Nonostante la crisi economica che ha interessato il nostro Paese a partire dal 2008, le professioni continuano ad essere attrattive per i giovani italiani. I dati più aggiornati raccolti presso tutti gli ordini professionali consentono di calcolare il numero complessivo di iscritti agli albi a fine 2016: si tratta di oltre 2,3 milioni di soggetti, praticamente 38 ogni mille abitanti, quasi 680 mila in più di quanto si registrava nel 2000. Dopo la rapida crescita registrata nella prima decade del millennio (ad un ritmo medio del 2,7% annuo), si è avuto tuttavia negli ultimi cinque anni un rallentamento (+1,2% nella media dell’ultimo quinquennio). È quanto emerge, fra le altre cose, dal “Secondo rapporto sulle professioni regolamentate in Italia. Numeri, dimensioni, tendenze, cambiamento” presentato venerdì a Roma nel corso del convegno di studi in memoria di Piero Alberto Capotosti - organizzato dal Comitato Unitario delle Professioni e dall’Università Luiss Guido Carli - dal titolo “Le professioni tra autonomia e regolazione pubblica”.
Aprendo i lavori, la Presidente del CUP, Marina Calderone, ha ricordato la memoria del giurista attraverso l’importante parere che scrisse sull'autonomia dei corpi sociali intermedi dello Stato e delle professioni ordinistiche in particolare. “Preservare l'autonomia delle professioni”, ha sottolineato, “fa bene al Paese. L'Italia ha bisogno di lavoro autonomo, di professionisti preparati e indipendenti. E io credo che il miglior modo per ricordare un giurista come Capotosti sia quello di dire che attraverso il lavoro possiamo fare crescere il Paese e dare dignità alle persone”. La Presidente Calderone ha poi letto il messaggio di saluto inviato dal Ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, attraverso il quale il Vicepremier ha sottolineato: “L’operato dei professionisti è un patrimonio per il nostro Paese, che deve essere valorizzato. Ciò può e deve avvenire innanzi tutto garantendo e promuovendo l’accesso dei giovani, cui deve essere assicurata la possibilità di percorrerne il tracciato di crescita. Dobbiamo superare sempre di più una certa chiusura all’ingresso di nuove leve nel mondo delle professioni e dobbiamo sempre più garantire che anche chi non ha le possibilità economiche possa aspirare ad avvicinarsi al mondo delle professioni che comportano un percorso di studio complesso e non sempre sostenibile”.
Tornando al rapporto, illustrato durante la mattinata da Gianmario Gazzi, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali, il Cresme analizza anche la ricchezza prodotta dall’intero comparto professionale che si aggira intorno ai 77 miliardi di euro, quasi il 6% del Pil regolare nel 2016. Mentre, per quanto riguarda l’impatto sull’occupazione, il comparto professionale stima circa 2,9 milioni di addetti, corrispondente al 12,6% del totale degli occupati.
In allegato il Rapporto