850 milioni di investimento necessari per la messa a sistema delle misure precauzionali dopo la pandemia da Covid-19: è questa la stima elaborata per il 2020 da Scenari Immobiliari, esposta durante la web conference “FUTU.RE - Covid-19 e l'impatto sul mondo dei servizi immobiliari”. In Italia, l'industria dei servizi immobiliari ha assistito a una crescita del 21,3 per cento arrivando a circa 270mila aziende e un giro d'affari di quasi 43 miliardi di euro.
Mario Breglia, fondatore e Presidente di Scenari Immobiliari, ricorda come il Coronavirus abbia interrotto una fase di crescita del settore dei servizi immobiliari con conseguente ampliamento del bacino di utenti. Rilevanti saranno, infatti, i nuovi servizi che le aziende offriranno ai nuovi clienti, la gestione degli asset immobiliari e i finanziamenti che verranno erogati.
19% è il peso che l’industria immobiliare rappresenta nel PIL italiano; Francesca Zirnstein, Direttore generale di Scenari Immobiliari, illustra come il 12% della percentuale precedentemente citata sia da ricondurre alla sola industria dei servizi. Il mondo dei servizi crea fatturato rapportandosi con il mondo reale e con i suoi edifici, per questo motivo è stato fin da subito evidente il calo di introiti nei mesi di lockdown. Questo dipende anche dal fatto che la remunerazione non è legata alla qualità del servizio offerto, ma a semplici logiche dipendenti dal flusso di cassa, che si è ridotto, per esempio, a causa dell’assenza di turisti negli alberghi, famiglie nei centri commerciali e personale negli uffici.
Vantaggi e svantaggi dello smart working
Lo smart working è una delle inevitabili conseguenze di questo periodo di crisi. Nel corso dell’evento sono state esposte opinioni differenti a tal riguardo. Alessandro Pasquarelli, Chief Executive Officer del Gruppo YARD, ritiene che il lavoro da casa sia efficiente, ma a volte poco efficace, e che quindi sia necessario affiancarlo con incontri e relazioni legate al modo di lavorare pre-Covid.
Ovviamente rappresenta un vantaggio in quanto a spostamenti, perché limita i costi per l’azienda e non grava sui trasporti. Uno spunto di riflessione può essere l’impatto che questa tipologia di lavoro avrà sul salario finale del dipendente, dal momento che il lavoro agile riduce il costo di occupazione della postazione di lavoro. Anche per questo motivo in Svizzera è stata ventilata la possibilità che il datore di lavoro debba contribuire alle spese dell’affitto. Il gruppo Prelios Integra è arrivato preparato: i suoi dipendenti potevano sfruttare lo smart working già da un paio d’anni. L’amministratore delegato Nicolò Tarantino ha registrato un incremento di produttività dei dipendenti e la qualità del servizio offerto al cliente finale non risulta influenzata se la persona si trova a lavorare da remoto.
La casa al centro
“L’emergenza ci ha invitato a sperimentare e costretto a uscire dal ciclo nostro ciclo produttivo”, dichiara Ernesto Casara, Responsabile Asset Management SIDIEF. La casa è diventata il centro delle nostre vite; SIDIEF ha ragionato in termini di utente finale garantendo servizi ad hoc per l’abitazione come la “spesa a casa per l’inquilino” grazie alla collaborazione con una società di grande distribuzione. Una casa che, secondo David Vichi, Chief Executive Officer di Revalo, potrà allontanarsi dal centro delle città grazie alla garanzia dello smart working. BNP Paribas Real Estate ha posto al centro l’inquilino dei propri immobili, soprattutto nella ricerca e nel monitoraggio dell’impatto del Covid-19.
In molti casi la maggior parte del patrimonio immobiliare di un’azienda è rappresentato dal settore residenziale; settore che offrirà stimoli per sviluppare nuovi servizi legati anche dal gestione delle parti comuni e dei giardini nei condomini, zone fino a ora non molto considerate. Un altro quesito è se questo aver vissuto maggiormente la casa porterà a una revisione degli spazi per le famiglie e a una conseguente compravendita per superfici maggiori.
In relazione al settore alberghiero molte aziende hanno approfittato di questo periodo per apportare modifiche e valorizzazioni delle strutture previste in momenti futuri. I centri commerciali hanno reagito in modo positivo alla riapertura, grazie anche alla risposta affermativa delle famiglie che, per soddisfare bisogni non legati al settore alimentare creatisi nel corso del lockdown, sono state disposte a investire e aumentare, quindi, lo scontrino medio. Risultano ancora chiusi o in sofferenza i centri legati all'intrattenimento.
Nonostante i pensieri negativi iniziali, le prospettive future che si danno le aziende del mondo dei servizi non sono così negative. Filippo Maria Carbonari, Direttore generale di Coima SRL, spera che questa ripartenza possa essere l’occasione per una rigenerazione urbana delle città e ponga una maggiore attenzione su temi come la smart city, cambiando anche la progettazione e la gestione di tutta la filiera immobiliare.