nuove generazioni la maggior parte dei rischi, in termini di disoccupazione elevata, scarse tutele e un sistema welfare-lavoro che non li protegge e li valorizza. Per i giovani architetti le cose non vanno meglio; aumentano le difficoltà di inserimento in un mercato sempre più competitivo, aumenta la frequenza di contratti atipici (contratti di collaborazione, contratti a progetto, formazione lavoro, ecc.), cresce il fenomeno delle partite iva “subordinate”, aumenta il divario reddituale con i meno giovani e aumentano le situazioni irregolari.

In termini puramente economici, anche nel confronto con gli altri paesi europei (dati ACE 2020), è evidente come lo squilibrio intergenerazionale in Italia sia particolarmente accentuato. Rapportando i redditi per classe di età con il reddito medio degli architetti cinquantenni si osserva come in Italia i più giovani (ventenni) registrino guadagni medi inferiori del 52%, mentre nella media Europea (escludendo gli architetti italiani) la discrepanza sarebbe intorno al 43%. Per gli architetti trentenni i redditi risultano mediamente inferiori rispetto ai colleghi più maturi del 31% in Italia e del 25% nel resto d’Europa, con la forbice che comincia a chiudersi solo dopo i 40 anni”.

CONFRONTO INTERNAZIONALE. “Va inoltre detto”, aggiunge il rapporto, “che il reddito complessivo della categoria si mostra significativamente inferiore rispetto a quello dei colleghi europei. In base alle stime dell’ACE, nel 2020, tenendo conto delle differenze nel livello dei prezzi tra i diversi paesi, la media italiana si è attestata a circa 25.700 euro valutati a parità di potere di acquisto. Un dato da paragonare con una media generale europea di circa 35 mila euro. In Germania, il secondo paese in Europa per presenza di architetti professionisti in attività, il reddito medio annuo, per giunta valutato parità di potere d’acqusito, arriva a quasi 60 mila euro, più del doppio della media italiana. In base alle indagini ACE gli architetti italiani registrerebbero un reddito medio superiore soltanto a Ungheria, Croazia, Polonia, Romania, Grecia, Portogallo e Serbia”.

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