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La riqualificazione urbana parte dalle periferie

Inaugurato con il 'manifesto' di Renzo Piano, il convegno annuale di Italcementi è stato un'occasione per riflettere sulla necessità di riqualificare le periferie 'ricucendole' al tessuto urbano e rigenerandole in un'ottica di sostenibilità e inclusione

martedì 27 gennaio 2015 - Erika Seghetti

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Rimediare alle slabbrature architettoniche e urbanistiche, economiche e sociali del Paese adottando non più la logica delle grandi opere, ma quella della ricucitura e del rammendo. Questo in sintesi il messaggio  del "manifesto" che Renzo Piano ha illustrato, attraverso un video, in apertura dell'annuale convegno della Fondazione Italcementi, tenutosi il 24 gennaio scorso a Bergamo, dal titolo 'Rammendo e rigenerazione urbana per il nuovo Rinascimento.'

Secondo Piano la progettazione urbana dovrebbe (ri)partire dalle periferie esistenti, che devono essere riqualificate in un'ottica di sostenibilità e di inclusione sociale. Come quella applicata al progetto pilota sostenuto dal G124, gruppo di lavoro promosso e finanziato dall'archistar con l'obiettivo di incentivare una forma di riqualificazione partecipata di alcune periferie italiane partendo dal coinvolgimento della popolazione nella creazione di laboratori e nel recupero di spazi pubblici per la socialità.

Progetto Rifo
Un manifesto, quello di Piano,che sta alla base anche del progetto Rifo promosso da Italcementi e realizzato dall'Università di Bergamo con il coordinamento dalla professoressa Emanuela Casti, che mira al recupero di aree dismesse riammodernando edifici ed infrastrutture obsoleti e sostituendo parte del parco immobiliare con strutture sostenibili in termini di materiali e tecnologie.  

Le nostre città e il nostro territorio hanno bisogno di grandi interventi di riqualificazione – ha sottolineato Giampiero Pesenti, presidente di Italcementi -Una rinascita che cambi in meglio le realtà urbane, le periferie in particolare, e la vita stessa delle persone che le vivono. È accaduto e accade in molte parti del mondo e dell’Europa: pensiamo a Marsiglia, Berlino, Londra. È quello - sottolinea - di cui anche il nostro Paese oggi ha grande bisogno: un’insieme di coraggiose operazioni di recupero di vaste aree inutilizzate, o male utilizzate, che consentano di innescare un circolo virtuoso di sostituzione di quegli edifici che non garantiscono più standard accettabili di sicurezza strutturale, di efficienza energetica e anche di vivibilità dal punto di vista architettonico, urbanistico e sociale. Questa operazione, per Pesenti può essere declinata solo attraverso una grande visione politico-istituzionale che incoraggi l’innovazione sostenibile di prodotti e processi.

Best practices dall'Italia, e non solo


Fil rouge dell'incontro è stato la ricerca di punti in comune fra i progetti in corso, 'saccheggiando' fra best practices italiane, e non solo. Come l'esempio del quartiere Harlem di New York, citato dall'economista Francesco Daveri, esempio di una volontà di rigenerazione che parte dalla politica: grazie a un sistema di incentivi volti all'acquisto delle abitazioni, si sta cercando di cambiare il volto della periferia, trasformandola da area prevalentemente di passaggio (con soluzioni abitative prevalentemente in affitto) o ghettizzata a zona dove la popolazione può stabilizzarsi, sviluppando un senso di appartenenza. 

Ma non è necessario andare oltreoceano per rintracciare altri esempi di riqualificazione intelligente. Basti pensare- ha sottolineato nel suo intervento Aldo Mazzocco, ceo di Beni Stabili Siiq spa e Presidente di Assoimmobiliare-  a due progetti attualmente in corso nella città di Milano: quello dell'area di Porta Nuova (foto in basso) e il progetto Symbiosis, che punta a ricucire il territorio urbano nell'area di Porta Romana, in adiacenza con il nuovo Museo della Fondazione Prada e con l'area dismessa dell'ex scalo ferroviario.


'Il rammendo ribalta il punto di vista della pianificazione che cala dall'alto', ha sintetizzato l'architetto Mario Cucinella. Se però a studiosi, progettisti, architetti spetta lo sviluppo di idee e di una conoscenza indispensabile per prendere decisioni operative e strategiche, ad altri spettano le policy. A questo proposito, la conclusione dei lavori è stata affidata al Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi, che ha ribadito 'è vero, la periferia è la grande sfida del futuro' ed ha delineato l'azione politico-istituzionale del Governo per creare il verificarsi delle condizioni necessari per intraprendere questo percorso.

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