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L’accesso ai fondi europei per i professionisti resta ancora un miraggio

Confprofessioni: non sembra sia bastato equiparare le libere professioni alle piccole imprese. L’Italia è lo stato europeo che ha avuto il maggiore finanziamento nella programmazione dei fondi strutturali 2020, ma presenta tra i più bassi tassi di utilizzo pari al 2,4%

giovedì 16 novembre 2017 - Redazione Build News

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I fondi europei per la programmazione 2014-2020 equivalgono a 1.000 miliardi di euro destinati a tutti gli Stati Membri. Di questi, circa 200 miliardi vengono gestiti dalla Commissione europea attraverso i programmi a gestione diretta (direct management) e 800 miliardi vengono destinati ai Fondi Strutturali (shared management). I fondi strutturali europei per l’Italia ammontano a 132 miliardi per l’intero periodo 2014-2020, che includono 44 miliardi provenienti dal bilancio EU e 88 miliardi dai fondi provenienti dal bilancio dello stato.

Sono i numeri presentati ieri al Congresso nazionale dei professionisti, promosso da Confprofessioni, nel corso della tavola rotonda «L'utilizzo dei fondi europei a metà settennato”, moderata da Andrea Dili, coordinatore dell'Assemblea dei presidenti delle delegazioni regionali di Confprofessioni.

L’Italia è lo stato europeo che ha avuto il maggiore finanziamento nella programmazione dei fondi strutturali 2020, ma presenta tra i più bassi tassi di utilizzo pari al 2,4%. Nel 2014, Parlamento, Commissione europea e Comitato economico e sociale europeo sono tornati a valorizzare le libere professioni considerate il settore economico che più di altri può contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati per il 2020 in termini di occupazione, competitività, sostenibilità.

Tuttavia, non sembra sia bastato equiparare le libere professioni alle piccole imprese perché l’accesso ai fondi per i professionisti resta ancora un miraggio. E non appare sufficiente nemmeno l’impegno delle regioni consapevoli del ruolo delle libere professioni per l’Europa 2020, dove sono stati previsti dei bandi specificatamente rivolti alle libere professioni. “Manca ancora – afferma Andrea Dili, coordinatore dei presidenti regionali di Confprofessioni – una visione d’insieme sulle opportunità rappresentate dalla valorizzazione degli investimenti negli studi professionali. In tal senso occorrono quanto prima interventi organici sul comparto dei servizi professionali, indirizzando i fondi verso programmi di innovazione, specializzazione e aggregazione professionale”.

Anche per tali ragioni Confprofessioni sta intervenendo con una ampia azione informativa attraverso il monitoraggio dei fondi gestiti direttamente dalla Commissione europea e dei fondi strutturali gestiti dalle Regioni e dai Ministeri per segnalare alle associazioni professionali le opportunità rappresentate dai fondi europei. Inoltre, Confprofessioni sta completando un programma formativo nelle regioni italiane per rafforzare le competenze interne delle delegazioni regionali in materia di fondi europei.

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