L'analisi statistica del PMV
?Come noto agli addetti ai lavori, la valutazione delle prestazioni degli impianti viene fatta sulla base di un indice, il PMV, che tiene inoltre conto di tutte le combinazioni dei fattori ambientali interni, termici e personali, al fine di dterminare condizioni ambientali termiche accettabili per la maggioranza degli occupanti all'interno dello spazio confinato. ?Bjarne Olesen, presidente della commissione che ha elaborato l’ultima versione dello Standard ASHRAE 55, spiega che l'indice PMV è standardizzato dalla norma ISO 7730, che esiste dal 1982. La base della ricerca per stabilire i criteri di comfort per l'ambiente interno e l’indice PMV è stata realizzata sottoponendo a sperimentazioni in camera climatica più di 1.000 soggetti, di cui il 50% uomini e il 50% donne "In tutti gli esperimenti, durante i quali i soggetti svolgevano lo stesso lavoro sedentario e indossavano lo stesso tipo di abbigliamento, non si sono mai riscontrate differenze tra la temperatura preferita tra uomini e donne ".
Quanto c'entra l'abbigliamento?
?La conclusione del professore Olesen, è che è tutta una questione di abbigliamento: "La ragione per cui, in qualche settore di ricerca si determina che le donne preferiscono temperature in ambiente più alte rispetto agli uomini è attribuito al livello di abbigliamento. Le donne si adattano meglio con il loro abbigliamento alle condizioni estive rispetto agli uomini che indossano giacca e cravatta. Quindi se il termostato è impostato per soddisfare gli uomini, le donne si lamentano di avere troppo freddo. "?Già nel 2011 un articolo di d'Ambrosio Alfano e Vio su AiCARR Journal n.4 sottolineava l’importanza di una corretta valutazione dell’abbigliamento nella definizione delle condizioni e delle strategie di regolazione degli impianti, dimostrando che c’è un legame diretto tra abbigliamento, sensazione di comfort e risparmio energetico. Non a caso, sono sempre più diffuse, soprattutto negli edifici pubblici, iniziative volte ad imporre ai lavoratori l’utilizzo di certi accorgimenti nel vestirsi: si pensi all’obbligo a non indossare la cravatta nella stagione estiva in alcuni uffici in Giappone.
Secondo gli autori di AiCARR, il sistema edificio-impianto deve essere sempre correttamente progettato e nella progettazione dell’impianto bisogna considerare anche la possibilità di non usare i valori di resistenza termica statica dell’abbigliamento media stagionale previsti dalla normativa (Icl pari a 0,50 clo nella stagione estiva e 1,00 in quella invernale), ma quelli realistici in funzione della destinazione d’uso dell’edificio e/o degli ambienti e, eventualmente, anche la possibilità di informare gli utenti sulla necessità e l’importanza di vestirsi in maniera corretta. In questo senso, il corretto uso dell’abbigliamento costituisce un elemento di regolazione “fine” al quale non è pensabile delegare la realizzazione delle condizioni di comfort.
Tuttavia il lavoro dei ricercatori Olandesi mette a fuoco un tema centrale per il lavoro futuro sul comfort termico: utilizzare anche analisi biofisiche e vincoli fisiologici alle associazione statistica per affinare la domanda termica a gruppi omogenei di sottopopolazioni e degli individui.